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CAMPOBASSO _ L’imminenza della scadenza elettorale di metà ottobre ci induce a rivolgere molta attenzione anche al taglio dei consiglieri regionali, previsto dalla stangata da 45 miliardi di euro, che in modo tardivo e disperato segue e si somma al decreto “lacrime e sangue” di 15 giorni fa. Una doppia e confusa manovra finanziaria di un governo ormai allo sbando, ostinato a generare ”macelleria sociale” nelle fasce più deboli con nuove tasse, più disuguaglianze e con l’azzeramento di servizi essenziali alla persona ed alle comunità locali. Ma anche una doppia manovra finanziaria dannosa rispetto ai drammatici bisogni di solidarietà, di integrazione sociale e di nuova e duratura occupazione. Insomma, una situazione allarmante ed ingiusta che, pur in una pesante congiuntura, va respinta o quantomeno corretta mettendo nel mirino evasione fiscale e rendita patrimoniale come la Cgil ed il mondo sindacale stanno opportunamente rivendicando senza escludere una mobilitazione generale di protesta nelle prossime settimane.

Anche Iorio e Picciano, ahimé, protestano! Non è difficile scorgere, però, nella loro protesta, come in quella di quasi tutto il centrodestra molisano, il tentativo di uscire dall’angolo della vergogna politica dopo aver sbandierato ai quattro venti, con la delibera CIPE, l’“appuntamento con la storia”, così come non è difficile considerare la loro protesta alla stregua di una imbarazzante e strumentale sortita elettoralistica. Sembra che loro non c’entrino nulla con ciò che sta accadendo a Roma, come nel Bilancio Regionale e nel tessuto economico e sociale dei molisani per i contraccolpi che subiscono a causa delle loro irresponsabili azioni politiche. La questione urgente che va affrontata, ovviamente prevedendo la riapertura immediata dell’attività consiliare, riguarda, per dirla con Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, la parte “più spettacolare della manovra”: la riduzione, cioè, dei consiglieri regionali da 30 a 20 unità e gli adempimenti legislativi connessi e conseguenti. C’è anche la questione legata alla soppressione di Province e Comuni che mette a rischio l’autonomia regionale, ma per tempi e per valenza democratica, è opportuno che sia il nuovo consiglio ad occuparsene, lasciando al dibattito estivo le esternazioni, in verità molto estemporanee e contraddittorie, specie di chi balla indifferentemente tra Marca Adriatica e Molisannio, nessuno escluso.

Il movimento “Cambiamo il Molise” condivide la decisione di ridurre i consiglieri, come previsto peraltro nel proprio programma integrativo e ritiene che, per svolgere le prossime elezioni nella totale legalità e trasparenza, occorre indifferibilmente, entro le scadenze previste dalle normative vigenti che regolano il procedimento elettorale, procedere alla nuova definizione delle liste provinciali, alla eliminazione del listino del “gratta e vinci”, alla riconferma del sistema proporzionale e della preferenza unica. Il consiglio regionale, nella sua sovranità e in armonia con la Costituzione, dovrà assumere queste decisioni nella più ampia e auspicabilmente unanime condivisione. In caso contrario, si ritroverà colpevole due volte: in primis per non aver legiferato in materia a distanza di 10 anni; in secondo luogo esponendo sé stesso a impugnative di livello giurisdizionale che, più che mettere a rischio la propria esistenza, procurerà per davvero un colpo mortale a questa regione.

Nicola D’Ascanio Campobasso

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4 Commenti

  1. non percorribile
    Il Presidente D’Ascanio pare condividere la riduzione dei consiglieri regionali da 30 a 20 unità, così come emerge dalla lettura dell’articolo, in realtà questa proposta sarebbe estremamente pericolosa. Il consiglio regionale, infatti, secondo la costituzione vigente, ha potestà legislativa quasi in tutto, rimanendo solo poche competenze al parlamento, oltre ai principi fondamentali e le leggi generali. Il che significa che un parlamentino di 20 signori avrebbe il potere di legiferare sulle condizioni di vita di un’intera regione. Un direttorio con immensi poteri, e sicuramente, con scarsissime competenze tecnico giuridiche, nonché approssimative competenze politico culturali, come quelle messe in mostra dagli attuali consiglieri, come sa bene D’Ascanio perchè, non pochi ricorsi al TAR gli sono stati favorevoli.
    Ora qual’è il problema. Non certo quello di aumentare il numero degli attuali consiglieri, che sono anch’essi pochi per gli impegni legislativi cui devono adempiere, ma quello che di accorpare il Molise per formare una macro regione, con un parlamento regionale che sia degno di questo nome, ovvero che abbia un numero idoneo di consiglieri da non mettere in discussione la sua funzionalità, il che significa la tenuta democratica del territorio.
    Questo ritengo sia il modo corretto di ragionare, e non proponendo la superficiale e semplicistica riduzione, sic et simpliciter del numero dei consiglieri attuali.

  2. ma come è possibile…
    ma come è possibile pensare che un “parlamentino di venti persone” non abbia la capacità di legiferare sulle “condizioni di vita” dell'”immenso Molise”? Gentile Maria, sai che il “parlamentino” degli USA è composto da 435 persone che legiferano per conto di 310 milioni di abitanti?

  3. sono d’accordo con Maria
    basta frequentare il consiglio regionale per un po’ per rendersene conto. Lo sa cosa accade quando si legifera nel molise. La giunta propone un testo. Il consiglio discute. Fuori dalla porte si ammassano gli interessati a quella legge. Ogni tanto esce un assessore con una carta in mano. Vi va bene questo emendamento? la platea legge, corregge qualche virgola. L’assessore ritorna in aula. Si vota, è fatta. Dopo un po’ esce un consigliere che va vicino ad un altro gruppo. Anche lui ha una cartuccella in mano. Discutono animatamente. Alla fine si trova un accordo su un altro emendamento.Il tira e molla prosegue per tutti gli articoli i commi e i sottocommi. Alla fine l’aula vota. La legge è promulgata.
    Allora io mi chiedo. E’ un parlamento questo?
    Un gruppo di venti persone è facilmente condizionabile da interessi particolari. Non darebbe garanzie democratiche. Neanche io vorrei che il mio destino e quello della mia famiglia fosse regolato da un numero così ristretto di persone.

  4. perchè non uno solo
    limitare la rappresentatività democratica è sempre un rischio. Già molto spesso hanno chiuso i parlamenti o li hanno messi in condizione di non contar nulla. 20 consiglieri per una regione sarebbero inferiori al numero di consiglieri per il comune di termoli. Meno del consiglio di istituto di una scuola. Meno di un consiglio condominiale. Meglio chiudere il Molise. Ci vuole il numero che garantisca la rappresentatività democratica, magari pagandoli meno, ma ci devono essere.