Avrei preferito qualche parola su un atteggiamento politico reticente assunto in occasione della marcia contro il Nucleare dove il Cosib ha visto che ad essere isolata è la sua conduzione di Ente ridotto a strumento di potere della regia regionale del centrodestra. In quella occasione è stato smentito dalla enorme partecipazione popolare e persino dalla maggioranza dei Comuni consorziati. Non una parola è stata spesa per i lavoratori che pagano maggiormente l’incertezza della crisi che, nella nostra regione, si avverte maggiormente a causa di aiuti assistenzialistici e non strutturali al sistema industriale.
Non una parola sullo Zuccherificio dove si stanno consumando scene già viste: possibile che un imprenditore non del settore, in un momento in cui il governo nazionale non mantiene le promesse di dare linfa vitale per la sua sopravvivenza, in un momento in cui il prezzo dello zucchero scende e lo stesso produttore delle bietole non è remunerato dal prezzo, decida di investire senza poter contare su altre promesse non scritte? Non un cenno sull’interporto insabbiatosi nel mistero più fitto, su infrastrutture a servizio dell’agglomerato industriale. I lavori sui margini del fiume Biferno sono indubbiamente necessari ma dovrebbero essere maggiormente di competenza di altri enti. Nulla di tutto questo è stato detto. Solo un’euforia che stride con la realtà difficile dei tempi che stiamo vivendo.
Una caduta di stile nel ruolo istituzionale rivestito ma soprattutto, un netto contributo all’immagine deteriorata di quella politica delle fazioni che si serve delle istituzioni. Prefigurando una sicura vittoria alle prossime elezioni termolesi, il centrodestra intende ripristinare nell’alveo naturale il “sistema fluviale” Comune-Cosib. Da tale connubio e da ruoli promiscui di dirigenti e politici di allora, e che sono gli stessi di oggi, sono nate le devastazioni ambientali del territorio. Sono certo che gli elettori termolesi quando saranno nell’urna, sapranno giudicare non solo il passato più recente ma la storia, molto più complessa, di almeno un decennio, in cui l’esperienza Greco è naufragata per mano dei quattro voltagabbana che hanno tradito il compito, affidato in primis dagli elettori, di far dimenticare una pagina triste della vita amministrativa della città originata dal centrodestra.
Giuseppe Vaccaro