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TERMOLI – In merito alle dichiarazioni rilasciate dall’Assessore all’urbanistica del comune di Termoli Pino Gallo all’emittente televisiva pubblica in data 12.01.2015 è necessario portare all’attenzione della cittadinanza alcune doverose e necessarie precisazioni: L’assessore afferma che “…..la proposta di referendum sul cinema Adriatico e’ la prima proposta di referendum espropriativo in Italia…..”
FALSO, il quesito referendario propone l’acquisizione dell’ex cinema Adriatico e non l’esproprio. Difatti quest’ultimo è solo uno dei tanti istituti giuridici finalizzati all’acquisizione pubblica di immobili al pari di permuta, compravendita ed altri, ad oggi l’unico bene ESPROPRIATO è il diritto dei cittadini alla parola. L’assessore afferma anche che “……nel nostro programma elettorale c’era proprio il tunnel e la riqualificazione dell’area S. Antonio….”
FALSO, come si evince dal programma elettorale del sindaco Sbrocca depositato presso la segreteria del Comune di Termoli, non vi è traccia ne’ della riqualificazione dell’area di Piazza S. Antonio ne’ tanto-meno del tunnel; inoltre è opportuno sottolineare che se pur fosse vero che gli elettori dell’attuale amministrazione fossero stati messi a conoscenza della riqualificazione dell’area di piazza S. Antonio, Pozzo dolce e annessa realizzazione di un tunnel (e sfidiamo l’assessore Gallo a dimostrarcelo con documenti alla mano), staremmo parlando di circa 6000 elettori termolesi su 18000 aventi diritto, un numero di gran lunga inferiore rispetto alla maggioranza dei cittadini termolesi; L’assessore afferma che “….un’altra cosa importantissima da dire ai cittadini e’ che il referendum costerà circa 180.000 euro che verranno sottratte al bilancio ordinario del comune.….”
VERISSIMO, aggiungiamo che i cittadini che si sono costituiti nei due comitati civici difendono con fermezza l’Istituto referendario il quale è un diritto sacrosanto sancito dalla Costituzione italiana, l’espressione democratica della volontà dei cittadini NON HA PREZZO. Inoltre l’attuale amministrazione comunale si è macchiata di una grave lacuna in relazione ad un dovere istituzionale: non ha inserito in bilancio il costo per un eventuale referendum quindi se qualcosa è stato sottratto dal bilancio comunale è esclusivamente il capitolo di spesa che impegna i fondi per l’espletamento dell’Istituto referendario.
E se pur le casse comunali fossero vuote cogliamo l’occasione per invitare la giunta ed il consiglio comunale tutto a tagliarsi lo stipendio, sarebbe un nobile gesto votato all’apertura nei confronti della partecipazione attiva e diretta dei cittadini termolesi alla vita politico-amministrativa della propria comunità.
Comitato referendario
partecipaTErmoli
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