Mentre mi trovavo già nel porto di Termoli in attesa di salpare alla volta delle Isole Tremiti, sono divenuto preda di un impulso insopprimibile dal quale sono stato travolto senza che potessi opporre volontà diversa.La normalità dell’abitudine occulta sovente i risvolti più significanti del flusso vitale che scorre inarrestabile. Rimane così lievemente impalpabile proprio quella realtà che meglio armonizza con l’ìintimità dell’animo. Ma poi si rivela con chiara evidenza che per sviscerare il significato autentico dell’ideale umano, occorre trovarsi a tu per tu col dolore e con i suoi effetti più sconvolgenti.
Mai mi era occorso di sperimentare la valenza profonda di tale constatazione, prima dei tre giorni che ho potuto trascorrere in Abruzzo lungo strade, vicoli e spiazzi macerati dalla furia di una catastrofe inimmaginabile.
Non indugiate a leggere i giornali, non dilungatevi davanti ai notiziari televisivi. Rischiereste di compromettere il vostro diritto all’esatta conoscenza.
Tutti vogliono raccontare, ognuno cerca di sbalordire, i più preferirebbero attrarre con il particolare  raccapricciante, mentre altri pensano di coinvolgere nella facile commozione. Nei giorni della tragedia, tuttavia, vediamo che le notizie – pur apparendo in progressiva atrocità – somigliano una all’altra, mentre gli informatori sono proiettati alla ricerca inesausta di eccezionali dettagli. Ho udito uno di essi sogghignare a un collega: “domani ti darò un buco“; che in gergo professionale starebbe a significare: “domani pubblicherò una notizia che tu non hai“.

 “Poichè non sono venuto quì
per farmi fotografare da voi,
fatevi da parte : non rompete!”

9 Aprile 2009 Giorgio Napolitano
in visita ad Onna

Con desolata tristezza, ho dovuto assistere anche a uno spettacolare assembramento di cameramen e fotografi che impedivano il passaggio dei mezzi di soccorso. Ammoniti dagli uomini della protezione civile a liberare la via, reagivano risentiti con la solita frase: “stiamo lavorando“. Come se la più comune occupazione dell’uomo (il lavoro, appunto) potesse esimere dai consolidati canoni primari di umano rispetto.
Il pericolo è costituito proprio dal fatto innegabile di vivere ormai un’esperienza di fuorviante overdose informativa. Una fattispecie che distoglie l’intima attenzione del sentimento umano dalla registrazione dei segnali più autentici per un loro fondamentale spessore di assoluta validità etica.

Da parte mia, debbo ringraziare quel flusso irresistibile dell’ispirazione che, dalla rotta verso le Tremiti, mi ha trascinato a rivisitare la terra d’Abruzzo, sede delle mie origini famigliari. Senza quel trasporto, avrei perduto irrimediabilmente il particolare contatto nell’emergenza con la parte più pregnante di un popolo geniale sì, ma soprattutto nobile: fiero, dignitoso, pieno di coraggio e generosità al tempo stesso. Perché il cammino dell’uomo è sempre mirato a quella luce fulgida che ne accende interiormente la forza in ogni passaggio della vita, ma soprattutto nella calamità. In uno scenario desolato nella distruzione, tre ragazzini con gli abiti sdruciti e la faccia sporca giocano a calcio fra le macerie con un pallone sgonfio, afflosciato. Poi uno di essi corre incontro a una donna scarmigliata che gli consegna un panino, nemmeno tanto grande. Lui torna dai compagni di gioco, condivide con loro quel pane spezzandolo in tre parti. Quindi si continua a giocare. Nel mentre, poco più in là, una vecchia sistemata su una sedia traballante rammenda qualche abito stracciato. Un uomo inquieto va rovistando fra i detriti con le mani spellate, alla ricerca forse di un brandello smarrito del passato che non può tornare. In tale frangente, viene investito da un massiccio camino che lo colpisce di striscio crollando dall’alto. Subito accorrono a liberarlo due soccorritori. Al termine, tutti si scambiano sguardi significativi di soddisfazione commista a gratitudine: sprigionano dagli occhi una luce vivida, chiara fonte che illumina l’essenza profonda della loro umanità vincente.
Io mi trovo in imbarazzo, nel tentativo di non mostrarmi. Mi vergogno al pensiero di apparire curioso, mentre sono invece avido di umanità schietta, assetato d’intimità col sentimento eroico della gente martoriata. Vorrei essere utile, giovare a tutti, aiutare i sofferenti, ma senza che se ne accorgessero.
Ti puoi nascondere quanto vuoi, non esiste angolo, per appartato che sia, capace di escluderti alla presenza delle vittime. Ti rendi conto alla fine di non essere un soccorritore, ma un beneficiato. I flagellati dalla calamità ti stanno di fronte con serenità e coraggio, desiderosi di trasfondere in te un tesoro inusitato, un segreto inarrivabile: il messaggio palpitante della loro umanità indomita.

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8 Commenti

  1. ALLA RICERCA DEL VOTO EUROPEO?
    L’Aquila, 8 aprile. Appena due ore dopo il premier Silvio Berlusconi, si materializzano anche il leader della Lega Umberto Bossi, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e quello per la Semplificazione Roberto Calderoni. Questi ultimi, venuti per una “visita al centro di coordinamento dei soccorsi all’Aquila”. Con l’ennesimo spiegamento di uomini e mezzi per accogliere le autorità.
    “Dieci ministri in tre giorni a L’Aquila: vengono perché ci sono le elezioni europee”. il rilievo è della Signora Stefania Pezzopane, Presidente della Provincia.
    L’irruzione ha mandato su tutte le furie anche la suaccennata Presidente: “Permettetemi di essere perplessa su questo modo di agire – ha dichiarato inoltre a La Repubblica -, sono contenta che il governo si interessi così tanto alla nostra tragedia, ma se si viene qui, e si vuole rendere un servizio davvero utile alla comunità, occorre dialogare con il territorio”.
    Se posso esprimere nel mio piccolo la perplessità che mi fa indignare, chiederei: Quanti voti in più desiderano rastrellare quelle ineffabilii personalità politiche?

  2. DAGLI ABRUZZESI, UNA LEZIONE DI RESPIRO PLANETARIO
    DAGLI ABRUZZESI, UNA LEZIONE DI RESPIRO PLANETARIO.
    Avverti la grandezza degli Abruzzesi nella constatazione che ciascuno, indipendentemente dall’età e dalla condizione sociale, conserva intatta la riserva dei valori primordiali. Ogni persona che incontri nei luoghi disastrati, per quanto umile, è geniale. Tutti dimostrano di essere grandi filosofi.
    Nonostante il dolore nella calamità estrema, lo spirito indomito della gente di questa terra martoriata impartisce al mondo, con chiara umanità, una lezione memorabile di assoluta forza, di capacità indomita.
    Mi sento intimamente partecipe con l’intelletto di chi condivide tali sensazioni, accompagnato dalla viva luce dei limpidi messaggi di Giorgio Napolitano e di Stefania Pezzopane.

    Aiace Telamonio

  3. UNA SEDIMENTAZIONE ANTROPOLOGICA DALLA VALENZA IMPERITURA
    In un messaggio inviatomi oggi, sta scritto:

    per chi, come noi entrambi, ritrova la radice della propria origine in terra d’Abruzzo, è naturale riconoscere la sedimentazione antropologica su cui poggiano autentici valori fondanti della tradizionale cultura di questa terra.

    I nostri progenitori hanno lasciato decantare nel territorio una somma di entità indistruttibili, la cui valenza ha acquisito negli anni effetto imperituro.

    E’ da quel filone – non certo dalla vana presunzione di patetiche parole – che la gente può estrarre, nell’attuale emergenza, la ragione e l’energia necessarie per riprendere il cammino.

  4. Attenti a quei due
    Correre dietro ai costruttori che potranno dire di aver costruito senza obbligo di leggi anti-sismiche e con i materiali dell’epoca non serve assolutamente a nulla. Si vuole fare inchiesta??? Bene chiedete a quei due…del sindaco dell’Aquila ed al presidente della regione come abbiano fatto a farsi tremare la terra sotto… per oltre TRE MESI e non intraprendere alcuna iniziativa preventiva. E’ da Natale e siamo a Pasqua che i “duri” abruzzesi non hanno fatto trapelare nulla, nè sulla stampa locale nè nazionale che ballavano ininterrottamente da oltre tre mesi. Vespa, aquilano, che è il direttore d’orchestra dell’informazione nazionale, perchè ha taciuto che quasi quotidianamente (come affermato dalla studentessa Carmela tornata a casa) la sua città era tormentata da scosse sismiche? Cosa ha fatto il sindaco, primo responsabile della pubblica incolumità, per i suoi concittadini? Non un campo attrezzato per una evidentissima e possibilissima sciagura tellurica. Non un sistema di allarme sonoro per la cittadinanza ad indicare il superamento di una soglia Richter di sicurezza. Il presidente della Regione Abruzzo, con tutta la struttura istituzionale a disposizione che…ha fatto? Questi due sono i responsabili, non del terremoto ma delle morti evitabili. Anche se con tempi tecnici più o meno veloci sono arrivate le tende e quant’altro, un piano di emergenza doveva essere gia pronto da tempo. Come si fa a fare il sindaco ed il presidente della regione, facendosi ballare la terra per oltre tre mesi e non fare? Sicuramente sia sui materiali, sia sulla messa in opera che sulla progettazione sono discutibili in molti dei fabbricati ceduti alla scossa finale ma …. non fatevi tirare in inganno dal “falso scopo” della sola edilizia perchè sarebbe come tirare dal pozzo l’acqua col cesto.

  5. UNA DESCRIZIONE PALPITANTE
    Fedele racconto di una mente filosofica.
    Profondamente radicato nella drammaticità del vissuto, lo scenario presenta dure immagini che, pur nell’emozione, inducono a riflettere. L’autore rifugge dal facile artificio illustrativo, dagli abusati effetti speciali tanto in voga nell’informazione spettacolo mirata principalmente a sbalordire. Lui sembra disprezzare il trucco, convinto che esso non arricchisca ma piuttosto uccida la realtà, né possa mascherare un’eventuale nullità contenutistica. Dal lavoro di questo autore traspare in primo luogo la figura dell’intellettuale di rango, la cui dotta intelligenza trae il miglior concetto comunicativo ispirandosi al novero del reale. Dev’essere il motivo per cui ogni sua frase appare come un lampo di luce, talora partecipata analisi del reale attraverso quella narrazione filosofica di struggente verità.

  6. Grande scuola di giornalismo e di umanità
    Sintesi e spaccato di una realtà che documenta l’inesorabile sfaccettatura di un tempo e di un ritmo che non lascia spazio a speculate diatribe televisive. Grande scuola di giornalismo e di umanità. Grazie Mr. Ferruccio.

  7. IL MONDO E’ CAMBIATO
    La testimonianza tragica della calamità ci manifesta una realtà alla quale l’uomo sopravvissuto si deve adeguare nel proprio cammino verso il futuro.
    Le nostre immaginazioni sont divenute più mobili, più rapide. Oltre le macerie, esse debbono percorrere degli spazi più grandi.
    L’inventario di quel mondo scaduto nei nostri sogni, diviene precario. Contemporaneamente ci nascono energie che non si possono descrivere, ma ci permetteranno di abbandonare l’orizzonte di questa terra.
    Niente ormai ha la durata del cielo a cui ci troviamo tanto vicini.
    Lo sguardo dell’anima deve mirare alle stelle…….

  8. RITUALE INSOLENTE?
    Il susseguirsi delle processioni di politichini, politichetti e politiconi si è fatto già insopportabile.
    Overdose. Indigestione. Quale contrasto stridente con la composta dignità e l’orgoglio di un popolo allo stremo!
    Quanta tristezza! Pare quasi un insulto indecente per chi ha perso tutto.
    Lussuosi Jet, elicotteri, berline supercorazzate. E poi sorveglianti, agenti speciali, responsabili della sicurezza.
    Soldi, soldi soldi, soldi, soldi buttati al vento delle vanità infinite. Spettacolino inqualificabile!
    Ma non hanno proprio nulla da fare a Roma?