Daniela Decaro, ex candidata Sindaca con Termoli libera, dopo i risultati delle ultime amministrative, racconta una fiaba, “con un testo frutto della sua immaginazione e con ogni riferimento a cose e persone puramente casuale”, che ci invita a riflettere sui paradossi della società…
TERMOLI – L’ex candidata Sindaca con la lista civica “Termoli Libera”, Daniela Decaro, ha recentemente pubblicato una fiaba sul suo canale social che, pur essendo frutto della propria immaginazione, sembra offrire una riflessione sui paradossi e le contraddizioni della società attuale.
«C’era una volta, nel mondo delle fiabe, un paesino che si chiamava “in un paesino come il nostro”. Gli abitanti erano minuscoli esseri verdi con occhi grandi e orecchie lunghe. Un di’ gli abitanti si riunirono per eleggere il loro capo. Vinse piccolo elfo che fece un gran discorso con gnomi illustri al suo seguito. Anche l’altro candidato fece un discorso che lasciò tutti in silenzio.
Cominciò così: “In un paese come il nostro dove il dipendente privato che vota deve sottostare ai diktat del proprio datore di lavoro se non vuole ritorsioni ( “Ti sei candidato? Rischi il licenziamento e ora per causa tua ne devo farne candidare due dalla parte opposta”, oppure:”devi votare tizio, capito?”; oppure: “devi sottoscrivere questa lista”…);
in un paese in cui la gente ti dice sei brava in tutto, ti voglio votare ma non posso espormi perché il mio capo sicuramente mi vesserà in futuro;
in un paese in cui chi condivide le tue azioni ti dice:“non posso metterti il like sui social altrimenti se ne accorgono”;
in un paese in cui non ti possono dare il voto perché l’hanno gia promesso alla suocera, al cugino al fratello, all’amico dell’amico senza neanche sapere che cosa votano e per chi si candidano (come fosse una gara e non contassero gli ideali);
in un paese in cui coprono i tuoi manifesti elettorali andando contro ad una delibera di Giunta e sei tu a dover giustificare il tuo diritto e a farlo valere mentre chi era preposto a farlo è stato silente; in un paese in cui chi condivide il tuo progetto ti dice non ti posso votare perché tizio mi ha detto che mi fa lavorare;
in un paese come il nostro dove chi ti giura e spergiura sostegno, dopo una settimana si schiera con un’altra forza politica;
in un paese come il nostro dove chi si lamenta per lo stato in cui versa la città, vota le stesse persone che la città l’hanno ridotta in quelle condizioni;
in un paese come il nostro dove chi ti dice vai avanti che ti porto di casa in casa, poi si candida con chi ha portato avanti progetti contestati da quella stessa persona che ti ha voltato le spalle;
in un paese come il nostro pieno di falsi perbenisti blasonati e farisei pronti a sindacare il tuo operato ma non il loro;
in un paese come il nostro dove a chi si impegna per il bene comune viene buttata addosso merda e a chi lo regala al privato lo si inneggia;
in un paese come il nostro dove nel seggio elettorale si fuma, si indica chi votare, gli scrutatori si mettono al computer alle spalle della forza pubblica, si intima ai rappresentanti di lista di uscire dal seggio contro ogni legge, non si dice di lasciare il cellulare fuori dalla cabina, nessuno interviene per mettere ordine;
in un paese come il nostro dove chi fa i propri comodi senza rispettare gli altri viene definito bravo perché è furbo e a chi rispetta le regole viene ritenuto stolto… ebbene, da questo paese non puoi rimanere deluso, puoi solo prendere le distanze.
In un paese dove i giovani si lamentano perché non hanno un futuro e poi sostengono chi quel futuro glielo ha rubato, sarebbe necessaria una macchina del tempo che faccia rivivere il passato anche recente e faccia vedere il futuro. Un paese ingrato in cui si è pronti a giudicare, a puntare il dito e a sputare veleno per il puro gusto di ferire ma mai a mettersi in gioco e capire l’altro, quel paese merita ciò che ha e deve fare silenzio.
Di pavidi e di ignavi è pieno il mondo e se quanto di essi narra Dante fosse vero sarebbe poca cosa. Fortunatamente il paese è fatto anche di tanta brava gente.
C’è chi dice che la politica è come lo sport e che bisogna accettare la sconfitta congratulandosi con l’avversario. Ho già risposto che la politica non è lo sport. La politica cambia la vita a tutti noi perché ogni scelta incide sul nostro benessere. Siamo responsabili tutti delle scelte che facciamo e prima o poi ci verrà presentato il conto. A chi ci credeva ma non si è impegnato abbastanza, colga da questa esperienza un significato profondo
Non basta crederci occorre lottare. Mi spezzo ma non mi piego. Un motto che ho fatto mio e che nella vita dopo tante vicissitudini mi ha dato la forza di rialzarmi e dire:” Eccomi, da dove si inizia”? A tutti coloro che con coraggio hanno sostenuto questo progetto dico di non arrendersi perché loro sono i veri vincitori contro l’inerzia e la cupidigia di un popolo dalla memoria corta che ha troppo presto dimenticato il grido di sofferenza di chi schiavo e oppresso non aveva altra strada che la rivoluzione”.
Gli abitanti di “in un paesino come il nostro” dopo un attimo di silenzio risero a squarciagola e poi in un battibaleno si dileguarono. La strega Marilù aveva tolto loro la memoria. Fu così che vissero infelici e scontenti ma senza che se ne rendessero conto».
Fiaba scritta e pubblicata da Daniela Decaro sul suo canale social, dove scrive infine: “Il testo è frutto della propria immaginazione. Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale”.