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TERMOLI – Intorno alla metà degli anni settanta, per giustificare l’intesa politica tra la DC ed il PCI venne coniato il termine “convergenze parallele”. Si trattava evidentemente di un ossimoro,posto che, come insegna la geometria euclidea, due rette non possono mai convergere. Oltre 40 anni dopo, il centro sinistra del Molise, ha coniato un altro ossimoro, quello della CONTINUITÀ DISCONTINUA. L’accostamento dei due fatti storici è decisamente irriverente, sia per la diversa natura politica dei fenomeni politici, sia per la diversa caratura dei personaggi coinvolti.
Vengo al tema:nell’ultima giornata utile prima del deposito delle liste dei candidati si è trovato un fragile accordo tra le varie anime di quello che è restato del centro sinistra molisano dopo il ciclone elettorale del 4 marzo. Un accordo gestito al di fuori dell’unica logica che costituiva principio di coerenza oltre che di novità: una radicale ed irreversibile discontinuità nei programmi e nelle persone rispetto a quanto messo in campo dal centro sinistra nella legislatura che va a concludersi.
È stato questo il principio cardine sul quale la lista Liberi e Uguali ha impostato la campagna elettorale, offrendo una diversa idea di sinistra rispetto al modello nazionale e locale del PD. È stato questo il principio ispiratore anche di quel contenitore più ampio nato con il nome di Ulivo 2.0 (poi Molise 2.0). Chi non ricorda la grande manifestazione dei delegati del 25 febbraio ove sono stati indicati ed illustrati i cinque temi programmatici( dalla sanità pubblica, alle infrastrutture, dalle politiche a tutela del lavoro e della occupazione, a quelle turistiche ed ambientali) da gestire in assoluta discontinuità con quanto attuato sugli stessi temi dal Governo Frattura.
Come far finta di dimenticare che nel discorso conclusivo di quella manifestazione, dopo la investitura unanime del candidato presidente, si sottolineò con forza che il governo regionale uscente aveva tradito anche il programma sul quale era stato eletto. L’accordo, definito tardivamente e senza la condivisione di tutte le componenti politiche, costituisce niente più che un ibrido che da il segno tangibile di come il centro sinistra molisano abbia completamente perso il contatto con la realtà sociale e politica.
La individuazione di un candidato che ancora oggi siede quale componente della Giunta regionale uscente, non solo non risponde alla necessaria discontinuità politico-programmatica, ma deprime ulteriormente la necessità di offrire ai molisani almeno l’idea di un centro sinistra capace di riscattare la propria immagine oscurata dal risultato poco edificante raccolto nelle urne solo venti giorni addietro.
Se è vero come è vero che le idee camminano sulle gambe degli uomini chi ha gestito questo delicato passaggio dovrebbe fare ammenda e chiedere pubblicamente scusa a quelli che hanno creduto e che ancora credono che vi sia necessità di programmi, di metodi e di persone nuove. Per quanto mi riguarda, non solo per una questione di coerenza, ma anche e sopratutto di dignità mi dissocio da questo contesto che non ho voluto, che non mi appartiene e che comunque non condivido.
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