Lo striscione di alcuni giovani presenti al concerto dell'Irit Dekel QuintetTERMOLI – L’estate termolese finalmente ha avvio. Il programma prevede un concertino jazz presso la scalinata del folklore. Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che dalla trafelata presentazione degli artisti, da parte dell’addetto stampa del sindaco, si rivela subito l’appartenenza israeliana dell’Irit Dekel Quintet.

Quest’amministrazione comunale -forse in buona fede!- si è mostrata di un tempismo inaudito e quanto mai inopportuno. C’erano tra il pubblico di appassionati, invero non troppo numeroso, diverse persone che attendevano un cenno di solidarietà e di attenzione da parte degli artisti per la terra di Gaza, martoriata da bombardamenti e da stragi d’inermi palestinesi.

A dirla tutta, una delegazione di giovani (del PRC, del collettivo i Mazzemarille, della RAP Molise) aveva già preso contatto con gli artisti per organizzare una breve iniziativa di sensibilizzazione sulla scottante e drammatica questione palestinese. A loro dire, sembra che gli artisti si fossero mostrati abbastanza disponibili. Tuttavia, questo poi non è accaduto ed hanno pensato a suonare come niente fosse. Neppure i rappresentanti dell’amministrazione, edotti della situazione in corso, hanno pensato di intervenire in merito per spendere due parole.

Allora il gruppo di giovani ha pensato bene di innalzare, davanti agli artisti e al pubblico presente, un grande striscione che declamava “STOP BOMBE SU GAZA!” con tanto di bandiere palestinese e Kefije. All’imbarazzo degli artisti è invece corrisposta una condivisione dell’iniziativa da parte di molti dei presenti. Diverse persone, turisti e autoctoni, si sono pure avvicinate ai giovani dimostranti con lo striscione esprimendo apprezzamenti per l’iniziativa. Solidali e presenti en passant anche alcuni consiglieri comunali di maggioranza, oltre a Paolo Marinucci dell’opposizione.

A chi si è inutilmente preoccupato dei “poveri” artisti turbati dall’iniziativa pro Palestina, possiamo dire che questi hanno potuto tranquillamente concludere la loro performance, senza problemi di sorta. L’interesse prioritario dei manifestanti era di sensibilizzare la gente sull’aggressione manu militari da parte di Israele, di cui nessuno parla e che sta costando le vite di molti civili palestinesi, prevalentemente bambini. In altre piazze più calde un atteggiamento così elusivo e ignavo forse non sarebbe stato così ben tollerato, ma speriamo per la prossima volta che questi musicisti possano reagire con più sensibilità a iniziative di questo tipo.

Qualcuno degli organizzatori, visibilmente preoccupato, si affannava a convincere i dimostranti a desistere dall’iniziativa, a suo dire, troppo partigiana e nel frattempo gli urlava che la musica “va oltre gli steccati”. Ma come può la musica andare oltre gli uomini: la musica vive e racconta della vita degli uomini e del loro mondo, la musica deve essere verità tra le menzogne, altrimenti, è solo arido esercizio di stile senza anima: più o meno la differenza che passa tra il suonare solo per se stessi e il suonare per gli altri.

Certamente, resterà, però fisso nella memoria di molti dei presenti lo sguardo infastidito e maligno del fisarmonicista di fronte alla bandiera palestinese agitatagli da un paio di dimostranti sotto il palco a concerto concluso. Forse in tanti tra il pubblico attendevano, vanamente, un cenno di condivisione che invece non c’è stato. Il concerto finisce, ringraziano e subito si dileguano alle spalle del palco.

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