TERMOLI – Nonostante la legge anticorruzione adottata nel novembre 2012, sulla quale personalmente espressi varie critiche, tenendo conto anche degli sforzi profusi dall’Italia per combattere il fenomeno, la nostra condizione rimane molto preoccupante, secondo la Commissione Europea, che oggi ha pubblicato il suo “Rapporto sulla corruzione in Europa” ricordando che il suo valore in Italia è stato stimato in oltre 60 miliardi all’anno, pari a circa il 4% del Pil.
Noi più volte abbiamo detto (anche presso l’OLAF dove siamo stati) che per combattere la corruzione, l’Italia doveva risolvere con la massima urgenza una serie di criticità tra cui prima fra tutte una riforma in materia di prescrizione dei delitti contro la pubblica amministrazione. Non è un caso che questo sia uno dei forti e pressanti suggerimenti contenuti nella relazione europea. Più che un suggerimento sembra sia un ultimatum.
Il rapporto anticorruzione della Commissione europea è una vera radiografia per capire dove si annida un fenomeno abominevole che sottrae all’Unione europea qualcosa come 120 miliardi di euro all’anno. Viene pubblicato per la prima volta un documento in cui si mette nero su bianco qual’è la situazione esistente in ciascuno dei ventotto Paesi membri, analizzando lucidamente le azioni necessarie a prevenire e contrastare la corruzione, ed evidenziando le molteplici zone d’ombra e criticità. Lo studio è stato presentato dalla Commissaria europea per gli Affari Interni, Cecilia Malmstrom, e contiene una sezione in cui sono riassunti i principali fenomeni di corruzione nell’Ue e le principali tendenze di illegalità. Una sezione specifica è dedicata al settore degli appalti pubblici, sulla percezione della corruzione tra cittadini europei e imprese.
La gravità del fenomeno lascia senza fiato laddove si legge che la corruzione erode la fiducia nella democrazia e drena risorse all’economia legale colpendo i più deboli. Secondo la Commissaria per gli Affari Interni, la corruzione è insita più nei Governi nazionali che delle istituzioni europee, perché l’OLAF (Agenzia antifrode europea), ha poche risorse e si limita ad indagare sulle frodi che danneggiano il bilancio dell’Unione Europea, raccordandosi poi con i corpi nazionali di polizia fiscale e finanziaria.
Cecilia Malmström ha rilevato come in alcuni Stati dell’Unione – tra cui in primo piano l’Italia – la massima vulnerabilità si annidi nelle procedure burocratiche riguardanti gli appalti pubblici, nel sistema di finanziamento dei partiti, nelle strutture amministrative locali, nel sistema sanitario, ambiti in cui l’Italia può vantare un non invidiabile primato. Le falle più grosse per l’Italia si individuano nella carenza di trasparenza, nella lungaggine del processo penale, nelle prescrizioni molto brevi, nella mancata riforma del falso in bilancio, nella mancata risoluzione del conflitto di interessi, nella mancata riforma del voto di scambio e in tante altre piccole riforme ritenute vitali per sconfiggere la corruzione. Se si vuole ripartire e lasciare alle spalle la crisi ritengo che queste suggerite dall’Europa siano riforme improrogabili che andranno fatte al più presto con fatti concreti e non solo con chiacchiere!
(Vincenzo Musacchio – Presidente Commissione Regionale Anticorruzione del Molise)