Campobasso, fine anni ‘ 50. L’on. Girolamo Lapenna Segretario CISL, parla ai lavoratoriTERMOLI _ Nel 1945 le condizioni economiche dei molisani peggiorano non si intravedono segnali di miglioramento, perciò,in primavera, la situazione economica continua ad aggravarsi. Si fa poco per interrompere la piaga dilagante del mercato nero, né arrivano gli aiuti promessi dalle varie autorità che si avvicendano nella Provincia.   Se a questa oggettiva difficoltà economica si aggiunge la mancanza di un cambiamento della classe dirigente, si fa ben presto a comprendere il continuo susseguirsi di atti di ribellismo popolare che pervadono l’intera provincia a partire dall’8 settembre. Non vi è comune che non sia invaso e incendiato. Le popolazioni molisane, e in particolare quelle che abitano nei grandi centri, soffrono ancora di più la fame ed la disperazione. Ma nonostante questo stato di assoluta degenza e di smarrimento in Molise, ed in Italia, dopo oltre venti anni, la festa del lavoro torna ad essere celebrata il primo di maggio. Il 1° maggio del 1945 viene anche inviato dalla Direzione nazionale del PCI a Campobasso Gabriele De Angelis.

Questo giovane, abruzzese di nascita e friulano di adozione, prende immediatamente le redini del partito nel Molise. Visti i ritardi del Partito Comunista molisano, la Direzione nazionale gli affida il compito di organizzare e di orientare le politiche dello stesso partito, secondo le decisioni della svolta di Salerno impressa da Palmiro Togliatti: compito sicuramente arduo e difficile; sono molte le resistenze che incontrerà, ma comunque riuscirà, in questa prima fase di vita del Partito Comunista, a dare una decisiva svolta politica e organizzativa. Proprio per queste ragioni i comunisti nella provincia sono quelli più attivi sia sul piano politico che sindacale.

Sull’attualità della festa del lavoro si soffermano in molti e in particolare i giovani comunisti, i quali attraverso il loro giornale “Riscatto” auspicano che il 1° Maggio torni ad essere veramente una festa di popolo: di un popolo che lavora “disciplinato e silenzioso, opera anche tra innumerevoli difficoltà, per la rinascita di tutto quello che l’odio, il sangue, la morte, hanno travolto nell’uragano della guerra”. I giovani comunisti, nell’augurare che questo 1° Maggio sia ancora una giornata “di fede e di passione”, ritengono che sia soprattutto una giornata di “commozione profonda”, in considerazione del fatto che ci sono ancora tanti lavoratori che difendono le loro fabbriche con le armi. Essi sostengono ancora che, proprio per questi atti di eroismo, non vi fu mai “un primo maggio glorioso come questo, che mai come oggi gli italiani celebrano più degnamente il giorno sacro ai lavoratori: perché oggi nello sventolio delle bandiere e nel canto che dal cuore di tutti sorge spontaneo e gioioso, non vi è soltanto la speranza di un domani migliore o il grido della rivolta contro gli eterni oppressori, ma vi è la certezza e la consapevolezza della propria forza, vi è l’esaltazione più grande della virtù del lavoratore, che si immortala nel sacrificio e nella gloria di eroismi senza pari”. Il ritorno della festa del lavoro nella provincia viene festeggiato un po’ ovunque. Si segnalano all’attenzione dell’opinione pubblica molti centri, nei quali si registra molto fermento e attesa per la ricorrenza. I responsabili dell’ordine pubblico, però, sono in allarme. C’è una certa preoccupazione che in alcuni centri, in occasione della rinata festa del lavoro, le manifestazioni possano degenerare.

Le forze dell’ordine concentrano la loro1° Maggio 1953.Campobasso. Sfilata dei Carri dei Ferrovieri della CGIL attenzione particolarmente sulla città di Campobasso; essi raccolgono delle voci, circolate tra i simpatizzanti e gli iscritti al Partito Comunista, secondo le quali per questa occasione ci sarà una imponente manifestazione, con la sfilata di un corteo per le strade della città, e che se al suo passaggio qualche cittadino non si toglierà il cappello davanti alla bandiera, che sfilerà in testa al corteo, sarà assalito e malmenato. Disordini si temono anche in centri minori: Campomarino è uno di questi. In questo vivace comune, con una forte presenza bracciantile e operaia disoccupata, la polizia teme i disordini. La causa di questa preoccupazione è per il ritrovamento di scritti murali dal seguente tono: “Morte ai fascisti, Morte ai Pescicani, Morte agli Assassini…” Nonostante le preoccupazioni della polizia, la giornata del primo di maggio del 1945 viene festeggiata ovunque e si svolge in modo pacifico, in un clima di fratellanza e di solidarietà tra i partecipanti e i cittadini. Da Agnone a Isernia, da Campobasso a Termoli e Larino, i lavoratori e i cittadini scendono in piazza, in corteo: ovunque è una festa. Tutti i partecipanti inneggiano e cantano gli inni dei lavoratori, ascoltano i rappresentanti delle rinate Camere del lavoro e dei partiti politici.

Larino, attivo centro del basso Molise, è in pieno fermento sociale e politico; qui la festa del 1° Maggio è organizzata con cura, il programma è molto variegato e il comitato organizzatore ha previsto manifestazioni sportive, politiche e sindacali. Sin dal mattino, con inizio alle 9,30, si svolge una gara podistica che vede l’entusiastica partecipazione di molti giovani larinesi. Un’ora dopo questa seguita gara sportiva, iniziando dalla Camera del lavoro, intitolata al martire del sindacalismo italiano Bruno Buozzi, parte un imponente corteo che va, dopo aver sfilato per le strade della città, a deporre una corona di alloro al Monumento ai Caduti. “Il lavoratore”, nell’esaltare il rigore morale, la coerenza politica e l’antifascismo dei dirigenti sindacali e dei politici, protagonisti della giornata, riferisce che “Il compagno Paolo De Simone, del Partito Comunista, pronunziò brevi, belle parole inneggiando al sacrificio di tutti i morti patrioti e soldati eroi del nuovo Risorgimento Italiano”. Dopo questa prima cerimonia, l’enorme corteo si sposta in piazza Duomo. Qui, un altro noto antifascista e dirigente sindacale, Pardo Petti, socialista, ricorda ai numerosi astanti il significato della giornata del 1° Maggio definendola come “festa del lavoro onesto e virtuoso” e inneggia ai lavoratori italiani che, secondo lui, contribuiscono a “sanare le ferite della nostra patria”. Aggiungendo, poi, che “con la liberazione dell’Italia del Nord da parte dei partigiani, delle Armate Alleate e delle regolari truppe Italiane, spunta una nuova alba di concordia e di pace”.

In questo “maggio ridente”, come lo definisce il giovane socialista e nuovo direttore de “Il lavoratore”, Adolfo Colagiovanni, tutti gli oratori, oltre che ricordare il significato della festa del 1° Maggio per i lavoratori, ricordano il sacrificio di sangue che tantissimi hanno dato per la ritrovata libertà e per le prospettive future del paese, che secondo gli oratori socialisti e comunisti “dovranno fondarsi sui principi di libertà e giustizia, i cardini ispiratori per una repubblica nuova e socialista”. Per Colagiovanni questi sono anche i nuovi principi da affermare tra le masse lavoratrici, che hanno ispirato “i martiri del primo e secondo Risorgimento” per liberare l’Italia dal nazi-fascismo. Si segnala, per partecipazione popolare, anche la manifestazione di Gambatesa. In questo comune, così come accade in quasi tutti gli altri, i dirigenti dei due partiti della sinistra socialista e comunista organizzano una manifestazione. Un grandioso corteo con bandiere dei due partiti e con il tricolore sfilano, al canto degli inni dei lavoratori, per le principali strade. Dopo la sfilata la folla si raduna sotto la neonata sede del Partito Comunista per ascoltare le parole dei segretari dei due partiti della sinistra. Indubbiamente la manifestazione più significativa, sotto il profilo politico e della partecipazione, si svolge a Campobasso. Le cronache giornalistiche del tempo ricordano che sin dalle prime ore del mattino i lavoratori, i cittadini di Campobasso e dei comuni limitrofi, “con volto gioioso, da cui traspare manifestamente una interna commozione”, affluiscono alla sede della Camera confederale del lavoro.

Da qui parte un lungo corteo che sfila per le strade principali della città. Dirigenti sindacali e politici, con il prefetto Veneziale, il sindaco Impallomeni e il presidente della Provincia Grimaldi e tante altre autorità civili, preceduti da una marea di bandiere rosse e tricolore, al canto di inni dei lavoratori e patriottici si recano in piazza Prefettura. Di questa indimenticabile festa di popolo si ha ancora oggi un nitido e commovente ricordo Questa prima indimenticabile manifestazione dei lavoratori molisani, nel secondo dopoguerra viene descritta anche da “Il lavoratore”: sostenendo che “Lo spettacolo è imponente, mentre lungo la strada sfilano le forze del popolo, che si ingrossano sempre di più fino ad assumere l’aspetto di una marea”. Nel riportare la cronaca di questo 1° Maggio, il giornalista de “Il Giornale del Molise” mette in evidenza un aspetto significativo di quei giorni, ovvero “la coincidenza con l’eroica liberazione dell’Alta Italia, da parte dei nostri valorosi partigiani, che hanno dimostrato come i lavoratori e popolo siano un’indissolubile unità”. Sul balcone della Prefettura, il segretario della Camera confederale del lavoro, Rosiello, “con passione” e mettendo in evidenza i problemi dei lavoratori molisani, pronuncia un seguito e applaudito discorso.

Dopo l’apprezzato discorso di Rosiello,prende la parola un vecchio operaio antifascista, il comunista Federico De Gregorio, uomo molto noto e amato a Campobasso per la rettitudine morale e la coerenza politica,. De Gregorio, nel suo discorso alla folla entusiasta e traboccante di piazza Prefettura, dapprima rievoca gli anni della galera fascista e delle sofferenze subite e poi esalta il lavoro umano e inneggia alla riconquistata libertà. Poi, con un colpo di teatro, ancora oggi ricordato dai campobassani, fra il commosso entusiasmo del popolo, si toglie la camicia bianca che indossa, cosicché mostra la camicia rossa, indicando così a tutti il simbolo della sua fede; ed è la stessa camicia rossa, che aveva conservato religiosamente durante il ventennio, a rischio naturalmente di feroci rappresaglie.

Questo commovente gesto, come si può facilmente immaginare, manda in visibilio tutta la folla. Terminato il discorso di De Gregorio, la folla chiede insistentemente al prefetto Veneziale di prendere la parola. Il Prefetto, nel suo breve e apprezzato discorso, rivolge un saluto a tutta la cittadinanza e fa un vivo appello: “In questa primavera d’Italia, tutti a fare del lavoro la norma di vita per la ricostruzione della patria riabilitata dall’eroismo dei suoi figli più prodi”17. Alla fine di questo applaudito intervento, la folla si ricompone in corteo e si reca nella sede della Camera confederale del lavoro per poi sciogliersi tra canti e inni del lavoro. Naturalmente gli organizzatori non hanno dimenticato che il 1° Maggio dei lavoratori è anche una festa. Infatti, come era vecchia tradizione, dopo l’esaurimento della parte politica, a sera, per Iniziativa della Camera confederale del lavoro, nel Teatro Sociale, ex-GIL viene rappresentato uno spettacolo. La manifestazione ottiene un successo superiore a qualsiasi previsione.

Gli attori e i cantanti, tutti giovani di Campobasso, si prodigano a intrattenere il numeroso pubblico presente con la recitazione e l’intonazione di canti. Le cronache riportano che si distinsero per brillantezza i comici: “Fornaro, la Maltagliati, la Scialò e la bambina De Angelis dalla voce dolce. Va un elogio – seguita la cronaca giornalistica – ai cantanti Barbieri, Marino, e particolarmente a Saverio Carlone e Mario Oriente, che è stato la rivelazione della serata per la voce melodica ed armoniosa. Ottima come al solito, l’orchestrina del maestro Izzo”.

Antonio D’AMBROSIO
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