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Video intervista.

Il sindaco di Termoli Antonio Di Brino
Il sindaco di Termoli Antonio Di Brino
TERMOLI – Una centrale di trasformazione di oli vegetali in biodiesel da realizzare nel Nucleo industriale “Valle Biferno” di Termoli, il progetto di punta della Bio.Com, la società che annoverava tra i soci il Presidente della Regione Paolo Di Laura Frattura. Ma dopo tante vicissitudini burocratiche patite dalla ditta durate mesi e due ricorsi alla giustizia amministrativa, a sorpresa e senza una spiegazione plausibile, la stessa Biocom rinuncia a costruire l’impianto. Sarebbe stato il primo impianto in Italia del genere.

L’unico attualmente esistente e funzionante è in Brasile. Il progetto, però, sin da subito incontrò non pochi ostacoli. Non piacque al sindaco notaio Vincenzo Greco che sollevò immediatamente problemi tecnici e continuò a non piacere all’attuale primo cittadino, Antonio Di Brino che, sin dal suo insediamento, a primavera inoltrata nel 2010, si scontrò con il primo problema Bio.Com. “Il Comune di Termoli era contrario alla realizzazione della centrale nel nucleo industriale della città. Sarebbe stata l’unica in Italia di quel tipo – ha detto Di Brino che non fa mistero di aver nutrito forti dubbi al primo impatto con il piano dei lavori -. Ne esiste solo una in Brasile, per cui non c’era possibilità di poter fare alcun tipo di valutazione sullo stabilimento e questo era un altro dei motivi che ci preoccupava non poco. Noi abbiamo seguito sin dall’inizio una linea molto chiara rispetto all’insediamento di nuove industrie inquinanti visto che abbiamo un’area, quella industriale, già compromessa da un punto di vista ambientale”.

Di Brino ripercorre le tappe del progetto della centrale, stroncato sul nascere. La Bio.Com, però, non si diede per vinta e ricorse alla magistratura amministrativa.L’amministrazione precedente alla nostra aveva espresso un diniego – ha detto ancora Di Brino -. Era legato ad un fatto tecnico. La società ricorse al Tar per questo ed i giudici accolsero parzialmente il ricorso, sostenendo che il Pai non era applicabile ma era necessario che l’Autorità di Bacino valutasse i possibili problemi ed inserisse delle prescrizioni per il rilascio del permesso a costruire alla Bio.Com. Su queste basi, all’indomani del nostro insediamento, la società venne da noi per verificare la nostra posizione sempre dubbiosa la ma ditta voleva andare avanti. A questo punto convocammo una conferenza di servizi con tutti gli enti competenti ma la società presentò un progetto diverso da quello originario e l’Arpam chiese del tempo per valutarlo ed eventualmente validarlo”.

A questo punto arrivò la svolta nella vicenda.La Bio.Com presentò ricorso al Consiglio di Stato che decise di nominare un commissario ad acta per il rilascio dell’autorizzazione al posto del Comune di Termoli che non aveva intenzione di farlo. Cosa che avvenne – ha ricordato il primo cittadino -. Il permesso a costruire fu rilasciato da un professionista molisano”. Due mesi dopo, però, il colpo di scena. “Arrivò una nota della BioCom con cui si comunicava di voler rinunciare a realizzare la centrale”. Di Brino tirò un sospiro di sollievo perchè il primo grosso problema trovato in Comune problema si risolse da solo senza compromettere nè il territorio locale nè l’ambiente del Basso Molise. Il tutto senza ingaggiare grosse battaglie ecologiche contro la biomasse.

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