Per un bizzarro processo di metamorfosi mentale, i termini del nostro linguaggio acquistano valori mutevoli non solo in relazione alle circostanze, ma addirittura per via dei soggetti che li pronunciano o delle individualità con le quali vanno a relazionarsi.

Nelle più imbarazzanti eventualità, viene universalmente convenuto come la parola sia un mezzo di comunicazione estremamente imperfetto. Infatti – a titolo di esempio -, se una ragazza di modesta estrazione sociale mostra esagerata propensione per i rapporti con l’altro sesso, viene subito etichettata con un termine irripetibile. Ma se autrice di analoghi comportamenti dovesse risultare una “Signora” più altolocata, oppure di personalità emergente, allora si dirà al massimo che essa è “disinibita”. Allo stesso modo tanti discorsi opinabili – che pronunciati da personaggi oscuri sarebbero generalmente disapprovati – vengono troppo spesso giustificati con l’etichetta di “provocazione” se la bocca che li proclama è quella di un individuo di notorietà pubblica.
L’anomalìa suddetta si manifesta in misura macroscopica nelle attività umane di maggiore risalto mediatico – quali la politica, la musica, lo spettacolo, ecc. – la cui eco si propaga molto più a lungo attivando una luce il cui riverbero acceca l’uomo comune. Ne abbiamo sperimentato una dimostrazione – e stiamo tuttora vivendone gli effetti – con le clamorose iniziative assunte negli ultimi tempi dal Sindaco delle Isole Tremiti Giuseppe Calabrese.
Nell’affollato coro di commenti sollevati dall’annuncio di una gara per la vendita all’incanto dell’isola di Pianosa, ha lasciato noi pure “incantati” – ci si perdoni il bisticcio di parole – veder scendere in campo perfino uno degli ospiti più illustri del minuscolo arcipelago, un cantautore famoso che in quell’area possiede due case, una a San Domino e l’altra a San Nicola. Purtroppo non lo ha fatto per deprecare “il grande bluff”, quello che si potrebbe considerare probabilmente un colpo di coda, l’ultima tentativo astuto di un eventuale istinto di protagonismo non solo politico. Al contrario, ha ritenuto di dover dare una mano a chi viene duramente contestato da una parte della popolazione.

Che sia una notizia vera o una provocazione, l’annuncio del sindaco mi piace” – questo il commento all’ADNKRONOS di Lucio Dalla. “Qualunque iniziativa – continua – serva a smuovere la situazione di abbandono e indifferenza da parte delle istituzioni, che si trascina da anni, per me è positiva”. Il cantautore bolognese, che alle Tremiti ha dedicato alcuni brani famosissimi del suo reportorio (da ‘La casa in riva al mare’, per citare la più famosa, a ‘Luna Matana’) ed ha allestito anche uno studio di registrazione, non avrebbe nulla in contrario anche se ad acquistare Pianosa, come si vocifera, fosse il leader libico Gheddafi: “Gheddafi mi sta pure simpatico -dice Dalla- e chiunque arrivi alle Tremiti per portare attenzione e denaro è il benvenuto. Sono decenni che gli abitanti delle Tremiti sono abbandonati a loro stessi. Io amo moltissimo quei luoghi, ci vado dagli anni ’70 e mi piange il cuore vederli stravolti dall’incuria”.

A questo punto, se uno spontaneo sentimento solidale nei confronti del sindaco potrebbe apparire – specialmente da parte del cantautore – per mille ragioni più che comprensibile, molto più ostica sembra risultare una condivisione di quell’asserita “simpatia” per un personaggio il cui profilo risulta spesso (non è dato di sapere con quale fondamento di assoluta certezza) oltremodo chiacchierato quale portatore di un’immagine inquietante per molti, segnatamente nell’ambito delle Tremiti. Terrorizza molta gente lo spauracchio di ritrovarsi quel soggetto impianta stabile, addirittura padrone, nell’amata terra domestica. Una volta stabilitosi, diverrebbe certo irrimovibile. Chi mai sarebbe capace di liberarcene?

Per questo mi permetto di esprimere con ammirato riguardo a Lucio Dalla una riflessione che scaturisce spontanea. Penso che anche lui abbia voluto in qualche modo rendersi protagonista di una provocazione. Se così non fosse, dovrei dichiararmi dell’opinione che, per un cantante del suo calibro, sia una stecca imperdonabile. Il che risulta semplicemente impensabile.

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9 Commenti

  1. L’ARTISTA E’ UOMO PUBBLICO
    LUI HA GRANDI RESPONSABILITA’
    Lucio Dalla è artista straordinario, seguito da folle di ammiratori.
    Proprio per questo, quando parla, la sua voce acquista la medesima potenza dei versi musicali urlati dal palcoscenico per la delizia del pubblico.
    Una personalità come la sua riveste, accanto all’indiscutibile vantaggio di tanti privilegi, anche qualche obbligo. Come quello di meditare sui possibili effetti delle opinioni rilasciate.

  2. UN MOSTRO INTOCCABILE?
    In un frangente così delicato, sinceramente non capisco se si cerchino le opinioni oppure il coraggio di esprimerle.

    Alcuni ragazzi fanno un sondaggio che rimette stranamente in discussione la contrarietà assodata dei tremitesi ad alienare un pezzo di territorio comunale.
    Ma poi chi azzarda in pubblico un parere sull’estemporanea dichiarazione del mostro Lucio, divenuto intoccabile?
    Qualunque cosa dica, qualunque atto compia, il personaggio va lasciato stare.
    Da questo lato il cantautore è molto più potente del Sindaco, incessantemente sotto tiro da parte degli avversari.

  3. IMPARIAMO A PENSARE
    Forse ci dimentichiamo che Lucio Dalla, oltre che cantautore, attore, regista, professore universitario,centauro, è, Benedetto Iddio, un UOMO.
    Forse ci dimentichiamo del fatto che a Lucio Dalla, di essere cantautore, attore, regista, eccetera eccetera, non glie ne è mai fregato niente.
    A Lucio interessa essere prima di tutto una persona, solo che per un accidente celeste, si è ritrovato ad essere un angelo.
    Avrà pure il diritto quest’uomo di esprimere le sue opinioni, come noi tutti o no?
    Le parole rappresentano la libertà di chi le pensa, scrive e pronuncia e la schiavitù di chi se ne lascia, a leggerle o ascoltarle, travolgere.
    Lucio Dalla pensa che non ci sia niente di male ad avere Gheddafi a Pianosa.
    La Signora tal dei tali che ha scritto (ottimamente, da un punto di vista stilistico) l’articolo qui sopra, evidentemente dissente.
    Benissimo. Vede Signora? Lei e Lucio Dalla siete uno ad uno. Anzi, uno a due.
    Perchè anch’io, prima ancora di conoscere l’opinione di Lucio sul fatto, pensavo che non vi fosse niente di male.
    Se non altro, d’estate, al signor Gheddafi, tra un caffè ed un altro al Diomede, potremo chiedere le sue motivazioni. Se non altro, d’estate, avremo qualcosa di nuovo da ascoltare.
    Credo che ognuno di noi sia famoso. Se fa del centro dei suoi pensieri e non del centro dei pensieri di un altro, il perno del proprio moto.
    E questo Lucio, lo va trasmettendo da anni. Anche se rischia dai più, di essere frainteso, di esere bollato come volgioso di stupire.
    Lucio non è voglioso di stupire. Lucio stupisce. Perchè segue dannatamente se stesso.
    IMPARIAMO L’AUTONOMIA DI PENSIERO. GENERIAMO PENSIERI NUOVI. ANZICHE’ STAGNARE NEL RETORICO E FINE A SE STESSO CRITICISMO.
    E basta a metter reggitette al vento….

  4. BATTIATO PER IL FAI, UN ESEMPIO DA SEGUIRE
    L’ESEMPIO DI BATTIATO
    Dovrebbe insegnare molto l’iniziativa di Franco Battiato per il FAI. Una tappa speciale nella tournèe 2009 dell’artista, che è andato ad esibirsi in uno dei maggiori teatri d’Italia per sostenere il FAI – Fondo Ambiente Italiano, nella sua opera di tutela e valorizzazione dell’arte e della natura italiane. Infatti la sera di mercoledì 25 marzo scorso, Franco Battiato è salito sul palco del prestigioso Teatro Massimo di Palermo per un concerto a favore della Fondazione. L’intero ricavo della serata è stato devoluto per mantenere vivo e aperto a tutti il Giardino della Kolymbetra, autentico gioiello archeologico e agricolo situato nel cuore della Valle dei Templi di Agrigento, affidato al FAI in concessione dalla Regione Sicilia fin dal 1999.
    Sarebbe auspicabile che alle Isole Tremiti si tralasciassero esagitati osanna a improbabili e ricchissimi angeli per prendere esempio dall’evento Battiato e organizzare in loco parecchie iniziative analoghe, con l’auspicabile risultanza di benefici effetti.
    Lo scenario non mancherebbe: l’atmosfera di San Nicola si rivela sempre unica per la scenografia coinvolgente. Non servono certo avidi colonizzatori africani.
    Chi strombazza roboanti proclami di personale dedizione al bene dell’arcipelago, dispone forse di sostanziose risorse come pure di strumenti utili a scongiurare una possibile bancarotta.
    Servono fatti tangibili, non sterili chiacchiere o, ancor meno, chiassose grida megafonate con scarsa riflessione.

  5. IMPARIAMO A PENSARE, IMPARIAMO A PARLARE, IMPARIAMO A SCRIVERE
    Per madidelRe
    Il CRITICISMO (tutt’altro che retorico e non certo fine a se stesso) è la dottrina filosofica
    inaugurata dal pensatore Immanuel Kant con le sue opere principali, “Critica della Ragion
    pura” e “Critica della Ragion pratica”.
    Detto autore fu anche inventore del termine in questione con cui battezzò la propria nuova
    linea di pensiero.
    Con essa il filosofo tedesco intendeva contrapporsi al Dogmatismo per dimostrare innanzi tutto le possibilità e i limiti della ragione nel cammino della conoscenza razionale, fuori da ogni realtà metafisica.
    Il criticismo kantiano si proponeva inoltre d’individuare le forme o leggi a priori, costitutive della ragione, che rendessero possibile la scienza come sapere oggettivamente valido.
    Un’estensione volgare del termine raramente usata e non del tutto corretta ridurrebbe il
    senso della parola a quello improprio, estremamente vago e sbrigativo, che parrebbe voler intendere il nostro aspirante professore del 15 luglio.
    Ma non è italiano forbito, tanto meno dotto, neppure logicamente pensato.
    Bisogna sempre accertare l’esatta conoscenza del linguaggio che s’impiega.
    Altrimenti, come si suol dire, uno non sa quel che dice.
    PRIMA DI SALIRE IN CATTEDRA , DOBBIAMO SEDERE SUL BANCO DI SCUOLA

  6. LUCIO DALLA ha voluto forse richiamare attenzione per le Tremiti
    LUCIO DALLA intendeva probabilmente unirsi all’urlo disperato degli abitanti che temono i facili conquistatori al pari della bancarotta, l’impietoso smembramento del territorio al pari dei cumuli d’immondizie, il deserto culturale al pari della fuga di turisti. Lo ha fatto a modo suo, quasi un nuovo canto struggente ispirato sempre più a Caruso.