“Il rapporto fra racconto dell’evento e il racconto come evento sottolinea la funzione della memoria non come magazzino di fatti ma come matrice di significati” (Portelli)
TERMOLI – L’interesse per la cultura locale è in costante aumento anche se gli impegni per la sua conservazione e valorizzazione non sembrano ancora del tutto adeguati. La situazione, già difficile nel caso di territori ritenuti di primaria importanza, rischia di assumere caratteri di maggiore problematicità quando ci si occupa di territori e tradizioni definiti minori, sulla base di valutazioni spesso discutibili.
Il concetto di microstoria, pur nella molteplicità di significati che il termine contiene, è ormai riconosciuto e utilizzato per definire i confini delle storie locali mettendo in evidenza il fatto che queste non rappresentano una derivazione in scala ridotta della storia generale ma, piuttosto, ne costituiscono le basi per la costruzione di orizzonti più ampi.
Lo spazio della microstoria è l’unità (sociale, commerciale, funzionale…) culturalmente più o meno autonoma e costituisce un importante elemento di aggregazione di persone le cui vite sono interconnesse in una rete di profondi rapporti personali. La sola scala dimensionale dei “fatti” analizzati non può condizionare le raccolte e le elaborazioni delle informazioni. Si può studiare, infatti, una piccola realtà con la stessa serietà e accortezza che si riserverebbero a fenomeni più ampi evitando atteggiamenti campanilistici e fortemente riduttivi.
Se condotti bene gli studi locali possono svolgere il prezioso ruolo di strumento di documentazione e interpretazione di storie particolari e facilitare processi che vanno verso la comprensione di una storia totale.
Si può affermare che la valutazione dei livelli di civiltà di una Comunità possa essere definita e dimensionata anche sulla quantità e qualità degli studi locali che riesce a produrre. Questi presentano la singolare caratteristica di costituire affidabili punti di arrivo (provvisorio) e stimolo per nuovi studi perché basati su fonti che si rivelano spesso inesauribili.
Le storie del “vicino” (meglio definite “le storie del nonno”) si basano sull’analisi della vita quotidiana che anche nelle Comunità più piccole sono incredibilmente ricche. Uno degli spunti più interessanti di una ricerca basata sulle cronache locali e sulla memoria orale riguarda le dinamiche delle trasformazioni (nel bene e nel male) avvenute nel tempo, degli obbiettivi raggiunti e dei fallimenti subìti. Trasformazioni che riguardano fenomeni, spesso episodici (e forse in precedenza inosservati o mal valutati), possono rendersi evidenti grazie ad accorte indagini e diventare comprensibili grazie a corrette elaborazioni che possono attivare aggiornate e progressive prese di coscienza collettiva.
È certamente il caso di Termoli che si è sviluppata con più o meno accelerate ed evidenti trasformazioni quando le Comunità che vi abitavano sono diventate un po’ meno tradizionali, meno contadine e anche meno marinare.
Raccogliere con attenzione le tracce, organizzarle e riproporle in maniera chiara a chi è stato testimone di quegli anni e a chi non ne ha mai sentito parlare è opera meritevole perché stimola ricordi e curiosità altrimenti destinati a scomparire. È facile verificare come con sempre maggiore velocità si perdano tracce del vivere il mare sia come attività professionale specifica che come strumento per il tempo libero a causa di progressive alterazioni delle capacità di attrazione.
È proprio l’attenzione alla storia recente che può svolgere una funzione primaria per la (in)formazione dei giovani verso una piena e cosciente comprensione delle molteplici realtà dell’ambiente in cui vivono e nel quale vorranno continuare a vivere. La città e il suo mare costituiscono uno speciale archivio, frutto delle opere di chi ci ha preceduti e che con una serie di piccoli passi ha risolto i problemi di tante quotidianità.
Il bel libro di Nicola Troilo e Pierluigi Pranzitelli sulla Termoli balneare certamente potrà aiutare a capire come “l’Estate Termolese” sia giunta fino a oggi e aiutare a riflettere su come si possano programmare al meglio le future attività a vantaggio di uno dei settori, di forte impatto anche economico, che più caratterizzano la città.
Luigi Marino