TERMOLI – Un segnale importante della complessità della storia europea contemporanea lo dà la scelta di Boris Johnson, che ha chiuso il Parlamento inglese fino al 14 ottobre, per imbavagliare in questo modo le opposizioni alla hard Brexit. C’è un parte della politica e dell’opinione pubblica inglese che approva l’operato di questo leader conservatore. È quella parte che non si è accorta, come è invece ben chiaro ai Londinesi, che il mondo è cambiato e che la “Grande Bretagna” non è più un impero coloniale.
Questa parte del paese ritiene che l’isolamento e i dazi possano essere la soluzione a tutti i problemi, soprattutto economici e sociali. Che non sia affatto così lo vedranno presto. Lo avrebbero visto presto anche gli Italiani se il perverso disegno di un certo ministro di conferirsi “pieni poteri” fosse andato in porto. Questo progetto è naufragato non per colpa degli altri, ma per l’ipertrofia dell’ego smisurato di Salvini, che ha dimostrato, anche nel suo discorso al Senato del 22 agosto, fatto di frasi fatte e slogan ripetuti fino alla noia, di essere in fondo un politico mediocre.
Nella sua lettera a Nicola Zingaretti e a Paolo Gentiloni, Carlo Calenda ha ragione su tutto, ma commette un grave errore di valutazione. Egli si illude che il grosso del paese si sia disintossicato dagli effetti che la rabbia, sapientemente gestita come fenomeno di distrazione di massa, ha prodotto negli Italiani. Ed infatti li vediamo oggi divisi nei due grandi schieramenti dell’astensionismo fiacco e dell’iperattivismo rabbioso. Entrambi, ahimè, terribilmente sterili e perniciosi.
C è uno stato di malessere generale, che ha bisogno di tempo per decantare. Serve il tempo per recuperare la lucidità persa con l’odio seminato come una volta si seminava il grano: a spaglio. Pensavamo che potesse prodursi un fenomeno politico-mediatico come il Papeete? Eppure si è prodotto e mi pare sia sfuggita ai più l’enormità dell’offesa di un ministro dell’Interno “desnudo” che lancia l’Inno nazionale su un palco di esaltati e lo offre in pasto a danze dionisiache, al triste mercimonio del corpo femminile. Una cosa così nella storia d’Italia io non la ricordo. Forse Nerone? Forse Caligola? Non mi pare.
Torniamo presenti a noi stessi e torniamo al presente. Il governo di “garanzia” che PD e M5S si apprestano a costruire solleva mille dubbi. Sembra anch’esso un’enormità. Ma va ricordato che tantissimi tra gli elettori e tra gli eletti dei due PARTITI vedono nella questione morale e nell’equità sociale il fondamento dell’agire politico, l’obiettivo di ogni governo democratico. Un tratto comune non di poco conto.
La nascita del governo giallo rosso (gli stessi colori di TERMOLI) è un esperimento politico interessante anche per gli osservatori internazionali: dimostra a mio giudizio che i populismi si combattono soprattutto con il buon senso, la ragione di stato e il compromesso. Uso quest’ultima parola nel suo senso letterale: mettere insieme le cose per farle andare avanti, per progredire, per raggiungere uno scopo, un risultato favorevole.
In parte già raggiunto oggi, al Quirinale.
Maria Chimisso
Commissario Circolo PD TERMOLI