TERMOLI – Era luglio del 1990 ed ero alle prese con il mio grande amore (il diritto penale), quando lessi in una locandina a Termoli che sarebbe venuto a Trivento Paolo Borsellino per parlare di mafia e politica. Non potevo mancare così mi avviai da solo con una 127 nera nella canicola di luglio per arrivare puntuale a Trivento. L’incontro era all’aperto e lui era già arrivato ed era seduto al tavolo con accanto il suo pacchetto di MS e con la sigaretta accesa in bocca. Pochi i giovani presenti, cosa che lui evidenziò, e poi subito cominciò a parlare di legalità e di rapporti tra mafia e politica. La sua cadenza era lenta ma efficace e piena di spunti di riflessione.
Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto.
Chiuse il suo intervento, bersagliato da tante domande, con la frase oggi divenuta famosa: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”. Fu una giornata memorabile che ancora oggi resta stampata nella mia mente e che mi guida e mi induce a riflettere ogni giorno.














