…sacrificati al posto dei delfini!

TrabuccoTreCasutteTERMOLI – Ancora una volta la “storia è maestra” della nostra vita!
Nel 9 d. C. nella Foresta di Teutoburgo, tra l’esercito romano guidato da Publio Quintilio Varo e una coalizione di tribù germaniche comandate da Arminio, capo dei Cherusci, si svolse una tremenda battaglia. Lo scontro, durato circa due anni con attacchi improvvisi e a più riprese, si risolse in una delle più gravi disfatte subite da Roma: tre intere legioni furono annientate e oltre trentamila romani persero la vita! Mentre il suo generale Quintilio Varo si suicidava per l’onta subìta, Cesare Augusto da Roma tuonava:
“Varo, ridammi le mie legioni!”.
Questa lunga premessa storica serve per spiegare – come meglio si comprenderà in seguito – la grave perdita che abbiamo dovuto subire per aver trascurato di fare una attenta manutenzione dei nostri “trabucchi”, crollati dopo una lotta impari contro un nemico invisibile: l’incuria!

 
Come quei soldati eravamo convinti di potercela fare, senza proteggerli e lasciandoli al loro destino.
Come quei soldati abbiamo subito l’onta di vederli…“morire” senza poter fare nulla per salvarli.

Ma qual è stata la nostra colpa, se di colpa si tratta?

Dopo un lungo e interessante dialogo con uno dei “marinai” più attenti e perspicaci del paese – che qualche anno fa ha realizzato la bellissima Marina di S. Pietro – siamo giunti alla conclusione che quello posto sotto il muraglione, chiamato “I tre casutte”, costruito intorno all’anno 2000, era condannato a cedere per i seguenti motivi:

– la sua posizione, sottoposta direttamente alla violenza del greco levante, non poteva reggere il contrasto: l’acqua, spinta anche dalla violenza del vento, dopo aver superato l’altezza del pianale dov’erano state posizionate le tre cabine, se l’è portate via;
– l’onda d’urto, esercitata a più riprese, ha investito le strutture, mentre la rete da pesca faceva da vela per il forte vento;
difettando di manutenzione da lungo tempo, tutte le bullonature si erano allentate. Cosicché, anche le due antenne cedevano insieme a parte del pontile;
– sostenuto da pali di ferro e di legno, questi, a poco a poco, sollecitati dalla corrente, perdevano il supporto della sabbia che man mano veniva a mancare. (Gli stessi scogli – quando il mare vi batte con una certa violenza – si abbassano e tutto ciò che vi è attaccato subisce dei movimenti irregolari, dei veri e propri “strappi”);
– la mancanza al largo di scogliere – come già esposto nella recente pubblicazione “Intervista-dialogo sul porto di Termoli – non ha impedito che la violenza del mare si abbattesse contro gli scogli;
– la passerella si sarebbe dovuta fare di tipo “tibetano”, cioè, “libera”, sollevata sul mare, legata al trabucco e a terra: sarebbe stata così interessata solo dai movimenti dei due punti di attracco suddetti e non dai pali d’appoggio e dall’abbassamento degli scogli;

– infine, il crollo del costruendo trabucco a ridosso del molo nord ha scaricato tutti i suoi detriti lignei sull’altro che non ha retto all’urto.

E allora, che c’entrano i delfini?

TreCasutteMeterePoesia

Essi sono solo un pretesto per porre in evidenza che se ci fossimo costituiti come “Città dei Trabucchi”, avremmo potuto chiedere alla Regione Molise – come ha fatto l’Abruzzo – delle sovvenzioni per attuare una sana e…”robusta” manutenzione!

E’ tutto qui il problema!

Il sottoscritto, da tempo ha intrapreso iniziative e ha…“tuonato” a favore di queste “macchine da pesca” – che hanno dato lavoro e sfamato migliaia di famiglie – e contro la denominazione di “Costa dei Delfini”.
Ma senza successo!

Pertanto, ancora una vota, invita i cittadini amanti del proprio paese, di adoperarsi affinché possano riavere al più presto questi “segni storici” delle nostre tradizioni.

Quindi, mi si consenta il paragone: come i trentamila soldati romani morti si schiererebbero volentieri contro Varo, così gli animi di trentamila termolesi “residenti e non”, colpiti in uno dei simboli a loro più cari, gridano…

RIDATECI I NOSTRI TRABUCCHI!

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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.