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TermoliCalcio2016TERMOLI – Tra la moria e la decadenza delle tante realtà sociali e culturali esistenti nella nostra cittadina adriatica, in particolare fa scena quella del Termoli calcio. Un declino che era già iniziato dallo scorso campionato ma che purtroppo sta precipitando inesorabilmente anche con l’ultima gestione societaria, emanazione dell’associazione Gente di Mare. La cosa rammarica se si pensa che la novella gestione era intervenuta con propositi di rilancio speranzosi e grandi aspettative, poi però si è smarrita lungo la strada, offuscando sempre più la situazione e l’immagine del club giallorosso.

I momenti di imbarazzo e di disagio non si sono più contati e persino i tifosi più appassionati hanno appeso, a malincuore, la sciarpetta giallorossa al chiodo, in attesa di tempi migliori.  In proposito, abbiamo avuto modo di confrontarci con alcuni ultras delle varie anime della Curva Marco Guida per tentare di capire il perché di questo abbandono silente e doloroso dei gradoni del “Gino Cannarsa“. Il punto di vista di alcuni di loro è abbastanza chiaro: assolutamente nulla contro il lodevole impegno dei ragazzi che ora stanno giocando, ma l’abbandono della curva vuole essere anzitutto un gesto eclatante di forte critica anche verso l’attuale presidenza, a loro avviso, una miscela di incompetenza e di poca trasparenza. In ultima analisi, una piazza calcistica come Termoli non merita questo degradamento e fino a quando persisterà questo stato di cose ci sarà la diserzione del tifo sugli spalti.

Effettivamente, perdere una partita a tavolino per la mancata presentazione dei giocatori in campo e il disdicevole spettacolo che ne è conseguito, è un fatto che non si era mai visto nella storia del Termoli Calcio, neppure nei periodi più bui.  “Diamo a Cesare quel che è di Cesare” rispetto alle vicende retroattive, ma per quel che concerne l’esistente, persiste con forza la sensazione di un eccessivo dilettantismo se non addirittura avventurismo. Molti elementi quadrano poco e si fa fatica a ricostruirli, ma è vero che ad oggi la società, al di la di parole, non ha ancora mai prodotto fatti o documentazioni che la sollevino in modo convincente da alcune stringenti responsabilità del presente.

Non giova alla comprensione neppure il nascondersi costantemente dietro un dito, portando a pretesto nodi irrisolti e risaputi delle vecchie gestioni, promesse eccellenti non mantenute o sponsor mancati. Si conoscevano fin troppo bene i rischi incombenti del passato e le incertezze del mercato per il prosieguo.  A maggior ragione, nella gestione di una società così pregiudicata e gravida di pericoli, non si potevano fare conti sull’ipotetico ma solo sull’effettivo. Proprio per questo, la scelta di chiudere accordi con “l’entourage pugliese” è stato un azzardo inspiegabile e inspiegato, soprattutto se si era già nella concreta condizione di non poter corrispondere alle responsabilità assunte.

Erano forse incorsi accordi diversi tra le parti?
Questo non è dato sapere e comunque non sono mai stati forniti pubblicamente dalla società elementi chiarificatori in merito. Ad ogni modo, pensiamo che è stato ingiusto biasimare dei calciatori che si sono rifiutati di giocare perché senza compensi e senza neppure certezza di percepirli nel futuro. L’attaccamento alla maglia è importante, però c’è anche la dignità personale e il rispetto dei patti stabiliti. Nessuno ha obbligato la società a contrattizzare questi calciatori che, dopo aver comunque mantenuto il Termoli in vetta alla classifica, vengono infine considerati alla stregua di “mercenari” solo perché hanno reclamato quanto gli è dovuto.  In fondo, se possiamo ancora sperare di salvarci in questo campionato, lo dobbiamo prevalentemente ai punti totalizzati da quei ragazzi finché hanno vestito le divise giallorosse.

A maggior ragione, oggi consideriamo dei veri eroi tutti coloro che continuano a fare il proprio dovere attorno al Termoli calcio e fanno in modo che la macchina sportiva non si arresti. In particolare, i tesserati del Termoli, stoicamente capitanati da Antonio Lapiccirella, che hanno raccolto una sfida davvero impegnativa. In una situazione così difficile e penosa, l’unica motivazione che li sostiene è la passione per i colori insieme alla volontà di fare bene, nient’altro.

Infatti, questi generosi ragazzi (e meno ragazzi!) rischiano di loro in campo e non intascano neppure un centesimo per i loro sacrifici. Meriterebbero solo per questo un pubblico più gremito a sostenerli, indipendentemente dai risultati conseguiti o da come si possa giudicare l’attuale dirigenza.  Senza contare l’integrazione sociale in questa esperienza di alcuni ragazzi extra-comunitari, tra cui spicca il valido Aime Koffi, già giovane promessa del calcio maggiore ivoriano e su cui altre società hanno già posato gli occhi.
Se dovesse arrivare il tanto agognato contributo regionale, auspichiamo che qualche riconoscimento arrivi anche a questi ragazzi, a parziale ricompensa del fatto che stanno letteralmente salvando la faccia al Termoli calcio, che altrimenti sarebbe già stato ignobilmente radiato.

Insomma, oggi la squadra giallorossa, con il suo volenteroso impegno, vale da sola la presenza sugli spalti del Cannarsa e surclassa di gran lunga i limiti della stessa dirigenza, il cui ex presidente, Carlo Brandolini, dopo le dimissioni dell’intero direttivo societario, permane formalmente per gestire la transizione, fino alla fine del campionato. Una sorta di “amministrazione controllata” di una gestione ormai poco credibile e priva di agibilità economiche, dopo che l’interessamento di alcune personalità dell’amministrazione comunale ha esperito uno sponsor interessante e dato impulso alla “cordata” degli attuali tesserati per tentare, nel campionato in corso, il disperato salvataggio della squadra e del titolo giallorosso.

Ma dopo cosa succederà dopo al Termoli calcio?

Non abbiamo elementi per prevederlo. Stando a qualche voce fuori campo, qualcuno ipotizza che potrebbe trattarsi di una manovra bella e buona per salvare l’immagine della Lega, che ne uscirebbe malconcia a seguito di un eventuale ritiro anticipato della squadra dal campionato in corso. Di qui il solerte interessamento pro tempore dell’amministrazione comunale -fino a poco prima piuttosto latitante- e la volontà di non far fallire il Termoli Calcio, ma di attendere almeno la conclusione del campionato. Peraltro, si da anche per certo nell’ambiente sportivo locale, la possibilità che alcuni club cittadini possano tentare il salto di categoria e la debolezza della prima squadra favorirebbe questi propositi.

Altre voci di corridoio accrediterebbero invece la volontà reale di ripartire con un progetto ex novo e con una nuova dirigenza, che traguardi alla creazione della sempre decantata polisportiva termolese. Come anticipato, si tratta solo di chiacchiericcio e di ipotesi verosimili, ma ancora senza alcuna effettiva conferma. Quello che accadrà lo vedremo in corso d’opera: mentre è certo che il declino del Termoli Calcio (e del calcio a Termoli) prosegue imperterrito e non è davvero un bel segnale per la nostra città.

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