GolettaVerdeTermoli2018
La conferenza stampa di questa mattina (Diretta Video)
TERMOLI – Oltre al tradizionale prelievo nei pressi della foce del fiume Biferno, che ha confermato una situazione invariata rispetto agli anni scorsi a causa della presenza di scarichi non depurati o illegali, risultando “fortemente inquinato”, i tecnici di Goletta Verde hanno campionato tre punti in provincia di Campobasso, di cui due con valori oltre i limiti di legge: la spiaggia Fronte Rio Vivo e la foce del canale presso la rotatoria lungomare Cristoforo Colombo. Sono questi i casi messi sotto accusa da Legambiente nei confronti dei quali saranno presentati degli esposti, al fine di superare le cronicità che in Molise vanno avanti da troppi anni. 

È questo in sintesi l’esito del monitoraggio svolto lungo le coste molisane dall’equipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane (realizzata anche grazie al sostegno del CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e dei partner Novamont e Ricrea (Consorzio nazionale riciclo e recupero imballaggi acciaio), presentata questa mattina in conferenza stampa a Termoli da Manuela Cardarelli, presidente Legambiente Molise, e Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde.

“Il monitoraggio di Goletta Verde non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali per porre rimedio all’inquinamento dei nostri mari – dichiara Manuela Cardarelli, presidente Legambiente Molise – Il problema della cattiva depurazione purtroppo rappresenta un costo elevato per le tasche degli ignari cittadini, visto che il nostro Paese è stato condannato a pagare all’Ue una multa da 25 milioni di euro, più ulteriori 30 milioni ogni sei mesi finché non si metterà in regola. Soldi che si sarebbero potuti spendere diversamente, per esempio per aprire nuovi cantieri per la depurazione e realizzare sistemi efficienti e moderni, creando nuovi posti di lavoro. Ecco perché è necessario, oltre che indagare per capire le cause che compromettono lo stato di salute delle nostre acque, anche agire concretamente. A tal proposito, abbiamo deciso di avviare un’azione giuridica presentando gli esposti alle autorità competenti, secondo quanto previsto dalla legge sugli ecoreati”.

Purtroppo oltre ad essere un Paese profondamente segnato dalla mala depurazione, soprattutto nelle località costiere dove gli impianti, qualora presenti, sono sottodimensionati per sopportare il carico di liquami prodotti e scaricano in mare i liquidi fognari con conseguenze serissime in termini di contaminazione delle acque, il nostro territorio è assediato pure dai rifiuti plastici che finiscono in mare, dal cemento abusivo che non viene demolito, e dall’insensata corsa alle trivellazioni petrolifere al largo delle nostre coste. 
In particolare in Molise le fonti fossili coprono il 63,4% dei consumi totali regionali (Simeri GSE, 2015), contro il 36,6% da fonti rinnovabili. La produzione di petrolio, nel 2017, è stata pari a 170 mila tonnellate, il 4,1% della produzione nazionale, mentre quella di gas è stata di 72,6 milioni di Smc, pari a circa l’1,3% della produzione nazionale che, stando agli attuali consumi, coprirebbe lo 0,3% del fabbisogno del nostro Paese attraverso la produzione di olio e lo 0,1% con quella di gas. Numeri certamente poco incidenti ma che nei territori e nei mari interessati dai progetti di trivellazione portano a rischi ambientali importanti. 

“Il cambio di rotta verso un futuro 100% rinnovabile rimarrà complesso e difficile se il nuovo Governo non si impegnerà con urgenza ad eliminare tutti i vantaggi di cui godono nel nostro Paese le compagnie petrolifere – dichiara Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde – Basti pensare che dal 2010 al 2017 le concessioni produttive di greggio in Molise hanno estratto in totale circa 1,5 milioni di tonnellate di greggio, di cui circa 472 mila (31,5%) sono risultate esenti dal pagamento delle royalties. Regali che rendono i nostri territori e i nostri mari un vero e proprio Texas petrolifero, dove gli interessi nel proseguimento alle attività petrolifere non si sono mai fermate. Sono almeno 5 le compagnie che hanno fatto richiesta di ricerca e prospezione per nuove aree, per 2.918,7 kmq per la terra ferma e 14.429,7 kmq in mare. Si tratta di numeri, raccontati nel dossier di Legambiente “No Oil, Molise” che tracciano bene non solo il ruolo, oggi ancora determinante delle fonti fossili anche a causa di politiche mancanti di sviluppo di un nuovo sistema energetico innovativo e rinnovabile, ma anche come le produzioni siano in costante riduzione da anni. Scegliere di continuare a produrre gas e petrolio non solo mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi climatici, ma anche quelli di sviluppo locale della Regione Molise, costretta a subire l’arroganza delle compagnie, ma anche la poca lungimiranza e la mancanza di coraggio dei Governi, che invece di investire su un nuovo modello energetico, continuano a supportare lo sviluppo di politiche energetiche dipendenti”. 
Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde

Il monitoraggio di Goletta Verde (eseguito dalla squadra di tecnici di Legambiente il 24 luglio 2018) prende in considerazione il campionamento dei punti critici che vengono principalmente scelti in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati non solo dai circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Per questo vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d’acqua arrivano in mare. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.
Sui tre punti monitorati in Molise, in provincia di Campobasso, due sono stati giudicati fortemente inquinanti, a Termoli, in località Baia a sud di Termoli, nella spiaggia Fronte Rio Vivo, e sul Litorale Nord, alla foce canale presso rotatoria lungomare Cristoforo Colombo, dove peraltro i tecnici hanno constatato l’assenza del cartello col divieto di balneazione e di quello informativo sulla qualità delle acque, obbligatorio da anni per i comuni. Entro i limiti, invece, i risultati del campionamento effettuato sulla spiaggia lungomare Cristoforo Colombo a Termoli. 

Anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo dal 1984 anni, il CONOU garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale: lo scorso anno in Molise il Consorzio ha recuperato 467 tonnellate di questo rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 98% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. “La difesa dell’ambiente e in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del CONOU, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio non solo evita una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”. 
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