TERMOLI – A chi spetta la “parternità” del crollo di Di Brino? L’interrogativo, sfociato nel “toto paternità“, sta appassionando ancor più del toto sindaco i termolesi. Dalla minoranza comunale, su questa storia, arriva un messaggio chiaro: il ruolo di Fratelli d’Italia non è stato determinante nella caduta dell’Amministrazione. Ne è convinta l’opposizione uscente di centro sinistra che, in queste ore in cui qualcuno ha indicato proprio l’ex assessore regionale Gianfranco Vitagliano come il possibile regista occulto della debacle di Di Brino, smentisce categoricamente tale situazione. “Gli stanno dando dei meriti che non ha” dicono.
Del resto i risicati numeri del partito in Municipio non avrebbero potuto essere determinanti nelle dimissioni collettive. Ai 12 dell’opposizione l’aggiunta dei due consiglieri di Fratelli d’Italia non avrebbe sortito alcun effetto visto che sarebbero comunque rimasti in minoranza.
Dunque, il ruolo di Vitagliano in questa crisi maturata nell’area di centro destra non sarebbe stato nè occulto nè rilevante. “In questi giorni abbiamo sentito il nome di Vitagliano come se fosse stato lui l’autore di questa caduta – hanno dichiarato alcuni esponenti uscenti dell’opposizione -, ebbene così non è stato. Lui sta ottenendo una popolarità riflessa da questa vicenda politica, in cui ha avuto ben poco a che vedere“.
Il coordinatore del Basso Molise di Fratelli d’Italia, inoltre, sottolinea che i consiglieri comunali che avevano formato il gruppo consiliare: Timoteo Fabrizio, Annibale Ciarniello capogruppo, Fernanda De Guglielmo ed Ivo Sprocatti, non avevano tutti la tessera per cui la loro era stata un’adesione solo formale ma non effettiva.
Desta meraviglia come il responsabile locale di F.D.I. faccia tali precisazioni solo dopo la caduta dell’amministrazione Di Brino e non sia intervenuto quando si è effettivamente costituito tale gruppo in Comune. Forse esprimere due assessori in Giunta comunale faceva comodo ed è stato preferito il silenzio. Quando le cose vanno bene, tutto fila liscio e tutti sono contenti poi quando sono scattate le accuse di tradimento, dal partito arrivano le precisazioni, della serie: “quei due traditori non sono del partito”.
Dunque in quello che è diventato il “toto parternità” della crisi che sta impazzando in città insieme al “Toto sindaco” ed al “toto toghe“, la minoranza rivendica ogni onere ed onore. “Noi abbiamo fatto la nostra parte ed è stata la nostra opposizione determinante nella caduta. Frattura è a disposizione per venire a Termoli e sostenere la campagna elettorale del centrosinistra come fatto altrove”.
Intanto Di Brino, dopo la “batosta” tra capo e collo, si sta riorganizzando e medita sulla nuova campagna elettorale. E proprio in questa ottica ha organizzato per domani sera una cena con tutti gli esponenti del partito.
Non è chiaro se a questo “rendez-vous” parteciperà anche Francesco Di Giovine candidato alle scorse comunali con la lista civica di Di Brino: il popolo di Termoli per Di Brino. In quella che è stata considerata l’ultima cena, fatta qualche giorno prima delle dimissioni collettive, i “dissidenti” della maggioranza avevano lautamente partecipato e cenato. Di Brino farà questo primo incontro culinario all’insegna di “volemose bene” tentando di aggregare nuovamente attorno alla sua persona i consensi degli uscenti di centro destra. L’obiettivo è di capire gli “umori” e riorganizzare le “truppe”.
Sul fronte del centrosinistra, invece, si inizia già a discutere ed anche ad alzare i toni della polemica. Rifondazione comunista e la sinistra non è favorevole alle primarie lanciate dal Pd di Termoli. Sciandra, coordinatore cittadino del partito in città, ha chiesto le primarie di coalizione che, però, non piacciono affatto a più di qualche partito alleato che le considera una sorta di: “truffa” per cui già iniziano i problemi e non si prevede una operazione facile coalizzare tutti attorno ad un unico candidato sindaco.