CAMPOBASSO _ Bene ha fatto il Capo del Governo a convocare d’urgenza le segreterie nazionali di CGIL-CISL-UIL per avviare un confronto sulle modifiche da apportare alla Manovra Economica. L’Italia non si salva se non si costituisce un ampio blocco sociale che assuma responsabilmente la gravità della crisi finanziaria e contribuisce fattivamente ad evitare la bancarotta nazionale. Il fallimento dell’Argentina e la drammatica vicenda della Grecia ci ricordano che in caso di fallimento dello Stato sono i ceti popolari a sopportarne le conseguenze sociali più devastanti. Se si esce dall’euro e si ritorna alla lira in balia della speculazione internazionale crollerà il potere d’acquisto di salari e pensioni, salirà vertiginosamente l’inflazione e si determinerà un impoverimento generalizzato con cancellazione delle protezioni sociali più significative.

E’ dovere di tutte le forze politiche e sindacali impegnarsi per salvare l’Italia da una simile deriva nella consapevolezza che le tre direttrici indicate dal Presidente Monti, Rigore, Equità e Crescita, siano concretamente rispettate. La manovra predisposta dal Governo ha bisogno di essere corretta in direzione di una maggiore equità e con stimoli alla crescita e allo sviluppo, specie delle aree meridionali, che siano più marcati. Non ci si può limitare a colpire solo il mondo del lavoro dipendente ed i pensionati con aumenti della benzina, blocco delle indicizzazioni delle pensioni, ICI sulla prima casa e aumento dell’età pensionabile.

Vanno garantiti i lavoratori che in virtù di accordi sindacali hanno accettato la mobilità lunga e improvvisamente si troverebbero scoperti per più annualità senza pensione e senza impiego, così come và attenuato lo scalone previdenziale, innalzato ad almeno 1.400 euro mensile il limite di salvaguardia del potere d’acquisto e aumentata la franchigia dell’ICI sulla prima casa con esenzione totale per le fasce povere o al di sotto di un certo reddito. In queste ore difficili il Governo Monti deve dare un segno forte sul contenimento dei costi della politica, dei burocrati di Stato che ricoprono più incarichi e percepiscono vari emolumenti, e dei dirigenti delle società pubbliche come il Presidente della Finmeccanica che incassa un incentivo immorale dopo le vicissitudini indecorose di quell’azienda pubblica. Aumentare i prelievi sui grandi patrimoni e sulle ricchezze finanziarie è un obbligo di giustizia sociale se non si vuol far implodere l’Italia tra inni alla secessione nordista e motivate proteste popolari.

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