Infatti, nel momento più critico della crisi, mentre tutti gli Stati più avanzati sono concentrati nel risolvere i problemi legati all’economia reale, in Italia, il ministro dello Sviluppo Economico -non ci crederete- è ancora lui: Silvio Berlusconi. Sì, perché Claudio Scajola è impegnato a cercare chi gli abbia pagato la casa, a sua insaputa, per poterlo finalmente denunciare. Il nostro Paese avrebbe bisogno di un Governo serio che chiedesse conto alla Fiat dei soldi pubblici che ha ricevuto negli ultimi anni, attraverso le più svariate forme, e magari di come intenda restituirli agli italiani, in termini di produzione e occupazione.
E, soprattutto, come intenda sviluppare le nuove filiere della Green Economy volte a migliorare l’ambiente. Queste sono domande che il Governo italiano non può rivolgere alla Fiat. Il motivo è semplice: al Ministero dello Sviluppo Economico non c’è nessuno, pardon, c’è sempre lui: Silvio Berlusconi, in altre faccende affaccendato. A questo punto ci auguriamo che dopo il 23 giugno, chiusa la farsa del referendum di Pomigliano, la Fiat e i sindacati ricomincino a fare sul serio, togliendo di mezzo le questioni ideologiche poste dai dirigenti dell’azienda, e che si possa discutere finalmente di come far funzionare meglio la fabbrica, rispettando i diritti di chi lavora”. Antonio Di Pietro e Maurizio Zipponi.
IdV Molise