MazzaCastelloTermoli
«’A mazzë dù Castillë»
TERMOLI – I dialetti che in alcune aree tendono a essere abbandonati per un italiano asettico e per molti aspetti poco espressivo, in altre vengono recuperati e valorizzati. In alcuni casi, addirittura, lungi da una riabilitazione come “lingue locali”, tendono a diventare un elemento di distinzione sociale; in non pochi casi il dialetto tende a essere a prevalente appannaggio delle classi più colte. Gli studi sul terreno sono resi sempre più difficili dalla progressiva mancanza di testimoni diretti di parlate ormai desuete, soprattutto se specializzate poiché, per dire, il lessico dialettale di un contadino è certamente diverso da quello di un muratore.

I racconti dei vecchi (che meno di altri hanno subito gli irreversibili condizionamenti della lingua italiana) diventano indispensabili non solo per testimoniare una ricchezza lessicale che si sta perdendo ma anche per testimoniare la pronuncia che molti ormai non conoscono e non capiscono. Nella storia linguistica italiana i dialetti hanno un ruolo importante perché hanno rappresentato -e in alcune aree rappresentano ancora oggi- la lingua “parlata”, la lingua con la quale descrivere con il massimo della espressività oggetti e situazioni ed esprimere con altrettanta efficacia sensazioni e sentimenti.

Quello che maggiormente caratterizza il dialetto e lo distingue dalla lingua nazionale è l’uso quasi esclusivamente orale. Le eccezioni di dialetti scritti è riferibile per lo più ad aree che hanno avuto nel tempo importanti poeti che hanno scritto i loro testi e, comunque, aree nelle quali la pronuncia non è caratterizzata da suoni che non esistono nella lingua ufficiale. A determinare le distinzioni tra lingua e dialetto intervengono i cosiddetti fattori sociolinguistici. Uno di questi è la “diamesia” condizionato dal solo canale orale di diffusione.

Il dialetto può diventare un canale privilegiato di accesso a un grande patrimonio di informazioni al quale, però, è indispensabile accedere con urgenza perché a forte rischio di perdita. Già nel 1839 il Cherubini nel Vocabolario milanese-italiano aveva osservato come “poche meraviglie, cred’io, sono superiori a quella dell’infinita varietà delle parlature umane”.

La scala locale non è limitativa; è invece il luogo privilegiato per una modalità di ricerca e ricostruzione che appartiene al sapere storico (basti pensare all’importanza delle microstorie) e il terreno di impegno per la sua tutela e valorizzazione. L’insegnamento delle storie locali si trova a essere parte integrante del processo di formazione della cultura dei giovani ai quali viene assegnato l’impegno per il futuro.

Ben vengano allora tutte le iniziative legate all’uso dei dialetti (all’uso corrente del dialetto ancora prima che per scrivere poesie) per limitare i rischi che gli idiomi dialettali subiscano sempre più una forte regressione e perdano le specificità lessicali, fonetiche, morfologiche e sintattiche. Il fenomeno è evidente nelle grandi città ma non risparmia i centri più piccoli grazie anche a una scolarizzazione che non riconosce il valore delle “lingue” locali.

MazzaCastelloDAndrea MazzaCastelloDAndreaOriginale

A Termoli ci sono, sia pure in maniera non ancora sistematica, sintomi pregevoli di un interesse a salvaguardare alcuni elementi della cultura locale e una maggiore attenzione anche verso il dialetto. Tutte iniziative meritevole della massima attenzione. Certo, bisogna evitare i rischi del campanilismo che è pericoloso quanto il voler ignorare completamente il valore della “cultura locale” e superare le piccole prese di posizione personali. Un aspetto di preoccupazione è costituito, tra l’altro, dalla improvvisazione di molti quando scrivono in dialetto ma anche quando credono di tradurre in dialetto parole italiane alle quali viene semplicemente eliminata la vocale finale. I padri fondatori della letteratura in dialetto termolese (si possono chiamare così Gennaro Perrotta e Raffaello D’Andrea?) si sono arrangiati, inventando lettere con accenti e simboli vari che però non sempre vengono accettati dai nuovi poeti che propongono, a loro volta, nuove e personali maniere di trascrizione. 

Uno dei limiti che tali operazioni presentano è che il dialetto può essere letto e pronunciato soltanto da chi quel dialetto lo conosce, e bene. È una forte limitazione per gli stessi abitanti della città.

Ma allora, perché non decidersi a ricorrere a un sistema di trascrizione come quello che assegna ad ogni fono una corrispondente forma grafica? L’alfabeto più usato è il cosiddetto Alfabeto Fonetico Internazionale indicato con la sigla francese API (Association Phonètique International), o con quella inglese IPA (International Phonetic Association), dal nome dell’organismo scientifico che lo ha proposto alla fine del secolo scorso.

Nei sistemi alfabetici delle lingue non sempre c’è regolare corrispondenza tra foni e lettere e uno stesso fono è rappresentato con diverse grafie; ad una stessa grafia corrispondono diversi suoni. I linguisti ricorrono a sistemi di trascrizione dei foni, basati su un principio di corrispondenza regolare tra foni e segni grafici, indipendenti dalle ortografie delle singole lingue. Nel caso del dialetto, lingua prevalentemente orale, la scrittura dei suoni e dell’effettiva pronuncia diventa indispensabile per la salvaguardia di un patrimonio linguistico e culturale, altrimenti in estinzione. La scrittura in fonetica IPA è l’unica capace di riprodurre per iscritto la forma fonica di una parola e leggibile in ogni tempo e in ogni luogo. L’uso della trascrizione fonetica IPA, dunque, rende scientifico il testo, così da poter rendere accessibile graficamente al più ampio pubblico possibile e in ogni momento l’effettiva pronuncia dei suoni di ogni lingua.

Per fare un esempio: proponiamo una delle poesie più conosciute di Raffaello D’Andrea così come l’autore l’ha scritta e nella trascrizione con i codici IPA. La “traduzione” di A mazze du’ castille è opera di Elèna Varanese, una brava glottologa molisana con la quale siamo impegnati in una ricerca sul lessico tecnico dialettale dei muratori molisani i cui risultati saranno pubblicati entro breve tempo.

Luigi Marino

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