CAMPOBASSO _ Il molise è una terra strana, a volte capita che bianco sia anche nero. E così capita che sia possibile essere contemporaneamente un coordinatore della mozione Bersani e presentarsi come il riferimento dell’area di Dario Franceschini. Ora senza nulla togliere alla validità della brillante analisi di Dario Franceschini e alla coesione che deve esserci nel partito, capirete bene che l’importanza di un congresso sta prprio nella discussione tematica sul futuro del partito e sui temi cruciali per il progresso del paese, e ciò è possibile solo se c’è chiarezza. Poi finita la fase congressuale arriva il tempo della coesione e della ricerca dell’unità.
I sostenitori di Danilo Leva, candidato alla segreteria regionale, collegato alla mozione Bersani, hanno presentato nei congressi dei circoli del partito una lista collegata a Bersani ed una collegata a Franceschini (lo dimostra il fatto che Franceschini abbia riportato un risultato ben maggiore di quello di Domenico Di Lisa, l’unico candidato collegato alla sua mozione). E’ nelle cronache di questi giorni, che Leva stia partecipando anche agli appuntamenti dei sostenitori di Franceschini e ieri l’ha dichiarato lui stesso. Ogni iscritto del PD si riconosce a grandi linee in tutte le tre mozioni, ma poi opera una scelta su temi di contrasto tra le mozioni e di conseguenza vota nella riunione del suo circolo e alle primarie. Come può orientarsi un iscritto o un simpatizzante se uno dei principali esponenti della mozione Bersani fa la campagna elettorale contemporaneamente per due mozioni ?

Come può decollare il dibattito sulle motivazioni della mancata nascita del partito se non c’è confronto tra le parti ? Si capisce che questa confusione è figlia del fatto che lì si è voluto costruire una coalizione molto eterogenea, che unisse tutti gli uomini più in vista, nata per mantenere uno status quo nella gestione del partito e della politica del centro sinistra. La credibilità e la chiarezza che dobbiamo avere agli occhi degli elettori la si costruisce con la limpidezza e con un dibattito franco; poi ovviamente finita la fase del confronto deve iniziare la fase della sintesi e dell’unità di intenti per raggiungere un ideale migliore di società. Saltare la fase del dibattito significa commettere gli stessi errori che sono stati commessi negli ultimi due anni, significa rifare un partito in cui si ha paura di confrontarsi, ma si finisce per non fare poco o niente. Chiediamo agli elettori di avere le idee chiare il 25 ottobre e di scegliere quale dovrà essere il PD del futuro. Scegliamo di scegliere!

Comitato Giovani per Petraroia e Bersani
Giuseppe Macoretta

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