TERMOLI – Assolto dal Tribunale di Larino il maresciallo dei Carabinieri Salvatore Giannino, trovato nel 2009 con alcuni fucili nel giardino di casa, frutto di sequestro a rapinatori, che aveva dichiarato di aver distrutto, ma che ancora non conduceva in un’officina della città. Per la carabina da competizione che non gli è stata trovata materialmente in casa ma che secondo l’accusa avrebbe fatto lo stesso percorso, Giannino è stato prosciolto da ogni addebito.

Lo ha deciso ieri mattina il giudice Vezzi a conclusione del rito abbreviato, accogliendo le tesi della difesa, portate avanti dagli avvocati Giuseppe Mileti e Ruggero Romanazzi. Il procedimento penale odierno rappresenta uno stralcio di un altro processo sempre per le armi trovate nella sua proprietà per le quali, in primo grado, è stato condannato a tre anni di reclusione.

Il rito abbreviato di oggi fa riferimento ad una carabina da competizione che, secondo l’accusa, avrebbe subìto lo stesso destino degli altri due fucili, ovvero prima condotta in abitazione dallo stesso e successivamente distrutta. L’arma in questione, però, non fu trovata nella sua proprietà. 

Giannino fu arrestato il 24 giugno del 2009 dai colleghi del comando Carabinieri di Termoli, dove lo stesso prestava servizio, con le accuse di peculato, falso e trasporto di armi clandestine.

Finì al centro di un provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari in quanto aveva sottoscritto gli atti di distruzione delle armi ma di fatto gli furono trovate nell’aiuola di casa sua perché avrebbe dovute condurle alla distruzione il giorno dopo presso un’officina autorizzata.
Attualmente il maresciallo, dopo un periodo di sospensione, è tornato in servizio presso il comando legione di Campobasso.

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