COLLETORTO _ Il concilio Vaticano II ha sottolineato fortemente il ministero dei sacerdoti a quello della parola e dell’eucarestia. Nel decreto sui presbiteri l’eucarestia viene salutata come il bene spirituale di tutta la Chiesa. “Tutti i sacramenti – scrive il concilio – sono strettamente uniti alla sacra eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti, nella santissima eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra pasqua, lui il pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante dà vita agli uomini i quali sono in tal modo invitati e indotti a offrire assieme a lui se stessi, il proprio lavoro e tutte le cose create”. (PO, 5). La vita della Chiesa è legata strettamente all’eucarestia.

I padri del concilio hanno connesso l’eucarestia alla natura stessa della chiesa e quindi all’evangelizzazione: “l’eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione, cosicché i catecumeni sono introdotti a poco a poco a parteciparvi, e i fedeli, già segnati dal sacro battesimo e dalla confermazione, ricevendo l’eucaristia trovano il loro pieno inserimento nel corpo di Cristo” (PO, 5). Dell’importanza dell’Eucarestia fa testo il celebre adagio del teologo Henry de Lubac: la Chiesa fa l’eucarestia e l’eucarestia fa la chiesa. Il cuore dell’agire ecclesiale è proprio nel corpo dato e nel sangue versato, nelle specie eucaristiche del pane e del vino. Ecco perché disonorarle, profanarle costituisce una gravissima mancanza al corpo ecclesiale. Chi sta male oggi è tutta la Chiesa, in particolar modo la Chiesa diocesana: vescovo, preti e laici, tutti sentono la gravità di un atto di profondo sacrilegio.

Rubare le ostie, profanare il tabernacolo, costituisce un gravissimo oltraggio all’eucarestia. Il sacrilegio ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica: “è un peccato grave soprattutto quando commesso contro l’Eucaristia, poiché in questo sacramento ci è reso presente sostanzialmente il Corpo stesso di Cristo” (CCC, 2120). Chi ha attentato alle particole consacrate ha attentato a tutta la Chiesa commettendo quello che il codice di diritto canonico chiama grave delitto. Il codice che regola e disciplina della Chies al suo interno (codice di diritto canonico) ascrive nella sezione delitti contro la religione e l’unità della Chiesa la profanazione dell’eucarestia.

Il canone 1367 recita: “Chi profana le specie consacrate, oppure le asporta o le conserva a scopo sacrilego, incorre nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica; il chierico inoltre può essere punito con altra pena, non esclusa la dimissione dallo stato clericale” (CJC, 1367). Pertanto commette grave delitto di sacrilegio contro il Corpo e il Sangue di Cristo chi asporta e/o conserva le sacre Specie con fine sacrilego (osceno, superstizioso, empio) e chi, anche senza sottrarle dal tabernacolo, dall’ostensorio o dall’altare, ne fa oggetto di un qualsiasi atto esterno, volontario e grave di disprezzo. A colui che si fa colpevole di questo delitto è comminata, nella Chiesa latina, la pena della scomunica latae sententiae (cioè automatica) la cui assoluzione è riservata alla Santa Sede. Quello che è successo a Termoli nella chiesa di S.Timoteo e nella Cattedrale lo scorso 5 maggio, rattrista gravemente tutta la comunità credente. Il vescovo diocesano Mons. De Luca invita tutti i parroci e i fedeli laici ad un momento di adorazione durante le messe della domenica 13 maggio. La fede nell’eucarestia fa la Chiesa viva.

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