HappyFamilyCAMPOMARINO – Un migrante di origine somala, compagno di stanza nel centro di accoglienza di Campomarino di un connazionale arrestato dalla Digos nel marzo 2016 per istigazione al terrorismo, è stato espulso dal territorio nazionale con rimpatrio in Somalia. Un suo amico, di origine tunisina, protagonista di minacce telefoniche a un ex mediatore culturale del punto di accoglienza campomarinese, è stato rimpatriato con volo charter nel suo centro di origine in Tunisia.

I provvedimenti scaturiscono da dettagliate indagini della Digos di Termoli a carico dei due stranieri.
Il somalo, richiedente asilo, M.M.A. di 29 anni, era entrato in Italia a maggio del 2015 venendo poi trasferito a Campomarino. Era il compagno di stanza all’interno del centro di accoglienza del somalo di 24 anni finito in cella a marzo 2016 e condannato a 2 anni e 6 mesi per istigazione al terrorismo dal Tribunale di Campobasso, sentenza confermata in appello e resa definitiva per inammissibilità del ricorso in Cassazione.

M.M.A è stato indagato nell’ambito dello stesso procedimento penale poiché durante le attività investigative della Digos, svolte con metodologie tradizionali, ha evidenziato un forte legame con l’arrestato, dimostrando di condividerne ideologia e intenti.

A conclusione degli accertamenti, tuttavia, non vi erano sufficienti elementi per una richiesta di rinvio a giudizio da parte dell’Autorità giudiziaria. La Polizia, comunque, ha segnalato la pericolosità del giovane alla Prefettura che, a giugno 2017, disponeva la revoca delle misure di accoglienza, con successivo ordine del Questore di Campobasso di accompagnamento presso il Centro di permanenza e rimpatrio di Restinco (BR).

All’interno della struttura di accoglienza pugliese, il somalo è finito all’attenzione della Digos per le minacce sporte, con la complicità del tunisino: T.A. di 32 anni che ha effettuato materialmente le telefonate minatorie, all’ex operatore del punto di accoglienza di Campomarino. I motivi che hanno portato lo straniero a commettere il reato sono da ricondursi al risentimento verso l’ex mediatore culturale, ritenuto responsabile del trasferimento nel centro di rimpatrio pugliese.

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