L'Ateneo di TermoliTERMOLI _  Esemplare l’atteggiamento dei ragazzi di Ingegneria di Termoli che, senza mai alzare la voce, stanno portando avanti con passione e determinazione la causa per mantenere in piedi il corso di laurea magistrale in Ingegneria Civile.

Non sono bastate le repliche del Magnifico Rettore, attraverso i giornali e la televisione, a convincere e placare gli studenti che continuano a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione della sospensione e conseguente chiusura del corso di laurea in Ingegneria Civile.

Gli strumenti sono semplici e moderni: la voce e l’informazione passa tramite i social network ed il sostegno viene raccolto tramite una petizione on-line. Basta dare un’occhiata alle firme raccolte per capire come il problema sia sentito, non solo dagli studenti: in meno di due settimane è stato già sfondato il muro delle 1000 firme, obiettivo che era stato fissato per il 13 maggio e, quindi, raggiunto con un anticipo di oltre un mese.

Siccome gli studenti non hanno ancora ricevuto risposte concrete, questo primo traguardo, dei mille e più firmatari, non farà rilassare i ragazzi di Ingegneria: la petizione on-line, lanciata per evitare la sospensione e la chiusura del corso di laurea magistrale in Ingegneria Civile, è ancora aperta e si può firmarla all’indirizzo https://www.derev.com/revolution/ingegneria-patrimonio-del-molise/. Intanto gli studenti ne approfittano per ringraziare coloro che hanno già sottoscritto il loro sostegno.

Gli Studenti di Ingegneria di Termoli

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4 Commenti

  1. x Studenti di Ingegneria di Termoli
    Capisco la protesta per la soppressione della facoltà di Ingegneria a Termoli ma non la giustifico se non supportata da motivazioni documentati da dati certi frutto di una serena valutazione degli stessi.Innanzitutto vanno valutate alcuni aspetti:
    – a Termoli quanti studenti sono iscritti? quanti frequentano? quanti si laureano in un anno?
    – quanto costa tenere in piedi l’Università a Termoli fra personale (docente, amministrativo ed altro) strutture (affitti pagati o, in caso di proprietà, mancati guadagni per utilizzo diretto e mancata cessione in affitto) spese di gestione (luce, acqua, riscaldamento, pulizie, manutenzione ordinaria, gestione uffici e attrezzature …..)?
    Che rapporto esiste fra i fruitori del servizio e le spese che si sostengono per gli stessi, vale a dire la spesa vale l’impresa?
    A mio avviso è finito il tempo in cui con i soldi dei contribuenti in ogni quartiere si costruisce un ospedale o un campo di calcio o altro che serve solo ed esclusivamente al politico di turno per farsi bello con l’elettorato.
    E’ giusto invocare il diritto allo studio ma vanno sostenute altre richieste quali ad esempio l’aumento delle borse di studio o l’istituzione di appositi sussidi per gli studenti fuori sede per sostenere spese di vitto e alloggio o altre agevolazioni da individuare e quantificare per rendere meno oneroso lo studio fuori di casa.
    Sia ben chiaro che qualsiasi beneficio per gli studenti universitari (che finisce con l’essere pagato con i soldi dei contribuenti) deve essere mirato vale a dire destinato solo a chi è in regola con gli esami.

  2. Orme della Regione.
    Non sbagliano gli studenti a difendere la loro sede e il diritto allo studio; purtroppo pagano gli errori commessi dal Rettore ed il senato accademico, che hanno proliferato i corsi di studi per garantire le cattedre ai docenti e le sedi periferiche distribuite sul territorio, era sufficiente solo la sede centrale di Campobasso e rafforzare solo alcuni corsi di laurea. In pratica il Rettore ha seguito le orme della Regione Molise, che ha aperto sedi periferiche in tanti centri del Molise, giustificando i portare i servizi sul territorio in pratica accogliendo le pressanti richieste dei dipendenti regionali che per non viaggiare supplicava il politico di turno e di zona per l’apertura delle sedi territoriali. Il risultato: aumento delle spese correnti (fitti, luce, gas, telefoni, vigilanza,….) svuotamento delle sedi centrali degli uffici regionali, e bassa produttività, personale che probabilmente si annoia durante l’orario di lavoro per il basso carico di che gli viene assegnato. A dimostrazione, basta soffermarsi ad una sede periferica, per constatare il numero di cittadini che entrano, mentre si nota solo un via vai di dipendenti. Il tempo delle vacche grasse è terminato, è giunto il momento di rivedere la spesa pubblica non produttiva e generare i dovuti tagli. Questo deve interessare tutto il comparto pubblico e in tutti gli enti, diversamente con la crisi che stiamo vivendo non può che aumenterare la sfiducia e la rabbia dei cittadini.