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TERMOLI – Dover apprendere con 82 (ottantadue!) giorni di ritardo la bocciatura degli ultimi quesiti referendari da parte della Commissione referendaria comunale è cosa talmente incredibile e senza precedenti da far nascere nella mente una sola immagine: quella delle statue abbattute a colpi di piccone al cadere di una dittatura. Con la differenza che nel nostro caso a venir demolita non è l’immagine di personaggi politici, ma l’icona stessa della democrazia, e della fine della dittatura non si vede ahimè traccia.
Credevamo di averli sperimentati tutti, i ripetuti assalti inferti alla vita democratica della nostra città in questi due anni e mezzo;ma quest’ultimo atto lascia davvero senza parole.
Ricostruiamo brevemente l’iter della Commissione Referendaria per far sì che i cittadini sappiano cosa è accaduto:
il 13 ottobre 2017 la Commissione Referendaria composta dal Dott.Vito Tenore (Segretario Comunale, Presidente), Avv. Giovanni Casolino, Avv. Lisetta Di Nucci, Avv. Antonio Liberatore e Avv. Paolo Zaccardi convoca il Comitato rappresentato dal Coordinatore Prof. Gervasio Barone e dal Portavoce Dott. Luigi Vitulli, per chiedere di “indicare e precisare quali sono le parti della delibera di Giunta Comunale 291/2015 di cui si chiede la revoca nei tre quesiti referendari”, cioè di sottolineare con l’evidenziatore in quali parti della delibera sono presenti i tre quesiti. A questa meditata e perniciosa richiesta di chiarimenti ci riserviamo di inviare risposta scritta;
il 26 ottobre 2017 il Comitato protocolla la risposta;
il 21 novembre 2017 la Commissione convoca per la seconda volta il Comitato per “riferire in merito alle precisazioni richieste”. Il Comitato fa presente che ha già protocollato la risposta scritta e quindi chiede di discutere su questa. La Commissione, inspiegabilmente, dichiara di non aver ancora ricevuto dall’ufficio di protocollo la risposta scritta.“Il Coordinatore Barone consegna a mani dei componenti la Commissione una copia della memoria” e la Commissione “acquisita e visionata solo in data odierna la memoria suddetta, decide di riservarsi la valutazione della stessa e di aggiornare la seduta”.
Il 17 gennaio 2018 la Commissione Referendaria convoca per la terza volta il Comitato e in questa seduta conclusiva, non tenendo in alcuna considerazione i concetti e i principi giuridici espressi nella memoria, insiste ancora sulla poca chiarezza dei tre quesiti. Per la storia futura degli eventi, riportiamo che la discussione tra le parti è avvenuta solo tra il Segretario Comunale e i rappresentanti del Comitato, gli avvocati componenti la Commissione hanno fatto scena muta. A questo punto, vista la chiusura della Commissione chiediamo di mettere a verbale che come Comitato siamo disponibili a collaborare per trovare la “forma scritta” che soddisfi la richiesta della Commissione ed anche a unificare i tre requisiti in uno solo. Invece, nel Verbale n. 5 conclusivo della Commissione trasmessoci dal Sindaco Sbrocca, non troviamo traccia della nostra richiesta, e i nostri quesiti vengono bocciati in modo arbitrario e strumentale con la seguente motivazione “i quesiti sono manifestamente generici vaghi, equivoci e fuorvianti in quanto tendono a richiedere una revoca di parti della deliberazione G.C. n. 291, che in essa non si rivengono”.
Questo inqualificabile modo di procedere evidenzia almeno due macroscopici vizi procedurali: 1) Il segretario Comunale ha trasgredito i termini dell’art 19 comma 5 del Regolamento della partecipazione dei Cittadini, non comunicando immediatamente (cioè lo stesso giorno 17/01/2018) il risultato al Sindaco, bensì dopo 82 giorni (protocollo interno n° 17832 del 9/04/2018); 2) non è stata inoltre inviata ai Capi Gruppo copia del verbale della riunione.
Il verbale presenta altre gravi lacune: non riporta il nome del secondo uditore del Comitato presenti alla prima parte della riunione. Non riporta inoltre la specificazione chiarissima dei tre quesiti allegata alla memoria da noi depositata per superare gli eventuali problemi di comprensibilità da parte dei cittadini.
Il verbale redatto dai membri della Commissione, e tenuto accuratamente nascosto fino a pochi giorni fa, risulta complessivamente fuorviante, privo di fondate motivazioni procedurali e amministrative, contrario alla giurisprudenza esistente in tema di regolamenti comunali per la partecipazione attiva della cittadinanza, e non rispettoso dei parametri dell’art. 10, comma 2, del Regolamento Comunale che identifica come inammissibili quesiti che riguardino larevisione dello Statuto, tributi e bilancio, espropriazioni per pubblica utilità, designazioni e nomine, atti inerenti la tutela di minoranze etniche o religiose.
Inoltre non ha ottemperato ai dettami dell’Articolo 19 comma 3 che recita 3 “La Commissione, ai fini dell’ammissibilità, può chiedere al Comitato promotore la riformulazione del quesito referendario e/o concordare gli eventuali adeguamenti e modifiche ritenute necessarie acquisendo, nel contempo, anche tramite audizione diretta,tutte le informazioni ed i chiarimenti dal Comitato stesso”.
La Commissione, dequalificando la capacità intellettuale e morale dei componenti del Comitato, si limita a ripetere che i quesiti sono confusi, contraddittori e poco omogenei, senza dare alcuna motivazione e senza riportarne il testo, che invece proponiamo più in basso ai cittadini perché siano loro a giudicare.
Cittadini, rendiamoci conto che questi Avvocati e il Segretario Comunale nonché Presidente della Commissione, nonostante siano già state presentate diffide e segnalazioni alla Prefettura, e sia stato denunciato in varie e ripetute occasioni pubbliche il loro mancato pronunciamento, hanno tenuto nascosta alla città intera e a buona parte del Consiglio Comunale, l’avvenuta bocciatura dei quesiti al solo scopo di allungare i tempi per concludere indisturbati l’iter di approvazione del “Grande Scempio” (realizzazione tunnel, distruzione del costone di Sant’Antonio, ricorso alla finanza di progetto) che avverrà giovedì 19 aprile 2018 con l’adozione in Consiglio Comunale della Variante al PRG con il procedimento accelerato ai sensi dell’art. 19 del DPR 327/2001 che di fatto baipassa i cittadini e il Consiglio Regionale.
Nella memoria presentata dal Comitato Referendario ad ottobre 2018 venivano evidenziati in modo inequivocabile i requisiti richiesti a norma di legge per l’accettabilità dei quesiti referendari proposti ai cittadini per consentire agli elettori la partecipazione e la libera espressione attraverso il voto quando, come da noi, esista un conflitto tra la volontà di un’Amministrazione e quella degli amministrati. Tali requisiti si riassumono in tre termini: chiarezza, univocità ed omogeneità.
I TRE QUESITI DEL REFERENDUM CITTADINO
1. “ Volete voi che l’Amministrazione Comunale di Termoli revochi la Delibera di Giunta Comunale e n° 291 del 05/11/2015, nella parte che prevede la realizzazione del Progetto per la Mobilità Sostenibile Urbana comprendente il tunnel (collegamento sotterraneo tra il porto e il lungomare Cristoforo Colombo)?
2. “ Volete voi che l’Amministrazione Comunale di Termoli revochi la Delibera di Giunta Comunale n° 291 del 05/11/2015, nella parte che prevede il cambiamento di destinazione d’uso del costone di piazza Sant’Antonio, attualmente indicato come verde pubblico e sottoposto a vincolo paesaggistico?
3. “ Volete voi che l’Amministrazione Comunale di Termoli revochi la Delibera di Giunta Comunale n° 291 del 05/11/2015, nella parte che introduce il ricorso alla finanza privata di progetto, strumento esterno alla programmazione urbanistica pubblica, in una zona di grande rilevanza storica sottoposta a rigidi vincoli di destinazione d’uso?
Come si può facilmente evincere da una lettura oggettiva, i tre quesiti rispettano queste caratteristiche, e nel testo depositato dal Comitato li si riporta per esteso, in modo da fugare qualsiasi ambiguità: il riferimento ai punti cardine del Grande Scempio, (realizzazione tunnel, distruzione del costone di Sant’Antonio, ricorso alla finanza di progetto) è tale da essere accessibile anche ad un bambino, così come evidente è il richiamo alla delibera di giunta che prevede questi punti.
Noi non possiamo e non intendiamo tacere davanti a questa ennesima mistificazione, a questo ulteriore affronto all’intelligenza e al diritto di partecipazione dei cittadini: denunciamo la vergognosa volontà di occultare decisioni che avrebbero dovuto essere subito rese note, la paura ossessiva di affrontare il voto popolare, la concezione distorta del governo di una città, identificato in un esercizio arrogante di padronanza, il rifiuto di considerare la popolazione come un insieme di esseri autonomi e dotati di capacità decisionali.
In attesa di decidere quali vie scegliere per cercare ancora di impedire la distruzione della memoria storica e paesaggistica della città, ricordiamo che essa, se realizzata, avrà volti e nomi precisi: le responsabilità non sono mai state meno ambigue, e la posta in gioco non è mai stata così alta e di tale valore affettivo e immateriale.
È bene allora tenerle chiare nella mente e nella memoria. Specie in questi giorni in cui si deciderà il destino politico della nostra Regione.
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