ISERNIA _ Dopo mesi di estenuante trattativa, è stata firmata la cessione dell’azienda tessile Ittierre al gruppo comasco Albisetti. Potrebbe essere una buona notizia, ma abbiamo buoni motivi per temere che invece quest’operazione possa rivelarsi l’ennesimo scorribanda da parte di aziende ciniche che arrivano nel Molise non per portare occupazione e ricchezza ma per depredare, prendere tutto quello che riescono ad arraffare e poi andarsene lasciandosi alle spalle terra bruciata. Noi dell’Italia dei valori, che abbiamo seguito la vicenda dell’Ittierre sin dal’inizio e ci siamo impegnati direttamente a fianco dei lavoratori promettiamo sin d’ora che non abbasseremo la guardia di un millimetro e continueremo a vigilare pronti a intervenire se ci accorgeremo che i nostri timori sono fondati e che siamo di fronte a una operazione che non aiuta il Molise ma affossa invece sempre di più l’economia di questa Regione.

La promessa di Albisetti è quella di rilanciare un’azienda che per l’economia del Molise aveva un’importanza enorme. L’Ittierre si occupa di alta moda, ha sede a Pettoranello del Molise e fino a un paio di anni fa dava lavoro direttamente a 834 persone e quasi altrettante erano occupate nell’indotto. L’Ittierre era in amministrazione straordinaria dai primi mesi del 2009, i commissari avevano annunciato circa 500 esuberi. Il gruppo Albisetti è entrato nelle trattative promettendo di fare il miracolo, cioè di evitare questa massa di licenziamenti che avrebbe messo in ginocchio centinaia di famiglie. Grazie a questo impegno ha ottenuto dalla Regione fortissimi aiuti: una fideiussione di 12 milioni di euro e l’impegno ad acquistare gli immobili della Ittierre.

In cambio, però, il miracolo non è arrivato. Albisetti si è impegnato a mantenere il posto di lavoro per 570 operai su 834, però non da subito. Per ora verranno impiegati solo 475 lavoratori. Altri 30 dovrebbero tornare al lavoro entro il prossimo settembre e altri 65 non si sa quando riprenderanno a lavorare. “Con la crescita dell’azienda” giurano i nuovi proprietari. Ma cosa succederà se la crescita non arriverà presto, se non ci sarà la capacità di trovare nuove commesse? I sospetti e i timori che abbiamo nascono da questo piano industriale, non da un nostro pregiudizio. Comprare un’azienda a condizioni facilitate per poi lasciare a casa di certo oltre 200 lavoratori e facendo solo promesse ad altri 100 è un giochetto classico, di trucchi del genere da quando è iniziata la crisi ne abbiamo visti anche troppi e si concludono sempre nella stessa maniera: con i lavoratori presi in giro, le Regioni saccheggiate e le aziende predatrici che ci guadagnano senza dare niente in cambio. Io e Maurizio Zipponi, responsabile del lavoro dell’Idv, avevamo proposto una diversa via d’uscita dalla crisi sia ai lavoratori che ai vertici dell’azienda.

 A partire dall’utilizzo della legge italiana che permette l’assunzione di tutti i lavoratori per applicare i contratti di solidarietà con evidenti vantaggi ai lavoratori che non sarebbero in cassa integrazione a zero ore ma anche per l’azienda in quanto questo strumento di protezione sociale costa meno di qualsiasi altro ammortizzatore. Avevamo messo in guardia dai rischi che si stavano correndo. Speriamo di avere torto. Speriamo che i nuovi proprietari di Ittierre facciano davvero quello che si sono impegnati a fare per rilanciare l’azienda e tutta l’area. Speriamo che i corsi che la Regione finanzierà per ricollocare i lavoratori che non saranno riassunti diano i loro frutti e nessuno resti senza lavoro e senza reddito. Lo speriamo, però vigileremo e, se non sarà così, saremo i primi a tornare in campo a fianco dei lavoratori del Molise.

On. Antonio Di Pietro Presidente nazionale Italia dei Valori

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1 commento

  1. Alle 4000 aziende dell’indotto e ai loro dipendenti chi ci pensa ?
    Buongiorno On. Di Pietro
    Sono uno dei tanti piccoli/medi imprenditori che vantano crediti nei confronti della Ittierre,
    è giusto tutelare i dipendenti diretti, ma alle aziende dell’indotto, alle nostre famiglie e ai nostri dipendenti non ci ha pensato nessuno, tantomeno a quelle aziende che hanno chiuso i battenti e/o si sono indebitate con le banche, con la sola colpa di avere servito e riverito la Ittierre.
    Che fine hanno fatto i nostri soldi ? Che fine faremo noi piccole/medie aziende che continuano a pagare le tasse allo stato Italiano senza ricevere il minimo aiuto ? In Italia rimarranno solo grandi aziende ? Dovremmo immigrare per lavorare ?
    Sono certo che lei On. Di Pietro sempre attento alla salvaguardia dei lavoratori, saprà darci risposte adeguate.
    Cordiali Saluti Ardusse Nigi