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Luigi Velardi
TERMOLI _ L’Assessore all’Ambiente della Regione Molise, Luigi Velardi, prende posizioni sulle iniziative di ricerche del petrolio nell’Adriatico. “Ho scritto al Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, invitandolo a rivedere la decisione di consentire ricerche petrolifere nell’Adriatico ed in particolar modo nelle vicinanze delle Isole Tremiti. Mi sono rivolto, inoltre, ai vertici del mio Partito con una lettera al segretario nazionale Cesa ed al Leader Casini, invitandoli a nome personale, del governo regionale, dello stesso partito UDC del Molise e di tutti i molisani di chiedere con forza al governo Nazionale di soprassedere a questa iniziativa che arrecherebbe un danno inestimabile anche al Molise, giacché Termoli è il porto più importante e che riceve le maggiori richieste di trasporto per e dalle Isole Tremiti”.

“Su questa iniziativa, prosegue l’Assessore Velardi, ho scritto e solidarizzato con la Regione Puglia attraverso una mia lettera al capo gruppo UDC alla Regione Puglia, l’amico Salvatore Negro. Ho, inoltre, chiesto al Capogruppo UDC alla Regione Molise, Pippo Sabusco, di intraprendere, anche con il mio appoggio, ogni iniziativa per scongiurare questo evento infelice.

Ho garantito, infine, al Sindaco di Termoli, Antonio Di Brino e al Commissario Prefettizio del Comune di Tremiti tutto il mio sostegno e la disponibilità a partecipare ad iniziative pubbliche che decidessero di intraprendere, in questa intrepida azione di arginamento di un evento certamente di grande nocumento per la sopravvivenza del nostro meraviglioso arcipelago”. Conclude Velardi “Non mi fermerò a questa prima iniziativa, e sono certo che quando il risentimento è di tutti, tutti sapranno offrire il proprio contributo ed allora non sarà impossibile scongiurare questa che è una vera e propria sciagura ambientale”.

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1 commento

  1. caro signor Velardi, sono contenta dell’iniziativa presa, ma come ben sa una lettera non serve a nulla, ma bisogna appellarsi alla LEGGE, se è vero che volete fermare veramente le ricerche per gli idrocarburi consiglio vivamente a tutti i politici di agire come ha fatto il Veneto. Lo scorso 1° agosto la Regione Veneto, con delibera consigliare n.105 1, ha deciso di presentare alle Camere una proposta di legge per vietare la prospezione 2, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nelle acque dell’Adriatico, prospicienti le Regioni Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia, coinvolgendo queste ultime nella presentazione di una proposta affine.
    L’iniziativa è volta a proteggere l’inestimabile valore dell’ “oro blu”, cioè del mare, messo a repentaglio dalla crescente e spasmodica ricerca dell’ “oro nero”, il petrolio, nei nostri mari. La Regione Veneto, dunque, muovendo dai dossier di Legambiente e WWF in materia, ha esercitato la propria potestà, ex art. 121, 2°c., Cost. 3 al fine di sensibilizzare il legislatore al diritto irrinunciabile della salute del Mar Adriatico.
    Punti della proposta. La Regione Veneto chiede l’assoluto divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nelle acque dell’Adriatico, prospicenti le Regioni su indicate, nonché l’estensione di detto divieto anche ai procedimenti autorizzatori avviati e non conclusi alla data di entrata in vigore della legge, fatti salvi i permessi e le autorizzazioni già accordati, fino all’esaurimento dei relativi giacimenti.
    Dette richieste trovano un forte punto di riferimento normativo nella L.n. 134 del 07/08/2012 4, di conversione del Dl. 83/2012 (Dl. “Crescita”) 4, recante disposizioni urgenti per la crescita del Paese, tra cui norme in materia di energia. A tal proposito, la legge citata modifica il comma 17 dell’art.6 del Dlgs 152/2006 (T.U.A.) 5, il quale, disponendo in tema di VAS (Valutazione Ambientale Strategica) sui programmi di impatto ambientale, stabilisce che, ai fini di protezione dell’ecosistema marino, sono vietate le attività di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, nel perimetro delle aree marine e costiere protette dalla legge, a qualsiasi titolo, per scopi ambientali. Il nuovo comma 17, risulta ancor più rigido perché vieta le attività relative a olio e gas, se effettuate nelle zone di mare comprese entro le 12 miglia dalle linee di costa, lungo l’intero perimetro costiero nazionale. Mentre prima il limite era di 5 miglia di distanza. Sono fatte salve le attività già autorizzate e finalizzate a migliorare le prestazioni degli impianti di coltivazione e sono ammesse anche le trivellazioni, solo se effettuate a fronte di opere esistenti, secondo i limiti di produzione ed emissioni previsti da programmi già approvati. Dette autorizzazioni devono essere rilasciate dall’Ufficio Nazionale Minerario per gli idrocarburi e la geotermia.