TERMOLI _ Gli onorevoli IdV Antonio Di Pietro e Anita Di Giuseppe hanno presentato un’interrogazione al ministro delle politiche agricole , alimentari e forestali circa la grave situazione in cui versa il settore pesca, in particolare molisano, fortemente penalizzato dall’attuale sistema che regola il fermo biologico.

Di Pietro e Di Giuseppe intendono sapere se e quali provvedimenti intenda assumere il Governo a tutela del comparto della pesca molisano ma, più in generale, anche delle marinerie interessate nel bacino adriatico centro settentrionale, al fine di effettuare il fermo biologico in tempi e zone diverse, anticipandolo ai mesi primaverili.

Il fermo biologico rappresenta certamente una misura indispensabile per la tutela del mare e della fauna marina, ma il risultato più evidente della paralisi nel mar Adriatico è il venir meno del pescato di quelle acque, che costituisce circa la metà della produzione nazionale. Il decreto ministeriale del 14 luglio 2011 stabilisce, per quanto riguarda le imbarcazioni iscritte nei compartimenti marittimi da Trieste a Bari, un periodo di arresto temporaneo alle attività di pesca di 60 giorni, decorrente dal 1o agosto 2011, con possibilità, demandata alle regioni di prolungare il fermo, ma non di variarlo a seconda delle diverse specificità territoriali ed ambientali.

Il malcontento, tra gli operatori ittici si è fatto sentire anche quest’anno, non solo per il modo in cui viene effettuato il fermo biologico, ma anche perché, ancora una volta, non sono stati inseriti all’interno del riparto per gli indennizzi. Da tempo infatti la marineria termolese e gli operatori ittici protestano contro il provvedimento rivendicando un fermo biologico effettuato in tempi e zone diverse. Il fermo biologico così come effettuato arreca danni economici, lasciando anche il territorio a corto di prodotti ittici nel periodo di maggiore richiesta, proprio nel periodo di maggiore afflusso turistico. Succede così, che anche i grossisti vanno alla ricerca di altri mercati e comperando pesce in Albania e in Croazia. Tutto ciò a danno dell’economia locale. Molto più opportuno sarebbe invece poter effettuare, per il tratto di mare delle coste termolesi, il fermo nei periodi effettivi di riproduzione delle specie di prodotto locale, anticipandolo quindi nei mesi primaverili.

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