PoliziaPanteraCAMPOBASSO – Nei giorni scorsi, la Polizia di Stato di Campobasso ha eseguito una perquisizione delegata dal Sostituto Procuratore della Repubblica Nicola D’Angelo, a carico di un uomo di Frosinone, indagato per i reati di adescamento e detenzione di materiale pedopornografico. Lo stesso, che realizzava esibizioni pornografiche utilizzando ragazze minorenni, aveva indotto una sedicenne a farsi riprendere in chat con immagini dall’esplicito tenore hard, producendo, detenendo e diffondendo tali immagini. La perquisizione operata da personale della Squadra Mobile e del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Campobasso dava esito positivo e consentiva di trovare utili riscontri per l’impianto accusatorio. 

L’indagine traeva origine nello scorso mese di ottobre, quando una ragazza di 16 anni di questo Capoluogo, dopo aver avuto un rapporto sessuale consenziente con un maggiorenne, nel timore di essere rimasta incinta e per farsi somministrare la piccola anticoncezionale del giorno dopo, simulava di aver subito violenza sessuale ad opera di ignoti nei pressi di un giardino pubblico di Campobasso. Il presunto abuso era stata denunciato alla Squadra Mobile che, avviando immediatamente l’attività investigativa, appurava che la violenza sessuale – in realtà – non era mai accaduta.

Inoltre, dai primi accertamenti effettuati sul cellulare della minorenne, emergeva la responsabilità di un ragazzo della Provincia di Campobasso per i medesimi reati di cui in premessa, commessi attraverso social network. Oltre agli utili elementi d’indagine rinvenuti a seguito di una perquisizione domiciliare disposta a carico del predetto, successivi approfondimenti investigativi del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Campobasso consentivano di evidenziare che in alcune chat vi era stato un adescamento della minore da parte di un uomo di Frosinone, il quale, ben consapevole della minore età della ragazza, pubblicava e scambiava materiale pedopornografico.

Il particolare contesto nel quale si è sviluppata l’indagine e la sempre maggiore diffusione delle nuove tecnologie informatiche, ripropongono la necessità di fornire un’adeguata informazione sui rischi che un fenomeno come quello dell’adescamento online può produrre sui minori e che è oggetto di particolare attività di contrasto da parte della Polizia di Stato.
Il fenomeno è conosciuto come “grooming” (dal verbo “to groom“, curare), vale a dire la tecnica usata dai pedofili per entrare in contatto con i propri interlocutori. Attraverso dialoghi in chat, forum, via sms o tramite social network e giochi di ruolo, i potenziali abusanti costruiscono un legame di fiducia con il minore che viene indotto ad accettare più facilmente un incontro o a dare informazioni sulla propria vita personale: indirizzo di residenza, numero di telefono, luoghi frequentati. Talvolta, anche piccoli regali come le ricariche telefoniche sono mezzi utilizzati per avvicinarlo.
 

Questa tipologia di adescamento è molto insidiosa perché può durare anche mesi e, sebbene non implichi necessariamente un contatto fisico, induce il minorenne a considerare come normali atti sessuali tra adulti e bambini.

Per conoscere meglio il fenomeno dell’adescamento online, è bene sapere come i potenziali abusanti avvicinano un minore in rete. Nella maggior parte dei casi, l’adulto individua la sua vittima tra i profili corrispondenti alla fascia di età “preferita” e inizia una conversazione su argomenti banali e tipici della vita di un bambino o di un ragazzo: la scuola, gli amici, gli hobby. Come trucco, spesso l’adescatore mente sulla propria età anagrafica, salvo poi rivelarla quando la relazione si approfondisce. Le richieste di confidenze sessuali arrivano talvolta subito e, spesso, sono precedute da dichiarazioni di trasporto sentimentale. Il passo successivo è la richiesta di immagini osé, cui può seguire quella di un incontro reale.

L’adescamento online è un fenomeno in forte espansione che coinvolge sempre più spesso ragazzi e ragazze al di sotto dei 18 anni. Negli ultimi anni e specialmente a seguito del boom dei social network, le vittime degli abusi online appartengono a fasce d’età sempre più basse, tra i 10 e i 12 anni. Gli adescatori seguono i profili dei giovanissimi sul web e ne studiano gusti e punti deboli con l’obiettivo di attrarli nella propria rete.

Nel nostro Paese, l’azione di lotta alla pedofilia online è condotta quotidianamente dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, specialmente attraverso l’attività del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia sulla rete Internet

 

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