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TERMOLI _ Nella nuovissima Costituzione della Bolivia di Morales (promulgata nel dicembre 2007 ed approvata con referendum popolare nel gennaio 2009, esempio concreto e particolarmente “virtuoso” di “costituzionalismo sperimentale”) si dichiara solennemente che “il diritto umano all’acqua è fondamentale e irrinunciabile, imprescrittibile ed essenziale per la vita”. Si proibisce pertanto qualsiasi forma di privatizzazione e la gestione dell’acqua è esclusivamente pubblica o comunitaria. “L’acqua costituisce un diritto fondamentalissimo per la vita, che appartiene alla sovranità del popolo” e spetta allo stato promuoverne l’utilizzo, l’accesso, la conservazione, il recupero e la gestione integrale dell’ “ecosistema vivo acqua”. Non solo quindi una presa di posizione netta e senza ambiguità a favore del diritto dell’acqua ma molto di più, coerentemente ed organicamente rispetto ad una visione d’insieme tra individuo, comunità, cultura, natura, viventi, diritti e responsabilità che sfocia in un modello di sviluppo in grado di sostentare e promuovere una economia sociale e solidale.

E’ la filosofia del “buen vivir” su cui si fonda un nuovo paradigma di civiltà che sembra essere oggi tra i principi fondanti dei progetti e delle costituzioni della Bolivia e dell’Ecuador e non solo. Del resto come non ricordare la “guerra dell’acqua” dell’aprile 2000 conclusasi con la vittoria dei movimenti nella città di Cochabamba in Bolivia che ha avuto l’enorme merito di ispirare pure in tutto il mondo le lotte per la difesa dell’acqua, costante oggetto di mercificazione da parte del WTO e delle multinazionali del settore? In Italia invece abbiamo Antonio Di Pietro, ex giudice che da tempo si è dato alla politica, e che in un paese e in un parlamento modesto, mediocre e impotente come il nostro dove i dirigenti della cosiddetta opposizione confondono continuamente vittorie per sconfitte, passa pure per un “rivoluzionario”, lider maximo (assieme ad un paio di ex comici) dell’antiberlusconismo. Bene, il nostro indomito Tonino ha presentato con l’Italia dei Valori dei propri quesiti referendari sul’acqua in Cassazione.

Peccato che da tempo esiste un Forum italiano dei movimenti per l’acqua (www.acquabenecomune.org) e che ha depositato lo scorso 31 marzo i quesiti referendari contro la privatizzazione. L’IdV, nonostante gli incontri in precedenza avvenuti con la coalizione che promuove i tre referendum e pur condividendo i contenuti dei quesiti, promuove autonomamente un proprio referendum sull’acqua, ponendo così la propria iniziativa in aperta competizione con quella comunemente condivisa. Di fatto si dà l’avvio a due distinte campagne referendarie che provocheranno confusione tra i cittadini e frammentazioni, mettendo a repentaglio lo stesso raggiungimento del quorum necessario. Un fatto drammaticamente’ surreale, adesso avremo due campagne referendarie contro la privatizzazione dell’acqua: una delle associazioni che da sempre si battono in difesa dell’oro blu e che ha consegnato i requisiti in Cassazione lo scorso 31 marzo, ed ora, una dell’Idv. Un vero capolavoro la scelta Di Pietro, che è riuscito a rompere il fronte unitario, depotenziando così lo strumento referendario.

Se non si raggiungerà il quorum, bisogna sapere già da ora con chi prendercela. Quella di Di Pietro è una forma di cannibalismo dell’ambientalismo e dei movimenti che si stanno battendo per l’acqua pubblica. E’ ormai chiaro che la decisione dell’Idv di presentare da sola i referendum ha solo un carattere di mera e semplice strumentalizzazione politica per crearsi solo un consenso nell’immediato senza preoccuparsi minimamente di vincere la battaglia referendaria. A parte improvvise illuminazioni non c’è da sorprendersi: l’IDV fa parte di un Parlamento dove una maggioranza trasversale larga come poche altre difende il “misto for profit garantito” (dall’acqua all’energia e alle grandi opere),cioè il miglior “brodo di coltura” dell’affarismo partitocratico ed autoritario. Insomma in Bolivia Morales, in Italia Di Pietro. Ad ogni paese il suo “rivoluzionario” e i suoi modelli “virtuosi”. Tanto si sa, per vestirsi da ecologisti dalle nostre parti basta realizzare un paio di fontanelle “pubbliche” e farsi vedere di tanto in tanto in bicicletta….

Italo Di Sabato