CAMPOBASSO – Ieri mattina presso la Fondazione Giovanni Paolo II si è tenuto un incontro tra le OOSS e la dirigenza della Fondazione a seguito dell’invio alle stesse organizzazioni sindacali di una ipotesi di accordo finalizzata alla revoca dei licenziamenti avviati dalla struttura sanitaria. Per vero la formalizzazione dell’ipotesi di accordo e il rinvio della riunione del 20 agosto è frutto di una precisa richiesta delle OOSS formulata già nella precedente riunione dello scorso 09 agosto. In entrambe le occasioni le OOSS hanno sempre ribadito di ritenere irricevibile ogni tentativo della Fondazione di vanificare la volontà negoziale già perfezionatasi, a seguito di procedura referendaria, espletata durante il mese di maggio 2013.

Pretestuosa è sempre stata la posizione della Fondazione che ha inviato le lettere di licenziamento ritenendo non vincolante l’accordo perché, a suo dire, subordinato ad un presunto assenso della Regione Molise. Senza considerare che la Regione Molise nella persona del Presidente Di Laura Frattura aveva certamente condiviso la scelta delle parti sociali trasfusa nell’accordo del 29/04/2013 comunque non è dato comprendere in cosa doveva consistere l’avallo dell’Istituzione Regionale, peraltro terza rispetto alle parti firmatarie dell’accordo. Nel tentativo estremo di salvaguardare i livelli occupazionali, le OOSS pur ribadendo la vincolatività dell’accordo si erano rese disponibili al dialogo con la Fondazione ma mai avrebbero potuto immaginare che ciò si potesse tradurre nella sostanziale presa d’atto di una posizione unilaterale priva di fondamento alcuno. La proposta della Fondazione sostanzialmente pone i lavoratori e le OOSS di fronte alla sola possibilità di accettare un contributo a fondo perduto dell’8,88% per due anni prorogabile di un’ulteriore annualità.

La proposta, certamente articolata anche sotto altri e diversi profili, comunque irricevibile, costituisce per la Fondazione l’unica alternativa ai licenziamenti. Nessun cenno e nessuna valutazione circa la concreta possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali in deroga, nessuna reale proposta di confronto, nessuna valutazione congiunta circa la fattibilità di intervenire per salvaguardare i livelli occupazionali. Ovvio che questa posizione aziendale non può che essere respinta al mittente. I sindacati ed i lavoratori non hanno alcuna intenzione di mostrare comprensione per un datore di lavoro che pare non si sia ancora reso conto che il rischio di impresa non può certo ricadere sui lavoratori. Nel condannare con forza quest’atteggiamento datoriale, le OOSS ritengono che sino ad oggi le quarantacinque lettere di licenziamento siano state utilizzate come fonte di ricatto per ottenere un dumping contrattuale privando i lavoratori di una parte della retribuzione pur in presenza di altre alternative accettabili. Ciò non solo non fa onore alla fondazione ma offende il territorio entro il quale essa opera. La crisi economica non può e non deve essere strumento per mortificare la dignità del lavoro.

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