Il Cardinale Martino con Don Antonio
LARINO _ E’ stato lungo e molto applaudito l’intervento del Cardinale Martino nell’incontro curato da Il Melograno svoltosi ieri pomeriggio a Larino, nella parrocchia Beata Vergine Maria. Davanti ad una folta platea il Cardinale ha trattato i tempi più “caldi” per la Chiesa.

Questo il suo intervento:  “Ama il prossimo tuo come te stesso ci dice il Signore. Se ascoltiamo e pratichiamo questo precetto, possiamo ben dire che L’altro siamo noi e perciò escluderemo ogni tipo di intolleranza e saremo aperti alla tolleranza e disposti alla inclusione. In tre righe ho sintetizzato il tema che mi è stato proposto per la conversazione di questa sera. In questa prospettiva, Don Antonio Mastantuono mi dice che siete interessati a discutere sul rapporto da costruire nell’incontro con religioni e culture diverse che si affacciano nel nostro Occidente a motivo dei notevoli flussi migratori, che interessano ormai anche l’Italia e questa parte dell’Italia che è la vostra regione, il Molise. Desidero, pertanto, parlarvi della questione delle migrazioni, che può suscitare in molti preoccupazioni, pregiudizi e rigetto.

Il Papa Benedetto XVI ce ne ha parlato nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si è celebrata il 16 Gennaio scorso, ed al quale ha dato come titolo La Famiglia Migrante. Ma, prima di parlare specificamente del fenomeno migratorio, desidero accennare a quanto Benedetto XVI ha detto nell’Enciclica Caritas in Veritate sulle implicazioni del nostro essere una famiglia, che può portare anzi deve portare ad una interazione tra i popoli del pianeta che conduca all’integrazione nel segno della solidarietà, piuttosto che alla marginalizzazione. Per arrivare a ciò, siamo obbligati ad assumere un nuovo modo di pensare che deve essere centrato sulla relazionalità come categoria per leggere la condizione umana e le vie da percorrere per un autentico sviluppo integrale della persona e dell’umanità.

Afferma l’Enciclica “Un simile pensiero obbliga ad un approfondimento critico e valoriale della categoria di relazione (n. 53). Il Papa vede nella carità “la via maestra della dottrina sociale della Chiesa”, perché “essa dà vera sostanza alla relazione personale con Dio e con il prossimo; è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici” (n. 2). Sin dall’inizio, appare chiaro che la chiave di volta dell’enciclica viene collocata nella qualità delle relazioni, micro e macro, passando per le relazioni meso (quelle proprie delle formazioni sociali intermedie di società civile, di cui si parla diffusamente in altri capitoli dell’enciclica). Di qui, poi, le conseguenze operative: le relazioni, in cui la carità si concretizza come dono e fraternità, possono e debbono diventare, da realtà marginali ed emarginate nella società moderna, principi che hanno un posto di primo piano nelle cose più pratiche, per esempio nel modo di organizzare e gestire le imprese economiche, un’associazione di consumatori, un sindacato, una rete di servizi sociali, lo Stato sociale, le relazioni tra i popoli, l’accoglienza ai migranti e così via.

Si deve giungere fino all’articolazione della società, improntata ad una governance di tipo societario e plurale, che realizza il bene comune attraverso una combinazione di solidarietà e di sussidiarietà fra tutte le parti. Ciò vale dall’organizzazione di una famiglia fino alle relazioni internazionali. Dopo aver accennato alla Carità – amore, fondamento su cui devono basarsi tutti i rapporti umani, ritengo ora necessario ricordare che il diritto alla libertà di movimento di ogni persona è sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948. e sottoscritta da quasi tutti gli Stati del mondo. Ne abbiamo celebrato in Vaticano il 60° anniversario, il 10 Dicembre 2008, con una solenne commemorazione ed un concerto alla presenza del Santo Padre Benedetto XVI .

L’articolo 13, al paragrafo 1, afferma ”Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato” ed il paragrafo 2 recita: “Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese” Ed il paragrafo 1 dell’articolo 14 sancisce che “Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni”. Nel suo Messaggio per la Giornata del Migrante e del rifugiato, Messaggio ricco di umanità e di spiritualità, il Papa invita la Chiesa a riflettere sul crescente fenomeno migratorio ed a volgere la preghiera al Signore, perché i cuori si aprano all’accoglienza, operando una scelta che sappia unire giustizia e carità. Il fondamento di questa opzione è dato dalla verità che Dio è Padre e ci chiama ad essere figli amati del suo Figlio prediletto, per cui siamo tutti fratelli in Cristo. Occorre riscoprire come l’umanità sia famiglia di Dio, in una modalità di accoglienza scambievole. Non è la prima volta che Benedetto tratta delle migrazioni.

Ho già citato l’Enciclica Caritas in veritate, e vorrei ora rileggervi un brano della stessa enciclica che si riferisce specificamente alle migrazioni: ”Trattando dello sviluppo umano integrale, un aspetto meritevole di attenzione è il fenomeno delle migrazioni. E’ fenomeno che impressiona per la quantità di persone coinvolte, per le problematiche sociali,economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale. Possiamo dire che siamo di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato. Tale politica va sviluppata a partire da una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano; va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli della società di approdo degli stessi emigrati.

Nessun Paese da solo può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori del nostro tempo. Tutti siamo testimoni del carico di sofferenza , di disagio e di aspirazioni che accompagna i flussi migratori. Il fenomeno, com’è noto, è di gestione complessa; resta tuttavia accertato che i lavoratori stranieri, nonostante le difficoltà connesse con la loro integrazione, recano un contributo significativo allo sviluppo del Paese ospite con il loro lavoro, oltre che a quello del Paese d’origine grazie alle rimesse finanziarie. Ovviamente, tali lavoratori non possono essere considerati come una merce o una mera forza di lavoro. Non devono, quindi, essere trattati come qualsiasi altro fattore di produzione. Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione.” (CiV, Par. 62) Migranti Secondo dati recenti delle Nazioni Unite, i migranti in situazione regolare oggi nel mondo sono circa 214 milioni. Le stime indicano che gli immigrati irregolari. sono tra i 15 e 20 milioni.

In Italia, gli immigrati regolari sono circa 5 milioni bene integrati nella popolazione italiana, che a causa del declino delle nascite non riesce proprio a mantenere il livello di qualche anno fa. Occorre tener presente che, per mantenere il livello della popolazione a crescita zero, una coppia dovrebbe mettere al mondo 2,2 figli. L’attuale tasso, invece, per l’Italia, ed anche per la Spagna , è di 1,4. Se questa tendenza continua, nel 2050 gli italiani saranno molto meno di quanti siamo oggi e cioè 60.300.000. Rifugiati e Profughi Sono milioni coloro che nel mondo sono costretti a lasciare la propria patria a causa di conflitti armati, persecuzioni a motivo di razza, nazionalità o religione, ragioni politiche, disastri naturali. I dati più recenti ne danno il numero in 43,3 milioni, dei quali 27 milioni sono sfollati e oltre 15 milioni chiedono asilo per i motivi su indicati. E questi numeri non accennano a diminuire. I principali Paesi coinvolti da questa migrazione forzata sono l’Afganistan (2.887.123); l’Iraq (1.785.212); la Somalia (678.309); la Repubblica Democratica del Congo (455.850); Myanmar ( 406.669). Oggi in Italia ci sono 55.000 rifugiati, un numero contenuto se si paragona ad altri paesi europei: Germania (quasi 600.000), Regno Unito (270.000), Francia (200.000), Olanda (80.000). Anche per il piccolo mondo dei rifugiati in Italia, a diverso titolo, un problema di fondo è il processo dell’integrazione. Nel suo Messaggio, il Papa menziona, tra i migranti, gli studenti universitari, che sono i volti di una migrazione giovane, culturale, in ricerca.

E’ “una categoria da considerare in modo speciale. Essi si ritrovano lontani da casa, senza un’adeguata conoscenza della lingua, talora privi di amicizie e in possesso non raramente di borse di studio insufficienti”. La Chiesa con le sue Istituzioni “si sforza di rendere meno dolorosa la mancanza di sostegno familiare di questi giovani studenti, e li aiuta ad integrarsi nelle città che li accolgono, mettendoli in contatto con famiglie pronte ad ospitarli e a facilitarne la reciproca conoscenza”. Qualche numero per indicare la rilevanza del fenomeno. Il gruppo più numeroso di universitari stranieri in Italia sono gli albanesi, con 11.380 iscritti; altre presenze significative riguardano i greci e i cinesi con oltre 5.000; i rumeni con 4.000 e i camerunesi con 3.000. Tra gli universitari che registrano una maggiore crescita tra gli iscritti stranieri sono da ricordare i cinesi ed i rumeni. Nel 2009 si sono laureati 6.240 universitari stranieri.. L’emigrazione non è uno svago, una passeggiata per diporto, ma diventa dramma per l’entroterra umano e sociale da cui parte. Miseria, fame, precarietà, malattie, contrasti sociali, lotte etniche, persecuzioni sono la base, ma anche un giusto interesse ad una vita migliore, non ostacolata nel suo divenire. L’immigrazione per i paesi di accoglienza non è un disagio sociale assoluto, anzi può essere risorsa, poiché tante volte nei paesi d’accoglienza vi è un forte calo demografico, con caduta nel lavoro, che gli abitanti non desiderano più compiere, per una mentalità di scelta che è cambiata.

D’altra parte gli immigrati sono persone che si impegnano come lavoratori nei settori, specie nell’edilizia, nell’agricoltura, nel piccolo commercio tante volte ambulante. Ho già accennato sopra al calo demografico dell’Italia e, se non vi fosse l’aiuto di tanti immigrati, il livello di sviluppo del nostro paese ne risentirebbe considerevolmente. Papa Benedetto menziona la Convenzione Internazionale per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, entrata in vigore il 1° luglio 2003, che intende tutelare i lavoratori e le lavoratrici migranti e i membri delle rispettive famiglie. La Chiesa – continua ancora il Papa – incoraggia la ratifica degli strumenti internazionali tesi a difendere i diritti dei migranti, dei rifugiati e delle loro famiglie, ed offre, in varie sue Istituzioni e Associazioni, quella advocacy che si rende sempre più necessaria. Sono stati aperti, a tal fine, Centri di ascolto dei migranti, Case per accoglierli, Uffici per servizi alle persone e alle famiglie, e si è dato vita ad altre iniziative per rispondere alle crescenti esigenze in questo campo.

Splendido esempio, in questo campo, è l’attività operativa del vostro Centro sociale Il Melograno con il volontariato di immigrati per gli immigrati. Nell’esercizio dei miei incarichi, specialmente quello di Presidente del Pontifi-cio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, ho sempre considerato con attenzione il fenomeno delle migrazioni e specialmente la tragedia dei boat people, che continuano ad approdare sulle coste europee. E quante volte ho affermato con forza che le cause di questi fenomeni vanno studiate e risolte nei luoghi di origine. La lotta alle cause delle migrazioni, volontarie o forzate, di quelle per motivi economici o provocate da disastrosi mutamenti dell’ecosistema, deve essere condotta in loco.

E’ da auspicare che gli Stati più avvantaggiati sappiano cogliere l’esortazione del Santo Padre all’equa distribuzione dei beni della terra, mettendo in atto interventi strutturali efficaci, quali la cooperazione allo sviluppo dei paesi più poveri riducendo così le cause degli esodi forzati. Desidero concludere rinnovando l’invito del Santo Padre a riflettere come l’umanità riscopre di essere famiglia di Dio in una modalità di accoglienza scambievole. Occorre coniugare solidarietà e legalità, accoglienza e rispetto delle regole. La Chiesa volge lo sguardo ricco di benevolenza e di umanità nei confronti degli immigrati, considerando la Paternità di Dio e l’unità del genere umano. Propone la riflessione sulla Divina Eucaristia che è segno di carità e di comunione nei confronti dei poveri e dei deboli.

 

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