Giuseppe Caterina
CAMPOBASSO _ Il Governo centrale si appresta ad approvare i maggiori decreti attuativi del federalismo fiscale che andranno a ridisegnare le competenze degli enti territoriali, tra cui le Regioni, in materia di entrate e spese pubbliche. Questa impostazione, portata avanti da Bossi e Tremonti, oltre alle vicende di mala politica, rappresenta il principale motivo della grave scollatura del centrodestra nazionale e la causa che, molto probabilmente, spingerà Fini, dopo Casini, a prendere le distanze dalla coalizione guidata da Berlusconi. Il Federalismo fiscale, su cui il governo nazionale, di fatto, non dà spiegazioni chiare ed eloquenti in merito alle modalità con cui verrà messo in atto, non è ben visto da molti. Non lo vogliono neppure i governatori delle Regioni del sud appartenenti allo schieramento di centrodestra che si stanno addirittura organizzando in un Partito del Sud per contrastare la volontà del governo nazionale.

Alcuni studi, elaborati da Mariano D’Antonio, economista della Terza Università di Roma e assessore uscente al bilancio della Regione Campania, hanno evidenziato l’enorme divario su entrate e spese per abitante del settore pubblico allargato (SPA), settore che comprende le amministrazioni pubbliche centrali, regionali e locali nonché le imprese pubbliche nazionali e locali. Le Regioni del sud, a tutt’oggi, ricevono flussi totali di spesa pubblica procapite inferiori alla media nazionale e, dunque, di gran lunga inferiori alla spesa pubblica ricevuta dai territori italiani economicamente più ricchi. Se è vero che il federalismo fiscale introduce elementi virtuosi nella gestione delle risorse pubbliche obbligando gli amministratori degli Enti pubblici del Mezzogiorno al rispetto di standard di spesa, è pur vero che è d’obbligo un’attenta sorveglianza politica sui meccanismi di perequazione da porre in atto con i decreti attuativi del federalismo fiscale.

Due, infatti, sono i grandi rischi del nuovo assetto federale: da una parte l’impoverimento delle prestazioni offerte alla popolazione meridionale, dall’altra il carico di oneri insostenibili di nuovi tributi fiscali sulle spalle dei cittadini meno ricchi. Detto questo, il nostro Governatore Iorio è parte integrante della formazione di centrodestra. Oggi apprendiamo che, evidentemente, non condivide l’impostazione nazionale. A questo punto, l’Italia dei Valori chiede al Presidente della Regione Molise, come mai abbia finora supportato la linea del governo Berlusconi. E ancora, pur sapendo che il deficit sarebbe gravato sui cittadini, come mai ha condotto la Sanità a questi livelli? In Molise, la Sanità si inserisce in un contesto altrettanto grave di mancata riforma degli enti sub-regionali (Comunità montane, nucleo industriale ecc…) che versano in condizioni critiche. Il tutto, unito alla crisi industriale ed economica che la regione sta attraversando, ci restituisce un preoccupante quadro in cui l’autonomia regionale va sempre più deteriorandosi. Per tutto questo, la responsabilità del governo Iorio è sotto gli occhi di tutti!

IdV Molise

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