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TERMOLI _ Anche negli stati liberali l’intervento pubblico nei momenti di crisi economica ha sempre rappresentato una risposta di sistema logica e necessaria. E questo è sempre stato ancor più valido quando con intelligenza si è intervenuti più che con il sostegno finanziario con gli investimenti infrastrutturali nelle grandi opere. Esse hanno infatti di per sé un valore di stimolo immediato all’economia, ma rappresentano anche un grande investimento di medio e lungo termine che ha sempre ritorni positivi. L’appalto delle grandi opere già in altri momenti della storia d’Italia ha rappresentato un toccasana per l’economia del paese. Basti pensare alla ricostruzione del dopoguerra ed ai grandi lavori infrastrutturali che hanno accompagnato la crescita straordinaria dell’Italia che, negli anni del boom economico, segnava un PIL a due cifre. Una progressione che ha collocato di diritto l’Italia tra le maggiori potenze economiche mondiali.

Oggi uno dei rimedi per questa grave crisi del sistema economico mondiale torna ad essere l’attivazione di cantieri importanti che, riattivando il mondo del lavoro, dotano la nazione di un nuovo e più efficiente livello di infrastrutture.

La notizia di questi ultimi giorni relativa all’approvazione da parte del CIPE del finanziamento necessario alla realizzazione dell’asse autostradale Termoli – San Vittore, insieme ad altre dieci arterie sul territorio nazionale, si colloca in questo disegno del governo Berlusconi di rivitalizzare l’economia nazionale. Il riconoscimento strategico di una arteria di collegamento Est-Ovest che attraversi l’Italia centrale e colleghi i due assi Nord-Sud del versante adriatico e tirrenico per mezzo del Molise rappresenta un’ occasione storica per la nostra regione. Tutto questo, invece di confortare e rinsaldare gli animi, torna a fomentare una discussione sterile e spesso strumentale. Strumentale quando ci si affanna a voler riportare a risultati esclusivamente personali  quelli dovuti ad uno sforzo comune di proposta progettuale, che ha bisogno di tutti i livelli politici ed amministrativi per poter giungere a compimento, da quello europeo, a quello nazionale, a quello regionale e delle comunità locali. Strumentale quando da parte di alcuni vogliono ricercarsi, quasi con una sottile e masochistica soddisfazione, appigli per sminuire o ancor più screditare il risultato.

Chiedendo venia per le personalità politiche che andiamo a scomodare con questo esempio, ricordiamo che nei momenti storicamente rilevanti della vita nazionale, leader come Berlinguer seppero trovare gli elementi per un’azione comune. Erano i tempi di una Italia dilaniata dal terrorismo e dai postumi della crisi petrolifera, ma era anche un’Italia che sul dialogo trovò i presupposti per vincere. Oggi purtroppo seppur con sfaccettature diverse viviamo una delle emergenza economiche peggiori con una leadership a sinistra che a Berlinguer sostituisce Franceschini e a livello regionale ci offre Petraroia, esempi di linguaggi ed azioni del “no, sempre e comunque”. Nel rispetto dei ruoli e delle importanti responsabilità che l’essere eletto comporta, ci sentiamo di invitare Franceschini a livello nazionale come Petraroia a livello regionale a stemperare il livore ed a considerare che opposizione non significa negare il dialogo e le visioni comuni, almeno sulle questioni fondamentali.

Dialogo e programmazione collettiva va invocata anche per altre questioni, quelle che possono significare occasioni di rilancio economico, mi riferisco alle progettualità europee rientranti nei Programmi PISU e PIT . Si tratta di fondi disponibili, gestiti dai Comuni o loro aggregazioni che se impegnati con una mentalità campanilistica e di corto profilo rischiano di stemperare i benefici. Anche in questo caso, amministrazioni di destra e di sinistra potrebbero svolgere meglio il proprio compito guardando oltre gli interessi di parte e diventando tassello di progetti interconnessi, frutto di visioni più collettive e soprattutto più lungimiranti.

Per questo condividiamo il recente richiamo fatto dall’Assessore Regionale alla Programmazione ad una maggiore responsabilità di tutti gli amministratori, anche perchè i flussi di finanziamento esistenti oggi restano una delle poche occasioni di rilancio dell’economia ma guai a gestirli senza guardarsi intorno. Potremmo non avere altre occasioni.

 

Alberto MONTANO

Vice-Segretario Politico Nazionale

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