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Intervista “fantastica” del sindaco di Termoli all’architetto genovese.

Il porto di TermoliTERMOLI – Il  colloquio è, naturalmente, immaginario e si svolge tra il sindaco-avvocato e il più famoso architetto italiano di fama internazionale; il cui percorso  artistico  si pregia di  riconoscimenti che vanno dal “Royal Gold Medal” per l’architettura al RIBA nel 1989, al “Praemium Imperiale” a Tokyo nel 1995, al “Pritzker Architecture Prize” nel 1998 e alla AIA Gold Medal dell’American Institute of Architect nel 2008.

I due interlocutori sono seduti a uno dei tavolini del Bar “Sottovento”, al porto di Termoli. Renzo Piano sta sorseggiando una birra ghiacciata. Sbrocca ha ordinato un caffè freddo. Fa molto caldo. Sbrocca è in giacca e cravatta. L’architetto in completo jeans.

Comincia a parlare per  prima l’avvocato.

“Caro architetto, sono stato eletto sindaco da poco e confesso che sono in serie difficoltà nel governo di questa città.  In poco più di quarant’anni ha più che triplicato i suoi abitanti e coniuga un vasto territorio interno con una lingua di mare di appena cinque, sei chilometri di litorale con spiagge, il porto e porticcioli che abbisognano di essere meglio qualificati rispetto alle loro vere potenzialità. Un paese dove le periferie sono completamente avulse dal vecchio centro storico e non partecipano affatto alle sue iniziative”.

Così dicendo, tira fuori dalla borsa una planimetria del paese. Piano ascolta con molta attenzione.

“Ecco, vede il grave problema? Il mio compito come primo cittadino è principalmente di carattere urbanistico. A parte la riqualificazione delle periferie, tutto il tessuto urbano è completamente congestionato”.

“Vedo…vedo…”. dice l’ architetto. E prende le planimetrie esaminandole molto attentamente. Ogni tanto chiede qualcosa, qualche delucidazione. Il sindaco continua.

“Io mi sono preso l’impegno di effettuare una serie di opere che possano sbloccare questa situazione urbanistica che ultimamente si sta incancrenendo. Per esempio, per quanto riguarda il progetto della “Termoli Futura” proposta dal mio predecessore e già in fase di attuazione, io vorrei intervenire in modo più radicale per risolvere in modo definitivo il problema del traffico”.

“Mi dica, sono tutto orecchie!”.

“Ecco! Innanzitutto, vorrei riprendere un vecchio progetto mai iniziato che prevedeva di operare un traforo che colleghi lo scalo marittimo con il lungomare. E più esattamente. Dal porto, attraversando sotto il vecchio borgo, si fuoriesce al lato nord lungo la via del mare per pervenire velocemente all’imbocco delle autostrade. Un vero e proprio tunnel munito anche di parcheggi che custodiscano le auto senza invadere il centro”.

Servendosi delle planimetrie, gli indica il tracciato del tunnel.

“Ma perché vuole fare quest’intervento”, chiede Piano”.

“L’intervento  permetterebbe di liberare dal traffico le tre aree più belle di Termoli che affacciano sul mare, Il Pozzo Dolce, Piazza S. Antonio e Piazza Monte Castello, che costituiscono un belvedere sulle  nostre spiagge”.

Così dicendo indica all’interlocutore i tre spazi urbani interessati all’intervento. L’architetto ascolta sempre molto attentamente le proposte del sindaco.

“Per ciò che riguarda la pedonalizzazione del Corso Nazionale” e delle sue traverse, che costituiscono un vero e proprio Centro Commerciale Naturale, avevamo pensato di creare un parcheggio nella zona della Stazione che potesse eliminare il traffico delle auto. Definitivamente!”.

Così dicendo, mostra il progetto in dettaglio della “Termoli Futura” e lo spiega all’architetto che lo esamina con molto interesse.

“ L’ultimo problema, come le accennavo all’inizio, sono le periferie ”. La riqualificazione delle aree periferiche attraverso la creazione di spazi comuni di sosta e di aggregazione a servizio di tutto il quartiere, collegato, naturalmente, con il resto della città. Questo deve essere il nostro principale obbiettivo del quale, i cittadini del quartiere, dovranno essere i principali protagonisti sia per la progettazione che per la sua realizzazione.

Ecco, io ho terminato la mia esposizione. Ora attendo da lei delle risposte, ovvero se lei vorrà aiutarci a sciogliere questi nodi”.

Renzo Piano guarda e riguarda  la documentazione presentata. Poi, dopo una lunga pausa di riflessione, risponde per punti ai quesiti dell’ansioso sindaco.

“I problemi che lei mi ha sottoposto sono interessanti, delicati e non di facile realizzazione, nemmeno da un architetto come me che alcuni li ha già affrontati. Le dico subito che io non ho la bacchetta magica per risolverli. Questo colloquio deve servire solo per un pourparler tra due persone, due tecnici, che sono di fronte a problemi delicati, ai quali si vorrebbe dare una soluzione…”.

E poi aggiunge un po’ perplesso:

“…Ammesso che ci sia!  Ma procediamo con ordine. Comincerei dall’ultimo quesito che mi ha presentato, quello delle “periferie”.  Come lei certamente saprà io sono senatore. Una carica che lo Stato Italiano mi ha offerto nell’ultima legislatura. Ho messo a disposizione il mio stipendio a favore di sei giovani architetti che ruoteranno ogni anno e che si occuperanno di “come rendere migliori le nostre periferie”, che per me costituiscono la “città del futuro”. E’ qui che si trova l’energia della città. Spesso alla parola periferia si associa la parola “degrado”.  Sono queste, viceversa, la vera scommessa del futuro delle nostre città”. Potreste ripetere quest’esperienza dando ai giovani la possibilità d’intervenire, di fare delle proposte operative dopo aver fatto compiere loro un attento studio sul “Tema” specifico.

Sbrocca ascolta con molto interesse. Renzo Piano continua.

“Il nostro è un paese di talenti straordinari. Siamo tutti nani in un paese di giganti! Il gigante è la nostra cultura umanistica, la nostra capacità d’inventare. Bisogna, però,  che le periferie non si debbano allargare a macchia d’olio ma bisogna “ricucirle e fertilizzarle” con delle strutture pubbliche. Bisogna, cioè, costruire sul costruito e non fare nuove case ma ristrutturare le vecchie e gli spazi urbani ad esse connessi. Se si devono costruire edifici pubblici, sale da concerto, teatri, musei, università, queste vanno realizzate in periferia.  Inoltre, si dovrebbero creare dei lavori nuovi che vedono la “ristrutturazione delle scuole a rischio”, dei cornicioni delle gallerie che crollano. Operare, insomma, un “rammendo” vero e proprio di edifici. Si darebbe lavoro a molte imprese” oltre che a molti tecnici che in questo momento storico ne sono senza…”.

(…e Sbrocca pensava, forse,  a quel Municipio costruito nel centro del paese demolendo  La vecchia Villa Comunale…sic!). L’architetto procedeva con dovizia di particolari ed esempi di opere in urbanistica da lui stesso eseguite.

“Caro sindaco, io sono abituato a dire sempre la verità, cioè, quello che penso realmente,  di fronte ad una persona onesta come lei che mi chiede consigli per operare bene nell’amministrazione pubblica. Mi ha parlato di una “serie di parcheggi” che dovrebbero snellire il traffico cittadino in quanto allo stato attuale è congestionato. Io invece le dico che “dobbiamo smettere di fare parcheggi”. Penso invece che, viceversa, la Città Futura debba liberarsi dai giganteschi silos e dai tunnel per le auto e puntare sul trasporto pubblico. Lei pensa che nelle città dove ho operato io abbia costruito dei parcheggi? Le dico di no! Londra, Parigi, New York, Tokyo sono dotate di una rete di metropolitane, di autobus di linea  e di molti, moltissimi taxi che svolgono il loro lavoro in superficie.

Sbrocca, a questo punto …sbrocca proprio con un’osservazione intrisa di perplessità e di preoccupazione.

“Ma tutto questo contraddice, in parte, quello che è stato il programma proposto. Cosa diranno gli elettori se io mi debba allontanare dalle promesse fatte?

“ Capisco le sue perplessità. Io, da buon genovese, le dico due cose: ha pensato quanto denaro pubblico ci vorrà per compiere tutte le opere che lei vuole eseguire? E quanto tempo! E poi, ne vale la pena? Lei certamente non ne vedrà la fine e i suoi cittadini, di fronte ad un contenimento della spesa pubblica, la ringrazieranno perché risparmieranno di pagare tasse a non finire per alcune generazioni.  La “ristrutturazione”, viceversa può essere eseguita semplicemente anche da un architetto “condotto”, come i  medici di una volta. Una persona che opera insieme allo stesso proprietario di casa. Un intervento  che si traduce in cultura, arte e occupazione per tutti”.

“Ma come si realizza una cosa del genere”. Chiede perplesso  e incuriosito il sindaco.

“Le faccio un esempio da me vissuto in prima persona. Nel 1979 a Otranto abbiamo fatto un esperimento di questo tipo su una serie di “edifici malandati” che sono stati ristrutturati, come si fa con i …malati cronici. Il progetto è stato patrocinato dall’Unesco. Un consultorio formato da “architetti condotti” potrebbe essere l’idea per una cura non a base di ruspe e picconi ma lavori eseguiti col… bisturi. Pertanto, nel suo incarico comunale, si circondi di giovani, che sono ancora puri, privi di compromessi; di persone che hanno viaggiato tanto, che sanno le lingue e conoscono la cultura degli altri paesi. Solo quando avrà risolto questi problemi potrà pensare a tunnel e  parcheggi distribuiti qua e là nella città. Il discorso, comunque e ancora troppo lungo e potremmo, forse, riprenderlo. Per il momento, la saluto e le faccio tanti auguri per il delicato incarico che dovrà svolgere”.

E, accortosi che il suo interlocutore era rimasto un po’ perplesso e smarrito, conclude.

“Caro Sindaco, sarò sempre a sua disposizione quando vorrà una mia consulenza…Questa di oggi è gratuita. E’ un omaggio alla sua bella Termoli, a questo bel paese, come il mio, bagnato dal mare, che merita certamente uno sviluppo adeguato alle sue effettive capacità e alla sua seppur breve storia”.

Sono trascorse circa tre ore dall’inizio del colloquio. I due si salutano cordialmente con un’energica stretta di mano. Un taxi si avvicina lentamente per portare l’architetto all’aeroporto di Ciampino dove l’attende un aereo che lo porterà a Tokyo dove ha progettato un aeroporto nella baia.