ViaUdineTermoliTERMOLI – Bentrovati a tutti coloro che seguono il Comitato di Via Udine e dintorni. Ovviamente la foto è una burla, ma vogliamo aprire oggi una riflessione sulla condizione che accomuna molti di noi cittadini residenti del Comune di Termoli: il non essere considerati. Stiamo, facendo anche noi parte di questa nutrita percentuale di cittadini, delle persone normali, che non rivestono ruoli di rilievo nella scala sociale del nostro comune. Non abbiamo poteri decisionali sulle scelte che operano i vertici della stessa scala sociale, ma ne siamo coinvolti. Siamo, in una sola parola, amministrati.

Abbiamo però il potere, distribuito su una democratica maggioranza, di scegliere chi ci debba amministrare quando operiamo le nostre scelte all’interno della cabina elettorale, quando affidiamo la nostra personale fiducia a colui, o coloro, che riteniamo più degni di altri a rappresentarci. Sì, rappresentarci: veicolare i problemi di noi cittadini verso i centri decisionali per da discussione e la risoluzione degli stessi. Quando votiamo noi non stiamo distribuendo posti di lavoro alle persone che ci stanno simpatiche per far sì che poi possano accomodarsi su prestigiose poltrone e sistemare solo fatti di ristrette cerchie di privilegiati, che esulano dagli interessi della collettività, la quale invece avrebbe magari bisogno di tutt’altro.

Solo che poi trascuriamo il controllo dell’operato di chi abbiamo delegato a rappresentarci, forse immaginando che siano oberati di impegni ed abbiano delle cose molto più importanti da fare che stare a risolvere i nostri insignificanti problemucci. Ma così facendo i nostri problemucci si ingigantiscono, come pure la rabbia delle persone che si sentono ignorate, escluse dalla vita pubblica della comunità cui appartengono.
Chi ci amministra deve riflettere sulla funzione che ricopre, che è quella di ascoltare la cittadinanza e cercare di lavorare per migliorare la vivibilità del territorio amministrato, cosa che chiunque di noi comuni mortali apprezzerebbe appieno. Dovrebbe essere gratificante anche per gli stessi amministratori poter contribuire al benessere dei propri concittadini, ma forse questa di cui stiamo parlando è solo teoria.

La realtà, purtroppo per noi, è ben diversa. La realtà è che chi ci amministra non raccoglie i lamenti dei cittadini, anzi, se qualcuno “osa” disturbare la normale routine del potere costituito, o viene ignorato (nella migliore delle ipotesi) o viene invitato più o meno “gentilmente” a farsi da parte. Quello che sta vivendo il Comitato di Via Udine e Dintorni è questo: un neanche tanto velato invito a farci da parte, ad accantonare le nostre richieste ritenute pretestuose e prive di fondamento giuridico, ad abbandonare una partita che nelle stanze del potere locale considerano già persa (per noi, ovviamente).

Noi non siamo giudici o avvocati saccenti che possono opporre cavilli giuridici inoppugnabili in grado di obbligare l’amministrazione ad acquisire la nostra strada, ma qualche certezza ce l’abbiamo: la prima è il sapere che “volere è potere”, per la qual cosa, se l’amministrazione volesse effettivamente imbastire uno straccio di soluzione, potrebbe tranquillamente farlo, dato che alcuni appigli (giuridici) glieli abbiamo cercati, e trovati, noi del Comitato;
la seconda è che noi, da parte, non ci metteremo. Tanto, a continuare il far sentire le nostre ragioni non può che farci piacere, perché la cittadinanza tutta continuerà a conoscere, tramite la nostra voce, i fatti che la riguardano visti dal punto di vista di chi è, come noi e come dicevamo in premessa, amministrato.

Comitato via Udine e dintorni

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1 commento

  1. insengante universitario
    Ammiro la determinazione, ma la buona volontà e la grinta non bastano. Ci vorrebbe un buon legale che porti avanti le istanze, a rinforzare la legittimità di quanto preteso. In un Paese dove il cavillo può essere determinante, fare a meno di un prezioso input legale potrebbe rivelarsi una scelta perdente.