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CONSCIENTIA: luce dell’anima, fuoco che accende passioni e sentimenti, faro di verità che spinge al bene e alla giustizia. ll significato del termine “coscienza” interroga quanti, a vario titolo, si occupano dell’uomo, del suo pensiero, delle sue azioni. In fondo la “coscienza” può essere identificata con la vita stessa dell’uomo. Definirne i confini e le modalità per comprenderla dal punto di vista etico, morale e biologico, interrogarsi sull’esistenza o meno di forme diverse di “coscienza”, comprendere cosa avvenga quando essa si “affievolisce” o “rinvigorisce”: questi gli obiettivi dello splendido percorso imputabile alla genialità e alla sensibilità di STEFANO LEONE, che completa un itinerario che ha toccato fino in fondo l’umanità (Humanitas) e l’identità (Identitas) dell’uomo. L’incontro di ieri sera resso il Cinema-Teatro Lumiere di Termoli ha visto protagonista della scena l’attore Michele Placido, per altro vicino a noi nella “conscientia popolare” e nell’identità antropologica di linguaggi, valori e tradizioni. Non a caso Placido è originario di quella Puglia a noi tanto vicina e che rievoca versi dannunziani– come per altro da lui declamati nella poesia “I Pastori” – che risentono della magica atmosfera delle aspre e fredde cime d’Abruzzo, per riscaldarsi poi sulle placide sponde dell’adriatico nei cosiddetti “viaggi della transumanza”. STEFANO LEONE ha regalato ancora una volta uno spettacolo-riflessione a tutti coloro che, a vario titolo, hanno avuto modo e desiderio di confrontarsi con temi affascinanti e ricchi di implicazioni nei diversi ambiti e nelle più profonde peculiarità socio-culturali.

L’intuizione di STEFANO LEONE è un progetto che sottende tra l’altro ad una questione di forte attualità: l’ uomo

“La coscienza è la perfetta 
interprete della vita”. 
KARL BARTH 

e la sua “coscienza”, l’individuo che rischia di incrinare la propria identità, la morale, l’etica, perdendosi nei propri affanni alla ricerca di qualcosa che non salva e che è lontano dalla verità. “Coscienza” della vita, degli affetti, dei valori, delle nostre responsabilità civili; “coscienza” politica ed etica; “coscienza” e difesa dell’ambiente in cui viviamo; “coscienza” della fede, del rispetto del diverso da noi, dell’amore verso l’altro; “coscienza” delle malattie e del dolore. Forse dovremmo avere maggiore “coscienza” anche della morte, un termine che oggi evoca psicosi, delirio e che preferiamo sempre evitare. Come lo stesso Michele Placido ha raccontato in scena in modo Pirandelliano o Shakespeariano, proprio dalla coscienza della morte possiamo ritrovare il senso della vita, un dono, un’esperienza che, seppur breve, dovrebbe colorarsi di quell’armonia che oggi spesso dimentichiamo. L’estro di STEFANO LEONE sta proprio nella capacità di saper cogliere questo senso, di rievocare e di riaccendere nello spirito umano i valori e la concretezza delle azioni: un modo nuovo di fare “poesia” che riesce a far vibrare le corde dell’anima in chi assiste allo spettacolo. L’intuizione dell’autore di “CONSCIENTIA” è stata quella di sapersi mettere dalla parte di chi ascolta, di chi assiste in un silenzio traboccante di sensibilità ciò che le voci raccontano, le storie narrate, siano espresse con le parole di Michele Placido o di Monica Guerritore, che ha tenuto a battesimo il primo appuntamento di “Conscientia”. Tutto questo è stato interpretato senza toni spavaldi ma con uno stile sobrio, elegante, asciutto che ha ripercorso le liriche di poeti come Neruda, Luzi, Gozzano, Dante, D’Annunzio e di testi teatrali scritti da Pirandello e da Shakespeare. Lo spettatore è stato così costretto a fermarsi quasi a ogni verso poetico declamato e a tentare nel suo silenzio di dare un senso e una verità alle tante voci che bussano dentro. Un progetto di ampio respiro culturale, quello di STEFANO LEONE, che sostenuto dalla poliedrica bravura di attori di calibro internazionale e dai virtuosismi musicali di Davide Cavuti, fisarmonicista e maestro del tango, riesce ancora una volta a cogliere nel segno!

Degna di nota la splendida poesia del termolese Nicolino Di Pardo letta e recitata con pathos ed eleganza dallo stesso Placido, versi che grondano di amore e di energia e che ricordano come la nostra terra, la nostra città conserva il genio della lirica e della creatività in poeti che meriterebbero altre dimensioni e maggiori riconoscimenti.