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Michele Petraroia
CAMPOBASSO _ Le parole offensive pronunciate dal Vescovo Emerito di Isernia, Mons. Andrea Gemma, meritano una pubblica presa di distanza da parte della Chiesa con scuse formali indirizzate alle persone affette da sindrome di down. Per chi conosce le esternazioni antistoriche di un prelato oscurantista che giunse ad esprimersi a favore del Sillabo di Pio IX ci si trova di fronte alla conferma di posizioni premoderne totalmente in contrasto con le società democratiche. Ma ciò non deve far passare sotto silenzio affermazioni insultanti per tanti cittadini innanzi ai quali bisogna togliersi il cappello.

In una fase dominata dalle paure, le istituzioni debbono rimarcare con atti, provvedimenti e politiche, il valore della democrazia, delle pari opportunità, della dignità umana e della parità di diritti tra tutti i cittadini della Repubblica. A tal proposito il silenzio della socità civile molisana sulla grave violazione di legge della Regione Molise in tema di garanzie per le categorie protette iscritte nelle liste del collocamento obbligatorio.

Si tratta di persone che hanno patologie invalidanti al 46% o che hanno avuto infortuni sul lavoro con percentuali d’invalidità permanenti superiori al 33%. Ebbene per tali soggetti la legge prevede la possibilità di iscriversi in liste speciali presso il collocamento pubblico ed il diritto per i primi in graduatoria di essere inviati al lavoro senza concorso nella pubblica amministrazione per i profili professionali fino al IV° livello. Nel recente bando dell’Agenzia di Protezione Civile del Molise sono state previste 19 assunzioni riservate alle categorie protette ma aggiungendo un vincolo non previsto dalla normativa.

E’ stata istituita una commissione valutatrice che selezionerà i meritevoli. Un fatto di gravità inaudita che è caduto a terra come se fosse acqua fresca. E nonostante le denunce, le impugnative e le diffide, ad oggi è stato trascurato da tutti confermando una scarsa sensibilità verso i temi della parità dei diritti e del rispetto della dignità delle persone. Di fronte a simili vuoti culturali sorge il dubbio che la cancrena del degrado democratico è più profonda di quanto si pensi e non sempre c’è un vissuto collettivo più avanzato della rappresentanza politica, sociale e istituzionale. In tale frangenti torna in mente l’esito del primo referendum dell’umanità dove il popolo salvò un ladro e mandò in croce un innocente.

Michele Petraroia

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