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TERMOLI _ Si comunica che il Presidente della Regione Molise Angelo Michele Iorio ha provveduto con apposito decreto alla nomina del Commissario straordinario del Cosib, individuandolo nella persona dell’ing. Antonio Del Torto. Il Commissario Del Torto ha dichiarato che provvederà tempestivamente alla convocazione del Consiglio generale del Cosib per garantire il rapido rinnovo degli organi direttivi del Consorzio.
Ritengo comunque opportuno – ha commentato Del Torto – tornare sui fatti che hanno portato il Tar Molise ad azzerare le decisioni assunte dal Consiglio generale del Cosib il 27 marzo scorso, in merito al rinnovo delle cariche del governo dell’Ente, ciò al fine di correggere, se possibile, una certa disinformazione   che ha caratterizzato questa vicenda.   Com’era da prevedersi ognuno dei contendenti in campo afferma di aver ragione. Vediamo di farci aiutare dalla verità dei fatti lasciando da parte le interpretazioni. Il Consiglio generale era stato chiamato ad eleggere i nuovi organi direttivi del Cosib. Per l’elezione del Presidente e del C.d.A., com’è noto, occorreva almeno il 51% dei voti degli aventi diritto.

Nel caso specifico 11 su 20. Il presidente dell’Assemblea (che in quella occasione era stato votato nella persona di Nicolino D’Ascanio) aveva l’obbligo istituzionale di condurre i lavori in modo tale che si giungesse all’elezione del Presidente e del Comitato Direttivo. In realtà, di fronte alla richiesta di rinvio della seduta, pervenuta dal Sindaco di Termoli, il Presidente D’Ascanio prendendo atto della parità tra i favorevoli e i contrari, la rigettava e faceva proseguire la discussione sugli argomenti posti all’ordine del giorno.

A questo punto bisogna chiedersi: a) Perché D’Ascanio ha abbandonato la seduta senza sottoporre alla corretta decisione del consiglio generale la eventuale data e l’ora del rinvio? b) Perché ha compiuto questo gesto ignorando la norma statutaria che assegna, in caso di parità, valore prevalente a quello espresso dal Presidente? c) Dopo aver preso atto di un errore dovuto forse alla non conoscenza dello Statuto dell’Ente, poteva sempre riproporre il voto/verifica sulla proposta di rinvio e quindi l’effettiva volontà del consiglio: perché non lo ha fatto? Il Consiglio Generale, di fronte ad un immotivato ed irrituale abbandono della seduta (da parte del Presidente D’Ascanio e di altri) perché mai, verificata la presenza di 12 voti su 20, non avrebbe dovuto procedere? E’ per questo che il Consiglio ha deciso, avendone i numeri, di proseguire nei lavori nominando un nuovo presidente dell’assemblea e finalmente votando, con 12 voti su 12 presenti, i nuovi organi di governo del Cosib.

Il Sindaco di Termoli e gli altri, invece, dopo aver abbandonato l’Assemblea ci hanno detto che: a) la vera assemblea era quella del ‘tavolo da pic-nic, ovvero la immaginaria prosecuzione dell’assemblea del 27 marzo; b) il Presidente in realtà era il Sindaco di Termoli, eletto lungo lo stradone dell’area industriale (con 8 voti su 8 presenti) e con esso un Comitato direttivo diverso da quello in carica. Sulla base di questa elementare ricostruzione dei fatti giro le seguenti domande all’opinione pubblica, agli assessori della giunta comunale di Termoli e a qualche giornalista con il dono dell’analisi ancora da affinare: 1. chi ha cercato di prevaricare la logica e la sostanza democratica? 2. chi ha cercato d’imporre, con la tecnica dei cavilli, la dittatura della minoranza? 3. perché il Comune di Termoli è fuori dal Comitato Direttivo? Per i cosiddetti ‘inciuci altrui’ o per incapacità ad avere un dialogo corretto con il territorio e con i sindaci degli altri comuni?

L’Amministrazione di Termoli è riuscita a rimanere fuori sia dalla logica concertativa del territorio, su cui poteva impostare una corretta e leale politica del ‘fare’ nell’interesse generale della popolazione del Molise costiero, sia dalla logica superata della destra/sinistra rispetto alla quale i numeri stanno chiaramente da una certa parte. Per quanto mi riguarda continuerò, insieme ai Comuni del Molise costiero, il cammino faticoso, ma solidamente ancorato al valore del territorio e della sua esigenza di sviluppo nella sussidiarietà, resistendo alle invettive lanciate da ‘grandi inquisitori’ senza consenso e, quindi, delegittimati.

Quale lezione trarre da questa ennesima tragica vicenda? Dopo tanto rumore non solo non si sono spostati i rapporti di forza a favore di un certa soluzione, ma si è introdotto altro veleno nel difficile dialogo territoriale, di cui il Cosib rappresenta solo una istituzione con ruoli e funzioni specifiche, per lo sviluppo del Molise costiero. Di tutto questo, certo non ne beneficerà la popolazione locale. Quanto tempo occorrerà per far comprendere a qualcuno che gli obiettivi dello sviluppo implicano generosità, senso di responsabilità, spirito cooperativo a garanzia per tutti.

E’ questo il terreno sui cui è possibile costruire una nuova leadership ‘nel’ e ‘del’ territorio. E non sui numeri, che a ben guardare nel contesto territoriale non sono poi così grandi per affrontare agevolmente le sfide dello sviluppo e della crescita. Quanto tempo dobbiamo attardarci ancora per eliminare dal lessico civile il termine ‘inciucio’ per indicare una forma di dialogo serio e leale fra le componenti della vita politica e sociale? Cosa deve accadere affinché la politica recuperi l’onesto tentativo di rendere coerente il dire con il fare, smettendola con la logica della politica che diventa ‘comunicazione di balle’ per far presa sulla gente? Non sarebbe più utile per tutti anche ‘scontrarsi’, eventualmente fosse necessario, sui contenuti e non su presunte ideologie o appartenenze aprioristiche che la storia ha superato da tempo”?

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