Michele Cocomazzi e Teresio Di Pietro
Michele Cocomazzi e Teresio Di Pietro
TERMOLI _ Lettera aperta dell’Assessore del Comune di Termoli Michele Cocomazzi al segretario regionale dell’Udc Teresio Di Pietro. «Caro Teresio, ho letto molto attentamente il tuo comunicato apparso qualche giorno fa su un quotidiano locale, che e’ seguito all’incontro da Te avuto a Roma con i vertici del nostro partito. Mi ha colpito il titolo con cui sei apparso in prima pagina, con un evidente richiamo al prossimo appuntamento elettorale amministrativo di Isernia: “L’Udc non farà la comparsa!”. Credo tu abbia perfettamente ragione. L’Udc a Isernia così come negli altri comuni chiamati alle urne, in questo stato di cose, non farà la comparsa ma ha tutte carte in regola per autodecretare la sua definitiva scomparsa politica!
Per troppo tempo ho taciuto, incamerando prese di posizione non condivise, giacche non in funzione di una politica di rinnovamento dell’area moderata e senza la pur minima capacità di esprimere segnali di vitalità.

Perdona la franchezza, che non pone in discussione l’affetto alla persona. Tu sei stato artefice seppur, in buona fede, di  un metodo asfittico, slegato dalla base, carente di qualsiasi forma di partecipazione e perciò’ lontano e non rispettoso di un pur minima forma di condivisione. E insieme a Te, chiamo ad un momento di presa d’atto e di appello forte e irreversibile a responsabilità, lo stesso amico Gino Velardi, politico storico dell’Udc molisano attento e di grande esperienza che da sempre ripone in Te forte fiducia quasi imponendo la tua persona alla guida del partito. A lui rivolgo l’appello perche legga queste mie preoccupazioni ed offra anche il suo contributo responsabile alla rielaborazione di una strategia adeguata al momento storico difficile che attraversa il partito. Tuttavia, per cio’ che Ti riguarda, per molti versi, la tua direzione è apparsa sedicente, scarsamente condivisa e molto spesso distante dalla base.

In realtà, la Segreteria Regionale si è’ mostrata ripiegata su se stessa, incapace sino all’ultimo istante di assurgere a decisioni lungimiranti e di ampia prospettiva. Ciò che è contato per te e’ stato unicamente una spasmodica e ricercata esigenza di apparire, apparire in tutte le forme ed in tutte le salse ma senza nuovi contenuti e senza una nuova proposta capace di affascinare e trainare attenzione e, se mi permetti, apprezzamento politico. E poi, scusami, sono passati tanti mesi dalla tua proclamazione, e quasi due mesi dalle elezioni regionali e politiche, eppure, nessun confronto, nessuna convocazione di un qualsivoglia comitato, nessuna assemblea, nessuna analisi, come pure non si è più proceduto a completare gli organi interni del partito, lasciandolo spoglio di compartecipazione e corresponsabilita’ condivisa nonostante gli impegni assunti.

Una campagna elettorale che ci ha visti lacerati tra posizioni personalistiche e prese di distanza rispetto ai ruoli istituzionali ricoperti all’interno del partito medesimo, condizione questa che ha offuscato e privato di serenita’ ed equilibrio la tua stessa gestione, pressocche’ assente, carente di confronti e di monitoraggio. Anche la candidatura in famiglia, nonostante abbia portato il suo contributo  alla lista, verosimilmente ti ha “assorbito”, a dire di tanti, creando distorsioni lamentate al tuo ruolo di coordinamento. Tutto questo si è tradotto in un risultato in cui l’Udc ha segnato il minimo storico di consenso politico e vede una sola presenza in Consiglio Regionale grazie all’ottima performance di Pippo Sabusco. Come pure, devo dare atto al Comitato Provinciale di Isernia e all’amico Mimmo Izzi che con prontezza e fermezza ha saputo denunciare e ravvisare precise responsabilità indirizzate al segretario regionale circa l’insoddisfazione della conduzione del partito, ma anche in quel caso ci è’ sfuggita l’occasione, non procurata ma forse evitata, di un serio quanto costruttivo confronto. Credo che lui insieme a tutti gli amici di Isernia sappiano gestire, nel rispetto di una propria autonomia concertata, le scelte più opportune per quel territorio del quale essi ne sono profondi conoscitori.

Poi, i proclami legati alla prossima tornata elettorale amministrativa, appaiono fuori luogo e ansiosi solo di spandere parole al vento in uno sforzo dialettico senza capo ne coda. Doppio forno, ubiquità, correre da soli oppure individuare alleanze senza sapere con chi, dove è come….. Ma basta! Basta a proporre e produrre smarrimento, assuefazioni a posizioni sterili ed inconcludenti.

Insomma Caro Teresio, chiamo Te a un momento forte di responsabilità.
Non possiamo più tollerare ne’ attese spasmodiche, ne’ chiusure a guscio, ne’ esercizi di oratoria o di retorica. Spazio di rilancio può esserci, anzi deve esserci e questo non puo’ che passare  anzi partire dal Segretario Regionale, attraverso un gesto di discontinuità con il passato, di rinnovamento della classe dirigente. Passa attraverso un approccio ad nuovo stile di interpretare la politica che ha le caratteristiche della competenza, della serietà, della serenità della coscienza, della moralità, della attenzione al tessuto sociale, ai giovani e al loro coinvolgimento graduale ma autentico perché dispensatore di corresponsabilità in un nuovo cammino di crescita sociale ed intellettuale. Non so’ se e quale futuro avrà il partito, ma io credo fermamente che i moderati e l’area moderata e’  e resterà’ il riferimento fondamentale della nostra comunità e del nostro  Paese, per cui non possiamo esimerci dal continuare a rappresentarla nel rispetto delle nostra memoria, delle nostre tradizioni e dei nostri ideali, ma…….. con l’umiltà di saper, a tempo opportuno, cedere il passo se e quando ciò apparirebbe necessario e funzionali alla crescita e allo sviluppo della democrazia. Prestiamo occhi nuovi al nostro territorio, alla nostra gente alle sue ansie, alle sue attese, alle sue sparute speranze, facendo lo sforzo di mettere almeno per una volta da parte i nostri personalismi e le nostre aspirazioni. Come vedi, in questa mia esternazione non ho cercato alleanze o prese di posizioni condivise che potessero rafforzare e se vuoi, garantire il mio espormi, questo ti lasci sottintendere che la mia posizione e’ irreversibile, forte e  pronta a tutto.

Quello che oggi Ti chiedo, per amore di verità, e’ il coraggio di una presa d’atto e la serenità, che ti saprà contraddistinguere, di trarne le debite conclusioni. Non permettere che l’ostinazione sulle posizioni proprie, provochi lo scontro e la maggior amarezza che se ne trarrebbe da una rivendicazione forte di sfiducia e di squallida destituzione. Sia il tuo un atto spontaneo di libertà’ e di amore al partito che so’ hai sempre servito con passione autentica».

Con stima e affettuosa amicizia.

Michele Cocomazzi

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8 Commenti

  1. l’avvocato Cocomazzi non è interessato all’udc ma agli affari suoi, poichè vuole,in tutte le cose,farle lui, forse vuole fare il segretario regionale al posto di Di Pietro ma non sa che questa aspirazione è dell’amico Velardi. Attento Coco!!!!!!!!

  2. Si salvi chi può?
    Era prevedibile, nello stesso tempo chiedo dov’era Cocomazzi nell’ultima campagna elettorale, eppure era candidato al Senato della Repubblica, completamente assente. Ora che la nave affonda, anche il buon Cocomazzi, dopo aver occupato, ed occupa ancora (oltre ad essere Assessore al comune di Termoli) ruoli in enti sub regionali con lauti compensi (migliaia di euri all’anno) nel vedere di correre il rischio di poter conservare posti di potere, sferra un attacco durissimo al suo compagno di “merenda” Teresio che unitamente all’altro compagno di “merenda” Velardi da anni hanno fatto e disfatto a nome dell’UDC, pensando solo a tutelare e distribuirsi le poltrone, sostenendo l’allora onnipotente Michele Iorio. Ora che il vento sembra sia cambiato, Cocomazzi va alla riscossa, pensando di potersi salvare addebitanto tutti gli errori e il pessimo risultato elettorale al segretario regionale Teresio Di Pietro ovvero “l’usato sicuro”. Al solito anche in politica il lupo perde il pelo ma non il vizio. Un consiglio al buon Cocomazzi, la prossima volta vai chiedere i voti, ma quelli religiosi; ancor meglio se in un convento di clausura.