COLLETORTO _ Il 10 giugno di ogni anno Colletorto è in festa per la memoria del martire Teodoro (letteralmente significa dono di Dio). Ricordare i martiri è memoria di quella fede che va oltre, che sa leggere ingiustizia e sofferenza nell’ottica del vangelo. Così non dobbiamo mai dimenticarci che la chiesa è cresciuta dalla testimonianza dei martiri. La fioritura del cristianesimo nel primo millennio si verifica non grazie a Costantino, bensì grazie alla seminagione dei martiri. Nei secoli della cristianità i martiri sono ancora presenti agli estremi confini del mondo cristiano, e comunque rari nella chiesa occidentale, perché la morte in odium fidei è diventata quasi impossibile: chi odia la fede cristiana tra i potenti di un mondo cristiano?

Dopo i martiri delle persecuzioni romane e quelli dell’evangelizzazione dei germani, dopo che il capetingio Roberto il Pio (+ 1031) avrà condannato per eresia e fatto bruciare vivi dodici canonici della cattedrale di Orléans, iniziando la storia dei roghi nella cristianità del secondo millennio, il martirio tornerà realtà concreta con Thomas Becket (+1170), ma proprio la rarità dell’evento procurerà un’enorme impressione e una perenne memoria nella cristianità.

Nella nostra epoca, sballottata tra le onde dell’incredulità e dell’individualismo i martiri sono ritornati: abbiamo assistito e assistiamo a una nuova ondata di martiri quale non si era registrata a partire dal 4° secolo, che avviene, occorre confessarlo, in una grande trasparenza, senza ambiguità del segno. Il martirio ha di nuovo oggi la sua epifania tramite testimoni eloquenti, conosciuti, ma anche tramite “militi ignoti della grande causa di Dio”. Sì, “al termine del secondo millennio la chiesa è diventata nuovamente chiesa di martiri, e la testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento di sangue è diventata patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti…” (Giovanni Paolo II).

La chiesa madre di Colletorto sin dal 1779 venera il corpo del martire Teodoro, successivamente per la benignità dei papi la comunità ha aggiunto la devozione dei martiri S.Vittorina, Clementina e Gioconda. I corpi dei martiri sono stati traslati dalle catacombe romane, così attraverso documenti d’archivio sappiamo che il corpo di S.Teodoro è stato estratto dal cimitero di S.Ciriaco, S.Clementina dal cimitero di S.Ipplito, S.Gioconda dal cimitero di S.Callisto e S.Vittorina dal cimitero di S.Calepodio sulla via Aurelia a Roma.

Le reliquie di questi martiri cristiani propongono oggi un rinnovamento della fede se è vero che il martire è l’uomo per gli altri, semplice testimone di Cristo in mezzo ai suoi fratelli come troviamo scritto sulla lapide della tomba di Dietrich Bonhoeffer. Allora la festa non è solo uscire dal quotidiano, ma diventa ricordo di fede viva che nasce dall’eloquenza dell’amore che incontra la croce. Il martirio è dunque, ieri come oggi, eloquentia fidei, ma anche eloquentia caritatis, eloquentia spei, capace di interpellare l’uomo di oggi.

Da uno scritto del 1800 (Archivio parrocchiale di Colletorto)

I sacri corpi di S.Teodoro, S.Vittorino (nome proprio) e di Santa Clementina e di Santa Gioconda martiri si rinvennero nella santa città di Roma. Quello di S.Teodoro nel territorio di S.Ciriaco martire sotto il pontificato di Pio VI e fu traslato in questa matrice chiesa di S.Giovanni Battista del comune di Colletorto nel dì nove del mese di maggio dell’anno 1779, in giorno di domenica, verso le ore venti con gran divozione e pompa e gran concorso di popolo di paesi limitrofi, i quali ricevettero da Dio ad intercessione del santo molte grazie come attestano i seniori di questo comune, che furono testimoni oculari, additandoci i voti che pendevano in detta chiesa in memoria delle grazie e dei miracoli ricevuti. Quello di S.Vittorino nel cimitero di san Calepodio (sulla via Aurelia) nel dì 28 del mese di febbraio dell’anno 1811 sotto il pontificato di Pio VII.

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