NoTrivTermoli2016
TERMOLI – Giornata intensa di dibattito e di discussione quella promossa oggi a Termoli, dai movimenti nazionali contro le trivellazioni (Trivelle Zero Marche, Trivelle Zero Molise e Movimento No Ombrina) e contro le devastazioni dei territori e dei diritti sociali. Presenti circa un centinaio di attivisti, esponenti di svariate delegazioni di associazioni e movimenti organizzati in tutta Italia (Lombardia, Veneto, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Lazio, Molise, ecc.), nonché esponenti del mondo sindacale e politico.

Hanno tutti coraggiosamente sfidato l’infausta situazione meteorologica, consapevoli dell’importanza di essere presenti a questo appuntamento e, peraltro, alcune realtà proprio a causa della neve, non sono purtroppo riuscite a raggiungere l’assemblea. È il caso della delegazione campana dalla “terra dei fuochi” e della Basilicata. Tuttavia, con l’occasione, l’iniziativa è stata interamente trasmessa in streaming ed era possibile seguirla in tempo reale su una piattaforma video nazionale.

Questo coordinamento nazionale ha fatto seguito all’assemblea tenutasi ad Ancona nel dicembre scorso, dove si è prefisso di affrontare operativamente alcune questioni nodali. Innanzitutto, riguardo la gestione del sito nazionale e poi sulla decisione di rilanciare una massiccia campagna nazionale per i diritti sociali e dell’ambiente, contro la devastazione e il saccheggio dei territori.

Il primo grande impegno assunto sarà l’organizzazione di un quesito referendario “trivelle zero”, che estenda il divieto di trivellazione anche oltre le 12 miglia, da inserire nell’ambito dei referendum sociali per la prossima primavera. Un impegno oneroso e importante ma che da il senso della direzione da prendere contro un governo dalle caratteristiche sempre più decisioniste, antidemocratiche e antisociali. La vicenda della concessione che interessa le isole Tremiti e il clamore che – fortunatamente – ne è derivato è esemplare ed ha palesato con tutta evidenza quanta ottusità pervada questa compagine governativa, disinteressata a qualsiasi prospettiva di reale rilancio sociale ed economico.

Quale futuro può avere un Paese come il nostro guidato da un governo che autodistrugge pervicacemente le proprie ricchezze naturali, sociali, culturali e ambientali?

La consapevolezza di unificare tutte le lotte dei movimenti sul territorio è un altro aspetto emerso da tempo nella discussione, che si è ripresentato con forza nel dibattito e nelle proposte. E’ del tutto evidente che oggi le battaglie nei territori sono la naturale reazione popolare ad un sistema economico ormai al fallimento, che raschia il barile e conduce speditamente verso il baratro. La precarizzazione esasperata con il jobs act, la distruzione della scuola e dello stato sociale, la devastazione dell’ambiente e dei diritti, sono solo effetti di un sistema malato e al capolinea, che non è più in grado di riprodurre se stesso e sopravvive solo sfruttando in modo esasperato i lavoratori e l’ambiente, riproducendo guerre in tutto il mondo.

La questione sociale e quella ambientale sono dunque strettamente connesse tra loro, per questo le sempre più numerose battaglie e tutti i movimenti organizzati che le promuovono nei territori devono lavorare per trovare un punto di connessione e di sinergia comune. La frammentazione e la marginalizzazione politica e sociale sono aspetti funzionali a favorire politiche governative di massacro sociale e di devastazione ambientale. Questo è un aspetto che i movimenti pare abbiano ben compreso.

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