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Coordinamento e operazioni della Guardia Costiera e dei Vigili del Fuoco per domare il rogo sulla Piattaforma Petrolifera “Rospomare B” e garantire la sicurezza ambientale. Fortunatamente, non risultano persone ferite e tracce di inquinamento in mare.

TERMOLI – Un brivido di paura ha attraversatola città nel pomeriggio di oggi, quando un incendio si è sviluppato sulla piattaforma petrolifera Rospomare B, situata a poche miglia nautiche al largo di Termoli. Fortunatamente, grazie al tempestivo intervento della Guardia Costiera e dei Vigili del Fuoco, le fiamme sono state domate e non risultano persone ferite e tracce di inquinamento in mare.

L’allarme è scattato poco dopo le 14, quando un contenitore per l’olio utilizzato nel raffreddamento dei macchinari ha preso fuoco. Immediatamente, la Capitaneria di Porto di Termoli e di Vasto hanno coordinato un’operazione di soccorso su larga scala, inviando sul posto motovedette, aerei e elicotteri. A bordo delle unità navali, squadre specializzate dei Vigili del Fuoco hanno domato le fiamme, supportate da sistemi di spegnimento all’avanguardia.

Le 26 persone presenti sulla piattaforma sono state evacuate in sicurezza e trasferite su una nave appoggio. Nonostante l’incidente, non si registrano al momento tracce di inquinamento in mare e la Guardia Costiera, in collaborazione con l’Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima (EMSA), sta monitorando costantemente la situazione per escludere qualsiasi rischio ambientale.

Le operazioni di bonifica e verifica della piattaforma proseguiranno nelle prossime ore. Le cause dell’incendio sono ancora al vaglio degli inquirenti.

Per Legambiente la sicurezza dei cittadini e la protezione dell’ambiente non possono essere subordinate agli interessi delle aziende fossili:

«Il grave incendio verificatosi il 22 gennaio 2025 sulla piattaforma petrolifera Rospo Mare B, al largo delle coste tra Termoli e Vasto, ribadisce ancora una volta dichiarano  Andrea De Marco e Silvia Tauro, presidenti di Legambiente Molise e Legambiente Abruzzo i rischi connessi a questi impianti che più volte abbiamo denunciato. Nonostante l’intervento tempestivo delle autorità e l’assenza di sversamenti in mare, sono evidenti ancora una volta i pericoli  nelle infrastrutture legate alle energie fossili, che continuano a minacciare il nostro territorio e la nostra sicurezza. È ora di dire basta: le risorse economiche e politiche vanno indirizzate verso lo sviluppo delle fonti rinnovabili. La sicurezza dei cittadini e la protezione dell’ambiente non possono essere subordinate agli interessi di un sistema obsoleto e dannoso.”

A un anno dall’incendio alla centrale di stoccaggio di gas Stogit di Montalfano a Cupello (CH), è la costa tra Abruzzo e Molise al largo tra Termoli e Vasto a essere ancora una volta messa a rischio dall’incendio verificatosi sulla piattaforma petrolifera Rospo Mare B.

Mentre il  “Decreto Ambiente” del dicembre 2024,  ha ridotto la distanza minima dalle coste per le trivellazioni marine da 12 a 9 miglia nautiche,  aumentando i potenziali rischi per l’ecosistema marino e le comunità costiere, i cittadini restano esposti a rischi costanti e concreti, a causa della massiccia presenza di infrastrutture a fonti fossili e delle numerose attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi, come denunciato un anno fa dalla campagna C’é puzza di gas di Legambiente, proprio da questi stessi territori.

“Le Regioni, a partire dalle nostre, in questo momento devono indirizzare con forza una revisione delle politiche energetiche orientandole verso la tutela dell’ambiente e la salvaguardia delle comunità locali – ribadiscono Tauro e De Marco. – A partire dalle normative regionali sulle Aree idonee per l’installazione di impianti rinnovabili , che proprio in questo momento sono in discussione, è necessario  garantire un futuro più sicuro e prospero per i cittadini e per il nostro prezioso ecosistema adriatico. E  questo deve essere un impegno sostenuto e condiviso da  tutta la politica territoriale, a partire dai Sindaci e dalle amministrazioni locali.”

Fondamentale intanto pretendere che venga portata avanti la dismissione delle piattaforme offshore nelle aree in cui i giacimenti di idrocarburi risultino esauriti o non utilizzabili, garantendo le migliori tecnologie disponibili: i costi di queste operazioni non devono ricadere ancora una volta sulle comunità e sull’ambiente».