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Gli Amministratori in riunione
Gli Amministratori in riunione
TERMOLI _ I sindaci della costa molisana, dell’Abruzzo e della Puglia, le province di Pescara, Chieti, Foggia e Campobasso si sono costituite in comitato per organizzare una serie di iniziative per contrastare le trivellazioni in Adriatico. La costituzione dell’organismo e’ stata decisa a Termoli nel corso della riunione convocata dai sindaci di Termoli, Antonio Di Brino, e delle Isole Tremiti, Antonio Fentini, per discutere di come contrastare il progetto delle ricerche di idrocarburi al largo della costa molisana da parte della Petrolceltic. Il presidente del Parco del Gargano, Stefano Pecorella, e’ stato eletto coordinatore dell’organismo.

Il comitato interistituzionale si riunira’ almeno una volta a settimana per decidere volta per volta le iniziative da intraprendere. Un rappresentante per regione prendera’ parte alle riunioni del comitato cosi’ da snellire il piu’ possibile le convocazioni e garantire riunioni cadenzate.

‘La cosa importante – ha dichiarato Di Brino – era costituire il comitato e mettere in sinergia tutte le rappresentanze istituzionali per coordinare le iniziative che pur arrivano numerose da parte di consiglieri ed assessori ma riteniamo che queste vadano concertate e messe insieme sia per un’azione nei confronti del Governo ma anche per una proiezione verso l’Europa. Il problema non e’ solo italiano, la questione puo’ riguardare l’Europa, potremmo essere contrari e riuscire nel nostro obiettivo ma potrebbero poi spostarsi nei paesi transfrontalieri e quindi il problema rimane al confine e non avremmo risolto il problema”. Nella prima seduta del Comitato si individueranno le strategie necessarie per annullare il provvedimento del Governo.

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1 commento

  1. se è vero che volete fermare veramente le ricerche per gli idrocarburi consiglio vivamente a tutti i politici di agire come ha fatto il Veneto. Lo scorso 1° agosto la Regione Veneto, con delibera consigliare n.105 1, ha deciso di presentare alle Camere una proposta di legge per vietare la prospezione 2, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nelle acque dell’Adriatico, prospicienti le Regioni Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia, coinvolgendo queste ultime nella presentazione di una proposta affine.
    L’iniziativa è volta a proteggere l’inestimabile valore dell’ “oro blu”, cioè del mare, messo a repentaglio dalla crescente e spasmodica ricerca dell’ “oro nero”, il petrolio, nei nostri mari. La Regione Veneto, dunque, muovendo dai dossier di Legambiente e WWF in materia, ha esercitato la propria potestà, ex art. 121, 2°c., Cost. 3 al fine di sensibilizzare il legislatore al diritto irrinunciabile della salute del Mar Adriatico.
    Punti della proposta. La Regione Veneto chiede l’assoluto divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nelle acque dell’Adriatico, prospicenti le Regioni su indicate, nonché l’estensione di detto divieto anche ai procedimenti autorizzatori avviati e non conclusi alla data di entrata in vigore della legge, fatti salvi i permessi e le autorizzazioni già accordati, fino all’esaurimento dei relativi giacimenti.
    Dette richieste trovano un forte punto di riferimento normativo nella L.n. 134 del 07/08/2012 4, di conversione del Dl. 83/2012 (Dl. “Crescita”) 4, recante disposizioni urgenti per la crescita del Paese, tra cui norme in materia di energia. A tal proposito, la legge citata modifica il comma 17 dell’art.6 del Dlgs 152/2006 (T.U.A.) 5, il quale, disponendo in tema di VAS (Valutazione Ambientale Strategica) sui programmi di impatto ambientale, stabilisce che, ai fini di protezione dell’ecosistema marino, sono vietate le attività di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, nel perimetro delle aree marine e costiere protette dalla legge, a qualsiasi titolo, per scopi ambientali. Il nuovo comma 17, risulta ancor più rigido perché vieta le attività relative a olio e gas, se effettuate nelle zone di mare comprese entro le 12 miglia dalle linee di costa, lungo l’intero perimetro costiero nazionale. Mentre prima il limite era di 5 miglia di distanza. Sono fatte salve le attività già autorizzate e finalizzate a migliorare le prestazioni degli impianti di coltivazione e sono ammesse anche le trivellazioni, solo se effettuate a fronte di opere esistenti, secondo i limiti di produzione ed emissioni previsti da programmi già approvati. Dette autorizzazioni devono essere rilasciate dall’Ufficio Nazionale Minerario per gli idrocarburi e la geotermia.