MetereNemoTERMOLI – Non c’è nulla da fare: quando la cultura e l’arte in genere si mettono nelle mani di gente incompetente… non ci resta che piangere”  e, forse, che era meglio quando si stava peggio”. È mai possibile che dobbiamo rimpiangere i tempi in cui un’accorta Democrazia Cristiana valorizzava l’arte a Termoli mediante sindaci che non lesinavano l’apporto di artisti locali? Mi riferisco, in particolare, al nostro termolese più illustre: il Maestro Achille Pace.
Nel 1955, insieme a Giulio Carlo Argan riusciva ad utilizzare la chiesa sconsacrata di Piazza S. Antonio, come Galleria Civica  D’Arte Contemporanea. E’ qui che da allora si avvicendarono i più grandi artisti di fama internazionale, da Burri a Fontana, a Schifano, Accardi, Dorazio e tanti altri il cui elenco sarebbe troppo lungo scrivere.

Oltre sessanta anni di “passione”, nel curare, catalogare, ricercare, coinvolgere artisti che potessero dare al “suo” paese un minimo di riconoscibilità e credibilità nel panorama dell’arte. Molti partecipanti donavano le opere al Comune in cambio della loro visibilità o per amicizia nei suoi confronti. Fu così che molti capolavori, rimasero a Termoli; ma per incuria, ancora oggi, giacciono nelle cantine,  nei sottoscala o nei sottotetti anche della sede municipale. Alcuni furono esposti in uno spazio, “malamente riadattato” e ricavato al primo piano di quel brutto edificio del Mercato del Pesce; molto più simile, come scritto in altre occasioni,  ai loculi di un cimitero che a sede per  mostra di quadri. Ma a parte questo aspetto estetico esterno, l’immobile è risultato del tutto inidoneo, per carenza di un apposito sistema tecnologico atto alla conservazione delle opere.
MetereNemoProphetaPjpgIntanto gli spazi della Galleria Civica continuavano a vivere ancora gli anni della loro gloria protette dall’amorevole interessamento del maestro Pace. Fino al giorno in cui gli addetti alla cultura del Comune sempre alla ricerca di spazi dove collocare le opere – non decisero di fare le nuove esposizioni altrove. 
In precedenza, l’ex sindaco Basso Di Brino, durante il suo mandato, aveva fatto costruire ex novo, in Via Cina, un modernissimo Auditorium, molto colorato…fantasmagorico! Per una serie di motivi di carattere tecnico e carenze d’impermeabilizzazione, la struttura, ancora prima di essere inaugurata, presentava dei problemi che creavano uno stato di non agibilità. Battezzato, per l’occasione,   Macte (che sta per Museo di Arte Contemporanea Termolese), esso,   nell’edizione del Sessantesimo Premio Termoli,  ha sostituito la vecchia Galleria Civica. Obbiettivamente, è come  voler mettere la carne vicino al pesce in una macelleria: avrà il sapore del pesce e viceversa! O forse, che i quadri e le sculture, per stare in un ambiente idoneo, abbisognano di… ascoltare la musica o i discorsi dei politici? Mah!
 
A parte gli scherzi…ma qui mi sembra proprio di stare   su scherzi a parte! E’ paradossale! Può un edificio progettato per una funzione specifica legata alla ricezione di suoni soddisfarne una legata all’arte pittorica? Il rischio è  forte! Il Macte potrebbe fare la fine della Galleria di Corso Umberto I dove il pur bravo sovrintendente architetto Bruno Biondi per anni si è prodigato a custodire  con amore e passione una raccolta di quadri famosi posti in uno spazio non idoneo; solo di recente è riuscito a restaurarne alcuni.
Dulcis in fundo, il Maestro prof. Achille Pace Direttore e Sovrintendente onorario della Galleria Civica (con delibera comunale resa esecutiva il 9 agosto del 1977), Sovrintendente Onorario e titolare della Cattedra di Pittura dell’Istituto d’Arte di Roma, fondatore nel 1962 del Gruppo Uno (fondamentale per le Avanguardie Artistiche del post-informale)  insieme ad Uncini, Biggi, Carrino, Frascà e Santoro, pittore di fama esso stesso – si è trovato inopinatamente escluso dall’organizzazione del sessantesimo anniversario del Premio Termoli!
Senza giustificazioni, senza motivo. Semplicemente: ignorato! 
In una dichiarazione rilasciata alla stampa locale, Pace afferma che…” il Delegato alla Cultura del Comune, nella persona del responsabile  informatico, mi ha comunicato che il 20 febbraio 2016 ci sarebbe stata l’inaugurazione del “Sessantesimo Premio Termoli”…evitando di chiarirmi che la mia persona non sarebbe stata a nessun titolo coinvolta”. 
Ad organizzare l’evento è stata chiamata una certa signora Daneri di Milano. Non vogliamo entrare nel merito o nei “meriti” dell’interessata, né sapere chi essa sia. Fatto sta che l’apporto di uno dei pochi artisti termolesi famosi in campo internazionale, studiato anche sui libri di Storia dell’Arte, viene ignobilmente snobbato! 
Perché? 
Ancora una volta vale il triste assioma: 
“NEMO PROPHETA IN PATRIA”
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Saverio Metere
Saverio Metere è nato a Termoli il 23 settembre del 1942. Vive e lavora a Milano dove esercita la professione di architetto libero professionista. Sposato con Lalla Porta. Ha tre figli: Giuseppe, Alessandro, Lisa. Esperienze letterarie. Oltre ad interventi su libri e quotidiani, ha effettuato le seguenti pubblicazioni: Anno 1982: Lundane da mazze du Castille, Prima raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1988: I cinque cantori della nostra terra, Poeti in vernacolo termolese; anno 1989: LUNDANANZE, Seconda raccolta di poesie in vernacolo termolese; anno 1993 da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume primo); anno 1995: da Letteratura dialettale molisana (antologia e saggi estetici–volume secondo); anno 2000: I poeti in vernacolo termolese; anno 2003 (volume unico): Matizje, Terza raccolta di poesie in vernacolo termolese e Specciamece ca stá arrevanne Sgarbe, Sceneggiatura di un atto unico in vernacolo termolese e in lingua; anno 2008: Matizje in the world, Traduzione della poesia “Matizje” nei dialetti regionali italiani e in 20 lingue estere, latino e greco.

1 commento

  1. Commento
    Perchè? Perchè, le persone di vera cultura danno fastidio e sono di intralcio a coloro che si atteggiano a sapienti tutto dire e tutto fare. Perchè lor signori non brillano di luce propria e troppo spesso nemmeno di luce riflessa. Loro sono bigi, proprio come certe giornate uggiose e buie in cui non è possibile intravedere nemmeno l’alone dell’ignoranza e dell’insulsaggine delle loro menti. Onore al MAESTRO PACE che tanto lustro ha dato e darà al Molise. Antonietta Siviero