
La dirigenza nazionale che guiderà il partito molisano fino alle primarie del 25 ottobre potrà fare poco o nulla se persisteranno divisioni, arroccamenti e scontri interni infiniti. E chiunque si candiderà e vincerà le primarie per la segreteria regionale si troverà di fronte un muro invalicabile se non si fanno uno o più passi indietro da parte di tutti con un generale bagno di umiltà. Per questo in ore così concitate non serve il posizionamento tattico né è utile inseguire soluzioni legate a tale o tal’altro dirigente, il PD in Molise ha un futuro se recupera la capacità di giocare in squadra unendo tutte le energie possibili e motivando all’impegno coloro che da troppo tempo si sono chiusi in casa allontanandosi dalla politica attiva. Solo un gruppo dirigente coeso e solidale potrà, nel pieno rispetto del pluralismo interno, rilanciare il Partito Democratico Molisano.
Nessun individuo, commissario o segretario che sia, nazionale o locale, sarà in grado da solo di aprire i circoli comunali, radicare il PD sul territorio, riallacciare i rapporti con sindacati, imprese e amministratori, cucire nuove alleanze e definire una strategia vincente per le prossime scadenze elettorali. Nulla di nuovo sotto il sole, già Antonio Gramsci 90 anni fa teorizzava giustamente che i più deboli hanno una sola possibilità per sconfiggere i più forti . E tale ipotesi era, è, e sarà sempre : “ Organizzarsi e unirsi in un partito “. Quando si abbandona questo solco storico, ci si disgrega e si copia l’avversario, si va incontro a sicure e ripetute sconfitte.
Michele Petraroia