CAMPOBASSO _ L’Amministratore Delegato di Poste annuncia che la stessa Azienda diventerà una società di multiservizi. In un processo di rinnovamento e innovamento, la scelta può sembrare lungimirante, anche alla luce del calo della corrispondenza. Ciò che lascia perplessi è il ruolo che si prospetta per i lavoratori. Il Management di Poste che, dietro il solito lauto compenso, deve spiegarci quale è oggi la mansione del dipendente di poste: assicuratore, mediatore d’affari, commesso, informatico, telefonico, e tant’altro, tranne il dipendente postale. Nel corso di quest’ultimi anni – spiega il Segretario della CISL Poste Antonio D’Alessandro -, il ruolo ha subito una continua trasformazione, senza una specifica e qualificata preparazione, ma buttato nella mischia sapendo che il numero farà il risultato. La nuova idea del management di Poste è trasformare i postali in impiegati dell’anagrafe, o semplicemente in impiegati di servizi. Senza sminuire tali professioni, anche se non si è ancora capito di preciso quale sia, ci chiediamo che fine farà la nostra professionalità? Che fine farà Poste?

L’ufficio postale, sino ad oggi, punto di riferimento di ogni cittadino, cosa diventerà? Sono domande che ci poniamo e che, soprattutto, poniamo, ma senza avere una chiara e precisa risposta. Ciò che preoccupa – continua Antonio D’Alessandro – è la percezione della mancanza di un vero piano economico, e che si vada avanti a tentoni. Si chiudono o non si chiudono gli uffici? Si rimodulano o non si rimodulano? Il management è alla finestra aspettando che le soluzioni le trovino gli altri, mentre loro sono attenti solo ai propri ricchi emolumenti. Aspettano proposte dagli enti, di ricchi investimenti da parte degli stessi per tenere aperti uffici non remunerativi, ma ci chiediamo: che fine hanno fatto gli utili milionari degli ultimi anni? Che investimenti ci sono stati da parte dell’azienda? E per favore non parliamo degli investimenti nel settore informatico visto i risultati che stanno dando!!! Il calo della corrispondenza sta generando, secondo l’azienda, esuberi nel recapito, ma sul problema si nicchia, anzi si danno solo numeri. Ci chiediamo – conclude Antonio D’Alessandro – se il management, tra un premio e l’altro, ha studiato un piano di riconversione di questi lavoratori, un piano serio e non sterile o di facciata, e di uscire presto da questa situazione di impasse, senza lasciarli nel limbo dell’incertezza e della preoccupazione. A quando qualche risposta?

Il Segretario Territoriale Antonio D’Alessandro

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