CAMPOBASSO _ Un Mondo più giusto non si costruisce con la guerra. La comunità internazionale ha assistito per giorni ai massacri di Gheddafi senza muovere un dito. Quando gli insorti erano alle porte di Tripoli e si aspettavano il sostegno delle Nazioni Unite nessuno ha ritenuto di agire. Gli strumenti di pressione in mano alle diplomazie erano molteplici e non necessariamente si doveva far ricorso alle armi per fermare Gheddafi. Improvvisamente partono i bombardamenti prima della dichiarazione di guerra. L’Italia si ritrova con un conflitto bellico dentro casa che non sappiamo come evolverà. Possibile che le morti di civili e di soldati in IRAQ e nell’AFGHANISTAN non ci abbiano insegnato nulla ?
Anche in quei casi si sosteneva che in pochi mesi si sarebbero rimossi i regimi dittatoriali in favore di sistemi democratici. Vanno fermate le azioni militari. Tornino a parlare le diplomazie e ci si impegni per far tacere le armi. Le potenze occidentali che hanno scatenato la guerra pensano più al petrolio che alla salvaguardia della popolazione libica e si ha la sensazione che l’Italia si è accodata per sedersi al tavolo della spartizione post-bellica. Ma il nostro Presidente del Consiglio non gli ha baciato la mano qualche mese fa ? Non lo ha riverito sotto la tenda in Libia e a Roma ? Non ha assistito divertito, ai buoni uffici dell’agenzia che reclutò centinaia di ragazze italiane che dovevano far compagnia a Gheddafi ? Accolgo il monito dell’Arcivescovo di Campobasso e parteciperò alla veglia di pace del 24 marzo prossimo. Solo se affermiamo la cultura della pace riusciremo a costruire risposte semplici per problemi complessi. Il ricorso alle armi è sempre una sconfitta per la democrazia.
Michele Petraroia